Caro direttore,
ieri sulla stampa Massimo Cacciari ha scritto parole sagge ed equilibrate: “Chiedere abiure è una foglia di fico, serve solo a coprire il vuoto di proposte… basta chiedere alla destra di abiurare. Nella mia vita avrò detto e fatto delle scemenze come tutti. Ma non sono responsabile dei lager di Stalin, non sento di dovermi pentire per quell’abominio. Così come Giorgia Meloni non è responsabile delle leggi razziali, non si può chiedergliene conto”.

Ha così ragione Cacciari che, in caso diverso, anche ai Comunisti italiani – visti i passati rapporti fra il Pci e il Pcus – si dovrebbero chiedere pregiudiziali dichiarazioni di anticomunismo. Inoltre, checché ne pensi Marcello Sorgi che evidentemente deve dimostrare di essere più realista del re (“per le frasi senza passioni della premier”) comunque Giorgia Meloni quello che andava detto lo ha detto: ha ripetutamente visitato la comunità ebraica, condannato le leggi del ‘38, ha aderito a suo tempo alla piattaforma di Fiuggi che fra l’altro diceva che “l’antifascismo è un momento storicamente essenziale per il ritorno dei valori democratici che il fascismo aveva conculcato”.

Nel suo primo discorso alla Camera ha affermato: “Non ho mai provato simpatia e vicinanza nei confronti dei regimi anti democratici. Per nessun regime, Fascismo compreso”. Anche ieri ha dichiarato che “la caduta del Fascismo ha favorito il ritorno alla democrazia”.

Venendo all’oggi, Giorgia Meloni ha davvero abiurato rispetto al suo precedente filo-putinismo, ha pienamente aderito al sostegno dell’Occidente all’Ucraina, e si è del tutto differenziata proprio nei confronti dell’evidente filo putinismo di Conte e dei grillini, la forza politica con la quale il Pd aspira a realizzare il cosiddetto campo largo.

Ciò detto, sono molte le cose di questo governo che non mi convincono ragion per cui se fossi in Parlamento non lo sosterrei. Tornando, però, a quello che è accaduto il 25 aprile sulle piazze, va registrato un altro aspetto paradossale: il giorno dedicato alla celebrazione del successo della lotta al Fascismo e al Nazismo, ad essere aggredite in piazza con il tentativo di espellerle dalla manifestazione, sono state la Brigata Ebraica e la Comunità Ebraica, quest’ultima protetta a Roma dal suo servizio d’ordine e dalla polizia.

A sferrare questo attacco sono stati squadristi nazifascisti, nostalgici della Shoah? No, è stato uno spezzone dell’area di sinistra costituito da centro sociali e specialmente dagli squadristi dei gruppi palestinesi. Qui veniamo al punto nodale.

Da anni, molto prima di ciò che sta avvenendo a Gaza dal 7 Ottobre per la strage realizzata da Hamas, l’attuale direzione dell’Anpi (che per ovvie ragioni anagrafiche non è più costituita da partigiani combattenti) si è assunta la gravissima responsabilità di inserire nelle manifestazioni del 25 aprile i gruppi palestinesi che vivono in Italia.

Che c’entrano i palestinesi con il 25 aprile, con la resistenza italiana, con la lotta al nazismo e al Fascismo? Assolutamente nulla. Non ci risulta che ci siano Palestinesi che, come la Brigata Ebraica e le divisioni militari dei Polacchi, hanno partecipato alla lotta contro l’esercito nazista e i repubblichini italiani.

Al contrario gli avi dei palestinesi erano schierati con i nazisti, il Gran Moufti di Gerusalemme passava in rivista i reparti palestinesi inquadrati nell’esercito nazista ed era buon amico di Goebbels.

Allora, caro direttore, l’attuale direzione dell’Anpi (primo fra tutti Gianfranco Pagliarulo) si è assunta storicamente una gravissima responsabilità: quella di aver spaccato le celebrazioni del 25 Aprile favorendo l’inserimento ad esse di un corpo estraneo quali sono le organizzazioni palestinesi animate da un efferato antisemitismo che proprio nel giorno del 25 aprile si scagliano contro gli ebrei che sono stati fra le principali vittime proprio del nazismo e del fascismo.

È incredibile che su tutto ciò finora non è stata spesa una parola dal Pd e dalla sua segretaria che, proprio per il loro antifascismo, dovrebbero farsi carico di eliminare questa situazione scandalosa provocata dalla irresponsabilità dell’attuale direzione dell’Anpi.