La Francia gioca sé stessa, il suo profilo di grande paese democratico e “stabilizzatore” dell’Europa, lanciando i dadi il 30 giugno e poi il 7 luglio (primo e secondo turno). I francesi vivono comprensibilmente queste elezioni parlamentari come un appuntamento con la Storia, in un senso o nell’altro. Comunque vada a finire, il futuro del Paese appare complicatissimo, e vedremo perché. La grande protagonista è la destra, quella destra che per provenienza e cultura ha un carattere estremistico che nulla ha a che vedere con la destra tradizionale gollista (i Républicaines spaccati adesso sul da farsi). Emmanuel Macron spera che il popolo respingerà l’assalto di Marine Le Pen. Ha suonato la carica nel momento della sua massima difficoltà. La sinistra, da quella estrema a quella socialdemocratica, si è unita nel Nouveau Front Populaire, evocazione del mitico Fronte che nel 1936 sconfisse le destre in un’epoca in cui l’Europa era dominata dal Fascismo e dal nazismo.

La difficile previsione

Chi vincerà è impossibile prevederlo. Secondo analisi molto accurate, il Rassemblement National di Le Pen, che il 9 giugno ha preso il 32 per cento, deve molto il suo successo alla bassa affluenza, avendo saputo mobilitare il suo elettorato ben più di Macron ma non mostrando una irresistibile capacità di attrazione dei voti macroniani che a quanto sembra sono finiti di più a sinistra. Se il Front populaire saprà mobilitare i suoi elettori anche fuori dalle grandi città è possibile che conquisti il diritto ad andare al ballottaggio in molti collegi (che in tutto sono 577): ovviamente – questo è l’interrogativo di fondo – i voti di Macron sosterranno al secondo turno i candidati di sinistra, e viceversa? Teniamo conto che ci sono personaggi della sinistra insoumise con posizioni che per un liberale sono indigeribili, dall’economia alla politica estera. E tuttavia, per come si sono messe le cose, il presidente francese potrebbe chiedere ai cittadini espressamente di fare barrage contro Le Pen e i suoi alleati, tra i quali l’antisemita Eric Zemmour.

Le incognite enormi

La partita, questa è la sensazione, non è chiusa. Dopo il voto gli scenari sono comunque problematici. Se vince la destra del RN, il giovane Jordan Bardella guiderà un governo in perenne conflitto con il presidente, la famosa cohabitation. Se vinceranno sinistra e democratici sarà comunque un problema dar vita ad un governo stabile con un programma coerente. Per il momento contro Bardella, che è già un personaggio forte, la sinistra e i democratici non hanno neppure un candidato premier, e non è un handicap da poco. Sta salendo la stella del socialista democratico Raphäel Glucksmann ma gli elettori di Jean-Luc Mélenchon potrebbero mai appoggiare la sua politica, per esempio sull’Ucraina dove il primo è per l’incondizionato sostegno e il secondo è praticamente un putiniano? Le incognite sono enormi, compresa quella della salute politica del presidente. Emmanuel Macron tornerebbe al centro della scena solo se avrà vinto la scommessa. Altrimenti anche l’Eliseo potrebbe traballare da subito, schiudendo le sue porte a Marine Le Pen in elezioni presidenziali anticipate.