La travagliata storia del Sahara Occidentale vive un nuovo e complesso capitolo. Quello che una volta era conosciuto come Sahara Spagnolo, formatosi dall’unione delle colonie di Rio de Oro e Saguia el Hamra, vede un’aspra contesa fra il Marocco ed i rappresentanti del popolo Saharawi, una popolazione arabo-berbera che vive in questa regione. Già alla fine degli anni ’60 erano nati i primi movimenti indipendentisti dei Saharawi che le forze coloniali spagnole avevano represso con forza. Il mandato di Madrid terminò nel 1976 quando consegnò al Marocco il controllo dei questa area. Il Fronte Polisario, un movimento indipendentista armato che rivendica la terra per il popolo Saharawi, proclamò la Repubblica Democratica Araba dei Saharawi e formò un governo in esilio nella vicina Algeria, che dette subito appoggio politico ed economico agli indipendentisti. La Mauritania intanto aveva occupato l’area meridionale dell’ex colonia spagnola, ma dopo tre anni di guerriglia il governo mauritano rinunciò ad ogni pretesa sul Sahara Occidentale. Il Marocco invece negli anni ’80 costruì il cosiddetto “muro marocchino” che divideva il territorio reclamato dai Saharawi occupandolo militarmente.

Una guerra a bassa intensità

Il primo cessate il fuoco arrivò nel 1991 con Rabat che controllava l’80% del territorio. Da allora si sono susseguiti una serie di piani di pace che non hanno mai funzionato con una guerra a bassa intensità che perdura ancora oggi. Il Marocco ha lavorato a livello internazionale per ottenere il riconoscimento dei suoi diritti sul Sahara Occidentale e lentamente si allungata la lista che riconosce a Rabat il controllo sulla regione a cominciare dagli Stati Uniti. Soltanto Algeri è rimasta al fianco dei Saharawi, ma più per antagonismo regionale con il Marocco che per un reale appoggio alle rivendicazioni di questo popolo del deserto.

L’Algeria minaccia ritorsioni

Proprio l’Algeria ha accusato la Francia di voler accettare il piano del Marocco sul Sahara Occidentale ed ha minacciato ritorsioni diplomatiche ed economiche. L’Algeria è un paese produttore di gas naturale che da tempo ha scelto di allinearsi al blocco anti-occidentale, facendo anche domanda di adesione al gruppo dei BRICS, guidato da Cina, India e Russia. Algeri considera il Marocco come uno stato occupante del territorio dei Saharawi e da anni chiede che venga svolto il referendum proposto dalle Nazioni Unite per dirimere la questione. La mossa di Parigi, secondo il ministro degli Esteri algerino, mette in discussione tutti gli equilibri della regione perpetrando un’occupazione coloniale su di un popolo che chiede da decenni l’indipendenza. Un problema analogo si era riscontrato con la Spagna con la quale l’Algeria aveva rotto i rapporti diplomatici, minacciando di interrompere le forniture energetiche a Madrid. Intanto si rafforza la presa di Mosca nel Mediterraneo con la flotta russa del Mar Nero che sarà ancorata nel porto algerino di Orano per alcune esercitazioni. L’Algeria ha aumentato al 10% del suo Pil la spesa militare e la Russia è il suo principale fornitore di armamenti, così come lo è per l’Egitto ed il Sud Africa.

Avatar photo

Matteo Giusti, giornalista professionista, africanista e scrittore, collabora con Limes, Domino, Panorama, Il Manifesto, Il Corriere del Ticino e la Rai. Ha maturato una grande conoscenza del continente africano che ha visitato ed analizzato molte volte, anche grazie a contatti con la popolazione locale. Ha pubblicato nel 2021 il libro L’Omicidio Attanasio, morte di una ambasciatore e nel 2022 La Loro Africa, le nuove potenze contro la vecchia Europa entrambi editi da Castelvecchi