Il clima è pesante. “C’è voglia di incidente, si cercano pretesti” sintetizza un prefetto al vertice della nostra pubblica sicurezza. “L’aggravante, quest’anno, è il fronte palestinese: in crescita tra gli studenti universitari, molto sollecitato dai temi di politica estera, facilmente infiltrabile e quindi difficile da gestire”. Da Milano a Roma passando per Bologna e tante altre città e centri anche più piccoli ma simbolici per la nostra storia nazionale, la Resistenza e la Liberazione, quest’anno si moltiplicano le iniziative e i cortei e anche, purtroppo, le divisioni e le probabili occasioni di scontro.

Che senso avrebbe, altrimenti, muovere il Fronte pro Gaza verso Porta San Paolo, a Roma, proprio là dove ogni 25 aprile la Comunità ebraica celebra e ricorda la sua Resistenza e le gesta della Brigata ebraica che ebbe un ruolo attivo nella liberazione dell’Italia? Prefetture e questure hanno messo in fila le criticità, convocato i Comitati provinciali, convocato gli organizzatori: libertà di manifestare per tutti, non di devastazione. I singoli reparti mobili hanno studiato l’ordinanza del questore, sanno cosa fare e quando. Evitare provocazioni, evitare contatti. Regole d’ingaggio scritte e comprese.

Ma quando si muovono flussi così importanti di persone, è difficile prevenire. Molto facile che i provocatori trovino il momento giusto per appiccare il fuoco. Al Viminale arrivano report poco rassicuranti. Veri e propri scenari di guerra. “La polizia ha l’ordine di non reagire ai violenti” ha scritto ieri il giornalista e politico di destra Francesco Storace. Non risulta. “Nessuna modifica alle regole d’ingaggio in ordine pubblico”, ha rassicurato ieri il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi interrogato in aula alla Camera durante il question time.

Piuttosto, quella di Storace, è stata una libera interpretazione di un audio girato ieri in relazione agli scontri con gli studenti a Torino. In quel video si sente il dirigente della piazza, un poliziotto, urlare: “Non usate i manganelli”. Serve sangue freddo per capire e decidere come arginare una massa di manifestanti. I fatti di Pisa insegnano. Scenari di guerra, dunque. Nella speranza, sempre, che si tratti di eccessi di pessimismo. Non sembra messa bene la situazione stamani intorno alle 8 a Porta San Paolo, luogo simbolo della Resistenza nella Capitale. Qui la Comunità ebraica andrà, secondo tradizione, a depositare corone, ghirlande e bandiere con la Stella di David in ricordo della Brigata ebraica, i cinquemila volontari arrivati in Italia dalla Palestina (già nel ’44 embrione dello stato di Israele) per combattere a fianco delle brigate partigiane.

La commemorazione è un rito che si rinnova ogni anno tra le polemiche di chi, in un clamoroso malinteso, pensa che la Resistenza sia stata la faccenda di una parte sola, della sinistra. In genere va una delegazione che poi di disperde in meno di un’ora. Stamani saranno molti di più – si calcola almeno duecento persone – e troveranno ad attenderli il corteo “Antifascismo e antisionismo”, gruppi di antagonisti, pro Gaza, centri sociali, collettivi universitari che ormai da sette mesi ingrossano in tuta Italia il fronte “pro Palestina e contro l’occupazione dello Stato di Israele”. Una lettura partigiana della storia, incompleta ed esasperata in questi sette mesi di guerra a Gaza e in Israele.

Dove mancano del tutto i terroristi di Hamas che hanno occupato Gaza. Nella Capitale è previsto anche il corteo dell’Anpi provinciale di Roma, duemila persone che partiranno alle 9 da Largo Benedetto Bompiani con destinazione piazzale Ostiense dove ci sarà il palco che ospiterà alcuni interventi tra cui Roberto Salis, il babbo di Ilaria, detenuta a Budapest da quattordici mesi e candidata alle Europee con le liste di Alleanza Verdi e Sinistra.

A Roma è previsto anche un terzo corteo dei movimenti rigorosamente antifascisti “Liberarsi ora Liberarsi ancora” del Quarticciolo. Il tutto mentre, 3-4 km più in là, all’Altare della Patria, Capo dello Stato, premier Meloni, i presidenti di Camera e Senato e il ministro della Difesa renderanno omaggio ai caduti. Sarà, questo, l’unico atto in presenza della Presidente del Consiglio. A parte il ministro Crosetto che andrà con Mattarella a Civitella Valdichiana, luogo di una delle più feroci stragi nazifasciste del ’44, possiamo dire che Fratelli d’Italia “snobberà” le celebrazioni del 25 aprile. E così farà la Lega. Il vicepremier Matteo Salvini sarà a Milano ma non per partecipare al grande corteo che terminerà, come ogni anno, in piazza Duomo (sul palco anche lo storico e saggista Antonio Scurati) bensì per presentare la sua fatica letteraria: “Controcorrente”. Con lui anche la ministra Locatelli. Al grande corteo che arriverà in piazza Duomo corteo non metterà piede. Anche questa può suonare come una provocazione. Milano è l’altro punto segnato in rosso nella mappa della giornata. E poi Bologna, Torino, Napoli, ovunque da nord a sud, il 25 aprile sarà di nuovo umiliato e strumentalizzato da ques

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Giornalista originaria di Firenze laureata in letteratura italiana con 110 e lode. Vent'anni a Repubblica, nove a L'Unità.