Due anni e otto mesi di reclusione per Gianfranco Fini, cinque anni alla compagna Elisabetta Tulliani, sei per il fratello Giancarlo e cinque per il padre Sergio. E’ quanto deciso dai giudici del tribunale di Roma (quarta sezione penale, presidente Roberta Palmisano) nell’ambito del processo di primo grado per riciclaggio legato all’acquisto di un appartamento a Montecarlo. Condanne ridotte rispetto alla richiesta della procura di Roma. Nella requisitoria dello scorso 18 marzo i sostituti procuratori capitolini hanno chiesto otto anni per l’ex alleato politico di Silvio Berlusconi, nove per Elisabetta Tulliani, dieci per il fratello Giancarlo e cinque per il padre Sergio. Nella precedente udienza i giudici della quarta sezione del Tribunale di Roma avevano dichiarato la prescrizione per l’accusa di associazione a delinquere, essendo stata esclusa l’aggravante della transnazionalità.

Casa Montecarlo, Fini: “Non autorizzai vendita a Tulliani”

L’ex presidente della Camera è stato condannato per concorso morale in riciclaggio per aver autorizzato la vendita della casa di Montecarlo, lasciato in eredità ad An dalla contessa Colleoni. Dopo la sentenza, Fini ha sottolineato di non aver “autorizzato la vendita dell’abitazione di Montecarlo ad una società riconducibile a Giancarlo Tulliani. Quando ho dato l’ok non sapevo chi fosse l’acquirente”. Così come riporta l’agenzia Ansa, l’ex leader di Alleanza Nazionale commenta così la condanna a due anni e otto mesi: “Non sono deluso: non sono stato ritenuto responsabile di riciclaggio, evidentemente l’unica cosa che ha impedito di assolvermi è l’autorizzazione alla vendita dell’appartamento che è del tutto evidente non è stata da me autorizzata. Me ne vado più sereno di quello che si può pensare dopo 7 anni di processi. Ricordo a me stesso che per analoga vicenda una denuncia a mio carico fu archiviata dalla procura di Roma”.

Giustizia, Fini “Sia più sollecita, non è ben chiaro in cosa consista reato”

Sulla condanna che arriva a sette anni dall’apertura delle indagini e a sei dal rinvio a giudizio, Fini commenta: “È giusto avere fiducia nella giustizia, certo se fosse un po’ più sollecita. Dopo tanto parlare, dopo tante polemiche, tante accuse, tanta denigrazione da un punto di vista politico sono responsabile di cosa? Di aver autorizzato la vendita. Non mi è ben chiaro in cosa consista il reato“.

La vicenda della casa di Montecarlo

Secondo la ricostruzione dell’accusa, l’immobile di 45 metri quadri, lasciato in eredità dalla contessa Annamaria Colleoni ad Alleanza Nazionale nel 1999, sarebbe stato acquistato da Giancarlo Tulliani attraverso società off-shore dell’isola di Santa Lucia. Un’operazione effettuata nel 2008, per poco più di 300mila euro  e che con la vendita dell’immobile nel 2015 a un imprenditore svizzero fruttò un milione e 360mila dollari. Ne nacque una campagna mediatica aggressiva da parte dei giornali di destra, a partire da Il Giornale di Silvio Berlusconi a Libero e Panorama.

Il 25 settembre 2010 Fini dichiarò in un comunicato video che “se dovesse emergere che l’appartamento di Montecarlo appartiene a Giancarlo Tulliani lascerò la presidenza della Camera”. Un mese dopo la Procura di Roma annuncia che non risulta esserci nessuna frode nell’affare, e chiede l’archiviazione delle indagini su Gianfranco Fini dopo la denuncia presentata il 30 luglio precedente da Storace.

Secondo la tesi dei pm capitolini, il cognato di Fini avrebbe ricevuto i soldi necessari per l’acquisto della casa di Montecarlo da Rudolf Baetsen, un collaboratore dell’imprenditore del gioco d’azzardo Francesco Corallo, facendoli transitare su conti offshore. Per questo motivo viene indagato per riciclaggio dalla procura di Roma. Il 22 gennaio 2018 il procuratore aggiunto Michele Prestipino e il sostituto procuratore Barbara Sargenti chiedono il rinvio a giudizio di Fini per riciclaggio che viene accolto il 16 luglio seguente; insieme a lui andranno a processo Elisabetta Tulliani con il fratello e il padre oltre a Corallo.

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