Resta altissima la tensione in Venezuela dove oggi la PlataformaUnitaria, la coalizione che sosteneva Edmundo Gonzalez Urrutia, ha pubblicato un documento che riporterebbe la vittoria del candidato dell’opposizione con il 73% delle preferenze. Stando ai dati dell’opposizione Nicolas Maduro si sarebbe fermato a 2 milioni e settecentomila voti, mentre Gonzalez Urrutia avrebbe largamente superato i sei milioni di preferenze. La protesta sta dilagando in tutto il Venezuela e sono iniziati anche scontri durissimi che hanno già provocato almeno sei morti: ad Aragua, a Yaracay ed a Zulia, dove è rimasto ucciso un ragazzo di 15 anni, ma si temono numeri molto superiori.

La polizia di Maduro ha già arrestato più di 750 manifestanti che rischiano fino a 20 anni di carcere con l’accusa di terrorismo, ma l’opposizione anche oggi ha protestato a Caracas davanti al Palazzo delle Nazioni Unite per chiedere un intervento internazionale nel paese. Anche il leader del partito Voluntad Popiular è stato arrestato, sequestrato da un gruppo di uomini delle forze dell’ordine a volto coperto. Intanto sono stati espulsi dal Venezuela gli ambasciatori di Argentina, Cile, Costa Rica, Uruguay, Repubblica Dominicana, Panama e Perù, che ospita 1 milione mezzo di esuli, con l’accusa di voler interferire nella politica interna venezuelana. Tutte le principali città del Venezuela sono invase dalla popolazione che sta manifestando contro il risultato ufficiale di queste elezioni che permettono a Nicolas Maduro di restare al potere e continuare a perseguitare l’opposizione.

Il presidente aveva parlato di un bagno di sangue se non fosse stato riconfermato e squadroni di suoi fedelissimi si sono già schierati a difendere i luoghi simbolo del potere, mentre il suo partito sta organizzando una serie di contro-manifestazione a sostegno del presidente. Maria Corina Machado, che doveva correre come presidente, ma che è stata fermata dalla magistratura con accuse politiche porta avanti la sua battaglia. “Il Venezuela ha un nuovo presidente e si chiama Edmundo Gonzalez Urrutia, l’ho già detto e lo ripeto. Abbiamo vinto e ne abbiamo le prove. Alla mia collega e alleata Delsa Solorzano non è stato permesso di accedere al Comitato Elettorale Nazionale per assistere al conteggio, dicendo che era per la sua sicurezza, ma noi sappiamo che volevano manomettere il voto dei cittadini. In moltissimi seggi tanti nostri elettori non sono stati ammessi e tutti i nostri osservatori sono stati allontanati con la forza. Io invito Nicolas Maduro ad accettare questa sconfitta e a farsi da parte, la fine del suo potere è inevitabile. Siamo giunti al termine del regime creato da Hugo Chavez, Maduro deve fare i conti con la realtà, una realtà che ha gettato il Venezuela in una devastante crisi economica che ha costretto milioni di nostri concittadini a fuggire all’estero.”

Maria Corina Machado, detta la Lady di ferro del Venezuela, fa appello alla comunità internazionale, soprattutto agli Stati Uniti, suo grande alleato politico. La Machado in passato è stata ricevuta da Trump, quando era presidente, e mantiene strettissimi rapporti con senatori e rappresentati della camera statunitense. “Anche lo zoccolo duro del chavismo, che è diventato “madurismo”, li ha abbandonati – continua la pasionaria di Vente Venezuela, il suo partito – la classe operaia ha scelto Gonzalez Urrutia e anche i più poveri credono in lui per un nuovo Venezuela. Oggi a Caracas si fa la storia e lo dimostra che cinque statue di Hugo Chavez sono state demolite dalla folla, stanca di essere presa in giro”. La violenza sta crescendo ora dopo ora e l’esercito ha dovuto respingere un tentativo di occupazione dell’aeroporto internazionale della capitale. Apparso alla televisione nazionale Maduro ha parlato di gruppi di delinquenti che stavano invadendo il paese ed era in atto una controrivoluzione orchestrata da estremisti e fascisti pagati dalle potenze straniere, concludendo che dietro a questo piano ci sarebbero i “gringos”, i suoi storici nemici.

Gruppi di civili armati facenti parte delle forze d’assalto del chavismo si sono schierate nelle strade con il consenso delle forze di polizia, rischiando di trasformare la capitale in un teatro da guerriglia urbana. Le forze speciali venezuelane nelle ultime ore avevano circondato l’ambasciata argentina tagliando anche la luce alla sede diplomatica di Buenos Aires, rea di aver dato asilo politico a sei membri del partito di Maria Corina Machado, ma le forti proteste internazionali hanno sbloccato la situazione. Nicolas Maduro ha fatto appello alle forze armate di restare vigili e pronte a sventare questo tentativo di colpo di stato che vorrebbe instaurare un governo fascista, servo di Washington. Il presidente venezuelano ha poi pesantemente minacciato tutti i cittadini scesi in piazza a protestare parlando di arresti di massa per difendere la rivoluzione bolivariana, anche a costo della guerra civile. Le pressioni internazionali non sembrano però in grado di scalfire la posizione di Nicolas Maduro che difenderà la sua vittoria quantomeno opaca, come è stata definita dal governo giapponese, con tutta la sua forza e sarà ancora una volta il popolo venezuelano a pagarne le conseguenze peggiori.

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Matteo Giusti, giornalista professionista, africanista e scrittore, collabora con Limes, Domino, Panorama, Il Manifesto, Il Corriere del Ticino e la Rai. Ha maturato una grande conoscenza del continente africano che ha visitato ed analizzato molte volte, anche grazie a contatti con la popolazione locale. Ha pubblicato nel 2021 il libro L’Omicidio Attanasio, morte di una ambasciatore e nel 2022 La Loro Africa, le nuove potenze contro la vecchia Europa entrambi editi da Castelvecchi