La candidatura di Matteo Renzi in Europa potrebbe essere destinata a cambiare il quadro del centro riformista. Come nel gioco giapponese del Mikado, sposti un pezzo e si muove tutto. Perché la lista Stati Uniti d’Europa lo sbarramento lo supererà, a voler guardare ai sondaggi: era quotata tra il 4 e il 4,5% prima della scelta di candidare Renzi; con lui a bordo secondo le stime degli analisti elettorali può arrivare tra il 6 e il 7%. Dunque i kingmaker delle preferenze ‘vedono’ la vittoria a portata di mano: Emma Bonino nel Nord-Est, dove Renzi le lascia campo libero e non si è candidato; Matteo Renzi nel centro, dove non teme concorrenti. E Raffaella Paita nel collegio Nord-Ovest. Nel Sud, dove pure c’è Renzi in lista, corrono il socialista Enzo Maraio e per Iv, Teresa Bellanova. Renzi, se primo tra gli eletti in tre o addirittura in quattro collegi, dovrà optare.

Il ritiro di Danti

È facile previsione che deciderà di tenere per sé l’Italia centrale, in linea retta con la storia del capo scout diventato sindaco di Firenze, e da lì a Palazzo Chigi fino ad arrivare a Bruxelles. La scelta del collegio ha indispettito qualcuno anche tra i suoi. Con un blockbuster del consenso in campo, cui va sommato il rispetto del ticket uomo-donna per la parità di genere, non c’è spazio per altri. Il ritiro all’ultimo minuto della candidatura del fiorentino Nicola Danti, l’unico europarlamentare di Iv-Renew Europe uscente, non è stato indolore. L’interessato ha postato sui social un commiato amaro: «Mi scuso con chi avevo già coinvolto, mi dispiace per i materiali già mandati in stampa con il mio nome, i volantini, i roll-up. La candidatura di Renzi è una cosa buona», ha scritto Danti. Che ha messo la parola fine sul suo impegno europeo citando San Paolo: «Ho combattuto una buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede». In Italia Viva recepiscono il messaggio.

L’effetto domino sui seggi di Palazzo Madama

La mossa di Renzi innesca una serie di conseguenze. Dirette e indirette. L’ex premier va preso sul serio quando dice che se eletto, in Europa ci va. E dunque lascerà il seggio a Palazzo Madama. A subentrargli sarebbe il primo dei non eletti, che per ironia della sorte è un uomo di Azione. Calenda ringrazia: il seggio vuoto del leader di Iv verrebbe occupato da Paolo Russo, un ex parlamentare azzurro passato anni fa sotto le insegne calendiane insieme con Mariastella Gelmini. Fu Russo il primo dei non eletti al Senato per il Terzo polo, nell’ottobre 2022. E c’è dell’altro. Con Renzi punta a essere eletta anche la coordinatrice di Italia Viva, la senatrice Lella Paita. Se dovesse risultare la più votata – con una campagna che parte dalla sua Genova verso tutto il Nord-Ovest – anche Paita direbbe addio a Palazzo Madama per trasferirsi a Bruxelles. Al suo posto entrerebbe Luciano Nobili, referente romano di Iv cresciuto nel vivaio di Francesco Rutelli. Nobili, trasferendosi al Senato, si dimetterà a sua volta dal Consiglio regionale del Lazio dove il primo dei non eletti, Pierluca Dionisi, ex Udc che aveva corso alle ultime regionali del Lazio con Azione, ha intanto annunciato di sostenere alle Europee la lista Stati Uniti d’Europa. E non senza ragione. Perché dopo l’8 giugno nulla rimarrà uguale, nell’area del centro riformista.

Il Renew Europe italiano

Ed è un giro di giostra che non riguarda solo i seggi, quello che si prospetta in casa renziana. Perché con Renzi e Paita in Europa, l’organizzazione di Iv non potrà rimanere immobile. Luigi Marattin, che aveva preannunciato la sua disponibilità a coordinare il partito, salvo poi ritirarsi alla vigilia del congresso, può scaldarsi a bordo campo. E potrebbe essere l’inizio di un percorso federativo – con pezzi di Azione, terremotata in caso di mancato quorum all’Europarlamento, cui si unirebbe +Europa – che potrebbe portare davvero alla nascita di un Renew Europe italiano. Sono in duecento i dirigenti locali e nazionali che hanno abbandonato Azione per sostenere la campagna unitaria della lista europeista. Enrico Costa, secondo qualcuno, potrebbe essere in futuro tra i pontieri di questo progetto. E della partita sarebbero la Fondazione Einaudi, i liblab di Andrea Marcucci, i Radicali italiani di Matteo Hallisey e Italia C’è di Gianfranco Librandi. Non a caso, presentando la lista Stati Uniti d’Europa, hanno tutti detto che al di là della ‘lista di scopo’ le convergenze sono tali da autorizzare a guardare al futuro insieme, come ad un «format che potremmo ripetere», come è stato detto in coro alla presentazione del simbolo.

Avatar photo

Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.