Tutto quello che sappiamo sui pianeti, le stelle, i satelliti, le galassie, è dovuto ai progressi dell’astronomia, che è sicuramente una delle scienze più belle e affascinanti che si conoscano. Una prima avvertenza: non confondere l’astronomia con l’astrologia, che è, invece, quella pseudoscienza per ciarlatani che usa le stelle e la loro collocazione per predire il futuro. L’astronomia è una delle discipline più antiche, sorta nel momento stesso in cui gli uomini hanno alzato gli occhi al cielo e hanno cominciato a chiedere cosa fosse tutto quello che osservavano a occhio nudo. Il resto, l’hanno fatto la curiosità e l’intelligenza. L’osservazione millenaria ha prodotto prime teorie sistematiche verso il quarto secolo avanti Cristo, con Eudosso (che abbiamo già incontrato a proposito del calcolo per esaustione) e soprattutto il più grande dei filosofi e scienziati dell’antichità e forse di sempre, Aristotele.

La teoria delle sfere fisse e dei motori immobili fu talmente importante, da durare molti secoli ed essere utilizzata da San Tommaso d’Aquino, nella Summa Teologica, per dimostrare che Dio era il primo motore immobile da cui tutto originava. Nel secondo secolo dopo Cristo, l’astronomo e matematico alessandrino Claudio Tolomeo, sistematizzò tutte le conoscenze precedenti e in un’opera monumentale, il Grande trattato matematico, detto anche almagesto per la sua maestosità, diede vita al sistema geocentrico. Gli assiomi fondamentali della sua teoria erano questi: il regno celeste è una sfera e la terra è, di conseguenza, una sfera; la Terra si trova al centro del cosmo; rispetto alla distanza delle stelle fisse, la Terra ha una grandezza trascurabile e va considerata un punto fisso; la Terra è immobile. La forza della teoria tolemaica era quella di mettere la terra e i suoi abitanti al centro di tutto, e di convalidare la fissità e l’immobilita come un sistema ideale per convalidare l’idea dominante e dogmatica di Dio. Il connubio scienza-religione cristiana forniva un formidabile apparato teorico al sistema aristotelico-tomista. In realtà già nel terzo secolo dopo Cristo, Aristarco avanzò l’idea di un funzionamento elio-centrico, ma fu subito accusato di empietà e travolto dal dominio aristotelico tolemaico.

Solo quasi mille e trecento anni dopo Tolomeo, fu avanzata con chiarezza l’ipotesi scientifica che tutto ruotasse intorno al sole. Fu lo scienziato e religioso polacco, Niccolò Copernico a proporlo nel Commentariolo, scritto nel 1514 (ventidue anni dopo il viaggio di Cristoforo Colombo) e mai pubblicato per paura della Santa Inquisizione. La rivoluzione di Copernico metteva il sole, che ruotava su sé stesso, al centro, i pianeti a ruotare intorno ad esso secondo le distanze tra essi che sono poi state convalidate scientificamente. I pianeti, la Terra compresa, compiono una doppia rivoluzione ruotando intorno al sole e ruotando su sé stessi. Un passo in avanti fondamentale fu compiuto da Johannes Kepler, un matematico e astronomo tedesco, che riformulò le leggi del moto planetario, dimostrando che i pianeti si muovevano lungo orbite ellittiche intorno al solo. Le sue tre leggi del moto planetario sono la prima base matematica veramente solida per il modello eliocentrico. Il sistema eliocentrico apriva una fase del tutto nuovo del pensiero astronomico, matematico, filosofico e, dunque, minava alle fondamenta il dogma aristotelico tomista. Per questo fu così contrastato, fino alla persecuzione sanguinaria.

A farne le spese fu soprattutto il filosofo, religioso, matematico e polemista Giordano Bruno. In un’opera memorabile, La cena delle ceneri, prende in giro la religione dominate difendendo a spada tratta le teorie copernicane e immettendo nel dibattito filosofico un enorme tema, quello dell’universo infinito. Sappiamo come finì, sul rogo, il 17 febbraio del 1600. E poi arrivò Galileo Galilei, che Italo Calvino definì non solo il più grande scienziato italiano, ma anche il più grande scrittore, per la bellezza letteraria dei suoi testi scientifici. Nato a Pisa nel 1564, settantadue anni dopo il viaggio di Colombo per visitare le Indie e scoprire per errore le Americhe, divenne un grande matematico e scienziato. La sua invenzione del telescopio permise un’osservazione molto più accurata dei fenomeni fisici e astronomici e portò ad una convalida empirica e matematica della teoria eliocentrica. Come sappiamo, questo gli causò molti guai dalla Santa Inquisizione, rischio di finire come Giordano Bruno e fu costretto, nel 1633, ad una penosa abiura. Rimase di fatto agli arresti domiciliari per il resto della sua esistenza, e nonostante questo, diede ancora un enorme contributo scientifico e matematico.

Ecco. Si tratta di nozioni elementari che tra scuola media e liceo o scuola secondaria, un po’ tutti dovremmo conoscere. Magari senza date precise, ma almeno con una collocazione temporale di massima. Per questo ha fatto scalpore che il Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano abbia fatto l’ennesimo strafalcione della sua sfortunata, ma solo da questo punto di vista, esperienza ministeriale, attribuendo al viaggio di Colombo ragioni e atmosfere galileiane. Io sono convinto che il Ministro queste cose le sappia e che a volte, quando parla in pubblico, anche per dimostrare le sue conoscenze, gli scappi qualcosa di troppo. Probabilmente, penso io, intendeva dire che quello era un periodo di fermento generale e di grandi curiosità e cambiamenti. Sangiuliano è un giornalista, è napoletano, e saprà prendere con ironia e garbo gli sfottò inevitabili. Però io mi chiedo: quanti tra quelli che ora lo azzannano avrebbero saputo rispondere a queste domande? Quando nacque Copernico? Quando nacque Keplero? Quando nacque Galileo Galilei. Suvvia, ognuno non scagli la pietra che potrebbe colpirlo.

Pietro Maiorana

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