Daniele Garozzo era pronto a partecipare alle Olimpiadi di Parigi 2024 per andare a caccia della terza medaglia. Ma sull’ex schermidore, specializzato nel fioretto, era piombato nei mesi scorsi male inatteso: “È arrivato il momento di annunciare il mio ritiro dall’attività agonistica”, aveva gelato tutti ad aprile – il mio cuore si è ‘infortunato'”. Un episodio che l’ha costretto a seguire solo da spettatore le gare dei suoi colleghi (e della sua fidanzata Alice Volpi, argento nel fioretto a squadre pochi giorni fa), ma anche a prestare particolare attenzione ai commenti della stampa.

Aldo Cazzullo contro gli schermidori di oggi: “Si vince meno, troppi bravi ragazzi, tutti laureati e di sinistra”

Tra tutti, quello di Aldo Cazzullo, sul Corriere delle Sera. Il giornalista commentando la spedizione azzurra della scherma in un articolo ‘di colore’, parte dall’atto finale di ogni atleta in pedana, l’urlo della vittoria una volta tolta la maschera: “Non è il grido del trionfatore, è il grido del sopravvissuto – scrive sminuendolo – non è felicità; è sollievo”. E poi continua con un ritratto degli atleti di oggi: “Gli schermidori hanno un po’ tutti del matto. Quelli che abbiamo adesso sono un po’ troppo dei bravi ragazzi, per questo vincono meno di una volta (…)”, analizzando anche le opportunità di andare a medaglia: “La buona notizia è che sono fortissimi. La cattiva è appunto che sono bravi ragazzi”. Ma il ritratto degli azzurri prosegue, arricchito anche con paragoni dal passato. Cazzullo ricorda infatti che gli eroi di una volta erano ragazzi cattivissimi, come lo spadista Paolo Milanoli, di cui si raccontano duelli al primo sangue, e Stefano Cerioni che fece collezione di medaglie olimpiche e di cartellini neri e che da ct sottoponeva le matricole a riti durissimi. Impetuoso dunque il paragone con quelli di oggi: “Ora sono tutti laureati, e la scherma si sta spostando a sinistra, come i Parioli”.

La risposta di Garozzo ad Aldo Cazzullo: “Essere bravi ragazzi non vuol dire essere deboli. La narrativa del guerriero è anacronistica”

La risposta di Garozzo, classe 1992, un oro e un bronzo alle Olimpiadi e laureato in medicina non si è fatta attendere. Ha preso la parola su Twitter ripostando l’editoriale e commentandolo: “Affermare che ‘essere cattivi’ porti alla vittoria sminuisce i successi di tanti atleti che, come me, hanno raggiunto i più alti traguardi grazie a impegno, sacrificio e una sana competitività”. Analizza la narrativa romantica del guerriero definendola come fuori luogo e anacronistica nello sport di oggi, e ricorda a Cazzullo che essere bravi ragazzi “non significa essere deboli o meno competitivi”, ma “avere la maturità di comprendere che il vero valore dello sport sta nel rispetto delle regole, degli avversari e di sé stessi”, concludendo infine  con una riflessione: “Invito tutti a pensare su ciò che veramente rende grande uno schermidore”.

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