“Non sono venuto qui per fare la statuina“, celebre e oramai scontato omaggio che l’artigiano di turno prepara per tutte le celebrità che arrivano a Napoli. E’ ancora:”Kvara e Di Lorenzo restano” anche se non sono contenti perché “chi non è contento lo farò stare al mio fianco tutti i giorni, mi darà una mano e insieme troveremo qualcosa da fare per divertirci”. E’ un Antonio Conte che commissaria tutti nella sua conferenza stampa, a Palazzo Reale, di presentazione da allenatore del Napoli. A partire dal presidente Aurelio De Laurentiis che per ingaggiarlo, oltre ai tre anni di contratto, ha accettato anche una serie di veti dell’ex allenatore di Juve e Inter dopo la devastante annata passata. “Prima di firmare ho chiesto una sola rassicurazione al presidente: quella che avrei deciso io chi sarebbe rimasto e chi magari poteva prendere altre strade”. Veti sulle cessioni di Kvara (con De Lauentiis che annuncia, tardivamente, di essere pronto al rinnovo con tanto di adeguamento lanciando una frecciata al Psg che “contra legem” fa offerte a chi è tesserato), Di Lorenzo, Lobotka, Anguissa, giocatori col “mal di pancia“. L’unica concessione riguarda Osimhen: “So benissimo la sua situazione, so che ci sono degli accordi pregressi he ho accettato senza problemi. Assisto e non posso negare che stiamo parlando di un attaccante eccezionale” così come “Lukaku, eccellente come il nigeriano, c’è solo da ammirarli quando giocano e sperare sempre di averli dalla propria parte”.

Faticare e ripartire dal dolore

Sarà un Napoli a immagine e somiglianza dell’allenatore pugliese, che deve lavorare (ribadito il suo slogan “amma faticà“, con tanto di magliette che già impazzano sul web), parlare poco tutti, “allenatore, club, giocatori” perché “oggi potremmo dire tante fesserie” soprattutto dopo l’ultima stagione. “Ha dato fastidio anche a me da esterno” quello “che è successo, immagino all’interno che tipo di voglia di rivalsa ci sia in tutti quanti”. Ma bisogna ripartire proprio da questo, da dolore vissuto lo scorso anno dopo la gioia e l’esaltazione precedente. “Scordiamoci il passato è giusto ma penso che il dolore ce lo dobbiamo portare un po’ dentro perché ci aiuterà quest’anno a fare quel qualcosa in più di cui noi abbiamo bisogno”. Poi ricorda, sia al presidente che ai giocatori, che “si vince e si perde tutti, nessuno deve scendere dal carro“.

Conte assicura che i “giocatori che faranno parte del progetto saranno al 200% giocatori del Napoli”. Precisa che “non c’è nessuna confusione ma chiarezza di idee. Sappiamo che dobbiamo fare e lo faremo. Di Lorenzo oltre ad essere un giocatore top, lo considero persona perbene, importante nello spogliatoio. Lo stesso dicasi anche per Kvara. Lo scorso anno – sottolinea –  è stata una stagione dove la frustrazione ha portato a situazioni che non erano limpide”.

Faccia incazzata

L’unica promessa fatta ai tifosi è quella di vedere una squadra sempre con “la faccia incazzata“, che “lavorerà molto” e che con grinta e determinazione colmerà il gap dalle grandi della serie A (e per grandi intende squadre con budget più alti per monte ingaggi). “Non posso promettere la vittoria” aggiunge Conte perché “sapete benissimo che alla fine ne vince solo una ma saremo competitivi”. Quella di Napoli “è una sfida che arriva nel momento giusto. Penso di essere un allenatore che ha maturato esperienze che mi portano oggi ad affrontare questa affascinante sfida con entusiasmo”. Entusiasmo e mai paura perché “per me è un piacere pur riconoscendo le difficoltà della sfida. Nessuno mi ha mai regalato nulla, ho sempre ottenuto tutto con fatica e sudore, così mi hanno sempre insegnato i miei genitori. Bisogna sempre avere voglia di lavorare e l’ossessione di migliorarsi altrimenti non andiamo da nessuna parta”.

Il mercato e il modulo

Sul mercato e sui nomi di Buongiorno, Marin e Lukaku, Conte si sbilancia poco (pur confermando che allenerebbe volentieri l’attaccante belga) ma ribadisce: “Faremo poche cose, mirate, affinché ci possano portare dei benefici. Il mio obiettivo è migliorare calciatori e so che posso contare su una buona base a Napoli. Ci saranno situazioni di entrata e uscita che cercheremo di fare nel migliore dei modi, rispettando sempre i nostri parametri”. Non ci sarà un modulo prestabilito nonostante l’ex allenatore di Chelsea e Tottenham ami il 3-5-2. “Dal punto di vista tattico ribadisco che le caratteristiche dei giocatori sono importanti, ma l’allenatore bravo è quello che mette giocatori nelle condizioni di esaltare proprie caratteristiche. Non andrò mai dietro numeri o mie esigenze, saremo molto duttili. Voglio però allenarli perché per ora li ho visti solo in televisioni, da vicino capirò tutto molto meglio”.

Da migliorare dopo il decimo posto dello scorso anno, seguito alla vittoria del terzo scudetto due anni fa con Spalletti, è l’equilibrio della squadra. Conte analizza: “Anno scorso Napoli ha preso 48 gol, decima peggior difesa del campionato. Il dato ancora più sconcertate è che noi abbiamo subito 27 gol in casa, la 15esima peggior difesa della serie A. Fuori casa eravamo la miglior quinta difesa della serie A. Bisogna ritrovare equilibrio, il troppo offensivo non porta da nessuna parte, così come il troppo difensivo”.

Kvara è raro

Conte riserva parole al miele per Kvara, addirittura interrompe la domanda di un giornalista che ipotizza l’eventuale addio ribandendo “rimane, sono stato categorico su questo”. Poi aggiunge: “E’ un giocatore che ha caratteristiche importanti, ce ne sono sempre di meno con queste caratteristiche, ecco perché non è un capriccio il volerlo trattenere”. Poi dal punto di vista tattico sottolinea: “Se lo tieni dentro al campo lui perde quella sua libertà mentale, è un giocatore che noi dobbiamo assecondare esaltando le sue caratteristiche”.

“Devono darmi tutto”

La prima scossa che darà al gruppo di giocatori sarà “l’esempio. Chi è a capo di un gruppo deve dare per primo l’esempio. Darò tutto per i miei calciatori, li proteggerà sempre poi però loro mi devono darmi tutto”.

Giochista o risultatista? Niente fumo, conta albo d’oro

Sul bel gioco espresso dal Napoli negli ultimi anni e su quello più concreto da parte sua, Conte è netto: “Giochista o risultatista io dove sono stato sono sempre entrato nel cuore della gente, quindi significa che hanno apprezzato il mio lavoro. Abbiamo fatto la storia e quanti ti giri dietro vedi i risultati” negli albi d’oro. “Perché – e spezza la solita retorica del calcio spettacolo fine a se stesso – alla fine non conta solo il fumo, il calcio oggi è coniugare il bello al risultato finale”.

L’unica promessa, che sembra anche un avvertimento, che si sente di fare a De Laurentiis è quella di “dirgli sempre quello che penso. Non cambierò il mio modo di essere, se è blu blu”. Infine strappa la standing ovation ai presenti in sala, non solo giornalisti ma anche autorità istituzionali, con parole d’orgoglio e di prestigio verso la maglia e la società partenopea: “Mi auguro che il Napoli venga visto non come squadra di passaggio ma come una meta, altrimenti continuiamo sempre a fare discorsi su discorsi. Un calciatore deve venire qui sapendo che è in una squadra che lotterà per vincere qualcosa di importante”.

Chiusura di De Laurentiis che rilancia: “Vi farà divertire per i prossimi 20 anni, se la salute me lo consentirà. Sapete perché? Perché sono indipendente”.

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Giornalista professionista, nato a Napoli il 28 luglio 1987, ho iniziato a scrivere di sport prima di passare, dal 2015, a occuparmi principalmente di cronaca. Laureato in Scienze della Comunicazione al Suor Orsola Benincasa, ho frequentato la scuola di giornalismo e, nel frattempo, collaborato con diverse testate. Dopo le esperienze a Sky Sport e Mediaset, sono passato a Retenews24 e poi a VocediNapoli.it. Dall'ottobre del 2019 collaboro con la redazione del Riformista.