È che non se ne è mai andato via. Anche perché poi uno come lui, uno come Paolo Gentiloni – che mastica politica dai tempi di Nuova Ecologia – semplicemente non potrà mai fare il pensionato. Neanche ora che siamo allo scadere del suo incarico europeo. Tornerà a fare ciò che gli riesce meglio, ovvero provare strategie, una capacità che in anni lontani gli valse il soprannome che si porta dietro da una vita: “Il moviola”. Perché per masticare politica servono tempi lunghi, le cose vanno metabolizzate. Con il rallentatore, per l’appunto. Una dote che Paolo Gentiloni iniziò ad acquisire giocando a tennis con Francesco Rutelli ed Ermete Realacci, per poi diventare il più ricercato tessitore dietro le quinte della Capitale. All’epoca della rivoluzione romana di “er cicoria”, in tandem con un altro mentore più attempato, da cui il giovane Paolo ha imparato gli arnesi del mestiere, ovvero Goffredo Bettini.

La gamba “centrista” dei Ds

Sia come sia, il modello della Capitale gli valse la promozione nel nascente Partito democratico, per lui che come Rutelli (e lo stesso Matteo Renzi, nomi che torneranno anche nel presente) aveva fondato la Margherita. Ovvero la gamba “centrista” dei Ds, dove non arrivavano gli eredi del Pci/Pds, ci dovevano pensare quelli della Margherita, una combriccola originale (ma elettoralmente fortunata) che metteva insieme ex democristiani (Franco Marini, Rosy Bindi e Giuseppe Fioroni), ex laici (Enzo Bianco e Andrea Marcucci) ed ex radicali (Francesco Rutelli e Roberto Giachetti). E per di più due baldi ragazzini dell’epoca: il fiorentino Matteo Renzi e il pisano Enrico Letta, da subito come il cane e il gatto. Il moviola comincia nel 2006 un altro apprendistato: quello nei ministeri e nell’ultimo brevissimo Prodi Due diventa il titolare dell’ambita delega alle Comunicazioni. Posizione strategica, nel pieno dell’epoca Berlusconi, per mettere a frutto l’expertise romana e diventare un buon interlocutore del centrodestra. Pacato, equilibrato, pensante: qualità che tutti nel mondo politico, a Bruxelles come a Roma, sono pronti ancora a riconoscergli.

Fu il modello della vittoria

Quindi ora Paolo torna stabilmente in Italia, a dispensare consigli sulla “netiquette” da usare in Europa a Giorgia Meloni (che in effetti ne ha molto bisogno), cosa che ha iniziato a fare con un’intervista al Corriere della Sera, e a sorvegliare “pacatamente” il percorso di Elly Schlein. E qui viene il bello della storia. Nel Pd “Bella ciao” che ha in mente la nuova inquilina del Nazareno, il cuore batte solo a sinistra, baci e abbracci al quasi amico Giuseppe Conte, porte spalancate, ovviamente, ad Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni. E il centro, si chiedono i riformisti del Pd? E la “Margherita” che fu il modello che fece vincere il centrosinistra, ricorda Goffredo Bettini, che pure gioca la partita in tutt’altro schieramento? Per dire che l’uomo giusto al posto giusto è sicuramente Paolo Gentiloni, “fratello” di Francesco Rutelli (ma non lo seguì quando abbandonò il Pd per l’Api), sostenitore della prima ora di Matteo Renzi (per l’esattezza della prima ora e mezzo, ovvero firmò per la Leopolda, solo quando dopo una cena a casa sua, ebbe la certezza che lo avrebbero seguito una quindicina di parlamentari dem), e poi improvvisamente (anche a seguito del litigio con l’ex sindaco di Firenze, a cui comunque deve il ministero degli Esteri e Palazzo Chigi), sponsor della piazza romana di Nicola Zingaretti.

La Margherita al centro dei desideri

Ora, come per magia, la “Margherita” è tornata al centro di una serie di concomitanti desideri: sicuramente quelli di Carlo Calenda – che ne parla apertamente, facendo infuriare Maria Stella Gelmini e Mara Carfagna – e da qualche ora anche di Matteo Renzi, che la vede come una sorta di “Arca di Noè”, il luogo dove rifugiarsi dopo la buriana elettorale. Per dire che in molti la vogliono, iniziando a sognare a occhi aperti. Elly resta silente sull’argomento, “abbastanza freddina”, sussurrano i suoi. Un gran tifo lo fanno, non a caso, gli ex, Lorenzo Guerini, Filippo Sensi, Alessandro Alfieri, Simona Malpezzi. Chissà poi se il modello della Margherita 2.0 sia compatibile con la nuova foto di Vasto, con al centro Gianfranco Pagliarulo? O che non sia una missione improba anche per uno corazzato come il moviola?

Aldo Rosati

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