Alle prese con una guerra ai propri confini, l’Unione Europea si trova attualmente a dover gestire anche due sfide strategiche legate alle materie prime e all’industria, con implicazioni economiche e geopolitiche significative. Da un lato, la crescente pressione da parte di Cina e Russia sulle materie prime critiche sta aggravando la dipendenza europea da fonti extra Ue. Mosca ha recentemente minacciato restrizioni su risorse essenziali come nichel, uranio e titanio, mentre Pechino ha già limitato l’export di elementi strategici come antimonio, grafite e gallio. La Russia e la Cina detengono posizioni dominanti nel mercato globale delle materie prime. Mosca, oltre a detenere il 22% delle riserve mondiali di gas e il 23% di quelle di oro, produce il 22% di nichel, il 6% di alluminio, il 14% di cobalto, il 15% di platino, il 44% di palladio oltre a controllare il 44% della raffinazione di uranio. Pechino, dal canto suo, in qualità di leader mondiale nel comparto della raffinazione, è il principale fornitore mondiale di terre rare, elementi cruciali per la transizione energetica e il settore della Difesa.

Le limitazioni imposte da queste due potenze rappresentano una minaccia per l’Europa, che già affronta enormi pressioni interne sulla questione della transizione energetica. A tal proposito colpiscono le dichiarazioni della Commissaria Eu per l’Energia Kadri Simson di essere pronta a fare a meno del gas russo, senza tenere in considerazione il fatto che Mosca è tornata quest’anno a essere primo fornitore di gas europeo dopo gli Usa. Ma non è solo il comparto delle materie prime l’ambito in cui l’inadeguatezza dell’attuale classe politica europea emerge con chiarezza.

Parallelamente, sul fronte delle auto elettriche (EV), l’Europa si divisa e in preda alla confusione. Mentre alcuni Paesi come la Francia spingono per l’introduzione di dazi contro le importazioni di auto elettriche cinesi per proteggere la propria industria, altri come Germania e Spagna si oppongono. La Germania, in particolare, teme ritorsioni che possano danneggiare il suo accesso al mercato cinese, ignorando il fatto che il non avere accesso al mercato a monte quello delle materie prima non metterà mai sullo stesso livello di competizione dei player cinesi. I dati recenti sulla debacle di Volkswagen in Cina parlano chiaro. Questa spaccatura all’interno dell’UE rischia di indebolire la posizione del blocco nella competizione globale per le risorse e la tecnologia. Le pressioni esterne di Cina e Russia, combinate con le divisioni interne, mettono a rischio la resilienza dell’Europa in due settori chiave: le materie prime strategiche e l’industria automobilistica. La risposta dell’UE sarà cruciale per il suo futuro economico e geopolitico.