Tre giorni dopo l’arresto di Giovanni Toti, e alla vigilia del suo primo incontro con gli inquirenti, il caso assume dimensioni – se possibile – ancora maggiori. Come nel gioco delle ombre cinesi, le parole e gli stralci di intercettazione vengono proiettati su sfondi sempre più grandi. I brogliacci vengono distribuiti a piccole rate quotidiane ai giornali, alle televisioni, alle radio che ne fanno ormai una docuserie, un tetragono reality da pruderie eticista. Gli elementi “corruzione”, “mafia”, “appalti” vengono mischiati a piacere. Centrifugati con effetti diversi.

Se Avs, Pd e M5S alzano le barricate per chiedere le dimissioni del governatore della Liguria, dal centrodestra si prova a rendergli almeno l’onore delle armi. Il ministro Francesco Lollobrigida, che aveva gettato il sasso, ieri ha ritratto la mano. “Ci deve essere la possibilità di tutti di dimostrare con serenità la propria innocenza partendo dalla presunzione di innocenza”, sottolinea l’esponente di Fdi, che poi osserva: “La fotografia di questa situazione è che dopo 4 anni di indagine e 20 giorni dal voto vengono in essere una serie di arresti che evidentemente erano più che necessari in questo momento, a detta dei magistrati e di chi ha dato il via a questo tipo di indagini…”.

Forza Italia, il partito di provenienza del presidente della Liguria, si è detto invece fiducioso nella magistratura ribadendo la linea di sempre. Toti “può continuare a lavorare, poi si vedrà. Io sono garantista. E’ veramente molto presto” per prendere decisioni, ha rimarcato oggi il vicepremier e segretario di Fi Antonio Tajani. Il vero appuntamento ‘spartiacque’ potrebbero essere le Europee, almeno questa è l’opinione che filtra da ambienti di Fi e non solo: una volta ‘scavallato’ il voto di giugno, si tireranno le somme. Intanto toglie dal tavolo una sua possibile candidatura a governatore l’ex vicesindaco di Genova Massimo Nicolò, che secondo alcune indiscrezioni di stampa sarebbe uno degli uomini su cui il partito di Giorgia Meloni potrebbe puntare qualora la giunta regionale dovesse definitivamente naufragare a causa dell’inchiesta per corruzione. “Io candidato di Fdi in Liguria? Lo derubricherei a fanta giornalismo. Io faccio l’oculista…” dice, interpellato telefonicamente dall’Adnkronos, l’esponente di Fratelli d’Italia. Smentisce i rumors sul suo conto anche l’assessora alle Pari opportunità e Sport di Regione Liguria Simona Ferro: “Non so nulla”, commenta a Primocanale la diretta interessata.

L’ex guardasigilli giustizialista

L’assalto delle opposizioni è frontale. Persino chi dovrebbe contenere la carica giustizialista come l’ex ministro della Giustizia, il dem ligure Andrea Orlando, si lascia andare a parole definitive, malgrado le carte debbano ancora essere consultate, il contesto chiarito, le responsabilità accertate. “Il quadro è desolante, persino disgustoso, ma non sorprendente. Prima ancora che una questione criminale c’è una questione democratica. In Liguria abbiamo assistito a un’involuzione oligarchica e predatoria. Non si tratta tanto di capire chi va in galera ma come si ripristina un quadro dopo l’esproprio della democrazia che c’è stato”. E giù a lanciarsi nell’urgenza di una “rigenerazione politica”, di una “riscossa civile”. Toni da grillino che i diretti interessati, nella regione di Grillo, rivendicano. Il Fondatore del Movimento no: il sacro blog tace da giorni.

Il silenzio del ligure Grillo

Solo pochi anni fa il comico con un’occasione così avrebbe dato spettacolo sulla rete e nelle piazze, oggi rimane muto. Ci pensano i suoi, però, a suonare la grancassa. Giuseppe Conte, come è noto, è un giurista. Un docente di diritto, per giunta. Ed ecco come spiega il principio della presunzione di innocenza: “Se si ha un incarico pubblico ed emergono fatti dove c’è una grande responsabilità su ipotesi di malaffare di corruzione, non si può prendere di restare lì fino ai tre gradi di giudizio”. Prendano appunti, gli Ermellini. Si mettano l’anima in pace, gli avvocati. In presenza di “Malaffare”, che come è noto viene certificato da stralci di intercettazioni carpiti qua e là e pubblicati a piacere, è inutile strutturare il diritto di difesa.

D’altronde cosa cambia, con l’arresto di Toti? Cosa volete che comporti, per i cittadini liguri e per la logistica, il turismo, l’economia del Paese questa ondata di “riscossa civile”? Più di qualche stop, a guardarci dentro. C’è il fronte del porto, con la nuova diga foranea e il tunnel subportuale. Ma c’è anche quello del rigassificatore, che dovrebbe essere spostato da Piombino a Vado Ligure e per il quale Giovanni Toti era commissario di governo, dello scolmatore del Bisagno – l’opera madre che dovrebbe salvare Genova dalle alluvioni – che attende l’arrivo della grande talpa escavatrice dalla Cina e che vedeva anch’esso Toti come Commissario di governo, della scuola politecnica dell’Università di Genova che deve essere trasferita nel parco scientifico e tecnologico di Erzelli. Opere per miliardi.

Lo scenario futuro

Ma ora, dopo lo tsunami che ha sconvolto i vertici della Regione e del Porto, cosa succederà? Per quanto riguarda lo scolmatore del Bisagno, l’incarico di commissario di Governo dovrebbe passare al presidente della giunta regionale ad interim Alessandro Piana, ma si è ancora in attesa delle determine del ministero. Opera travagliata, fondamentale contro il dissesto idrogeologico, per scongiurare il rischio di esondazioni in caso di alluvione, ha subito alcuni stop anche per le interdittive dell’Antimafia sull’impresa appaltatrice. Intanto però si profila un ulteriore slittamento per la fine dei lavori, che avrebbero dovuto essere completati entro aprile 2025 mentre ora si parla di fine 2025.

La talpa che consentirà di velocizzare lo scavo delle gallerie dovrebbe arrivare dalla Cina a fine luglio e i lavori dovrebbero durare un anno. La collina di Erzelli, pensata come cittadella ad alta tecnologia, ha fra i tasselli fondamentali per il suo completamento l’insediamento della Scuola politecnica dell’Università di Genova, che si dovrà trasferire sulla collina dal centro città con un’operazione da 90 milioni.

L’Università di Genova si è affidata per tutto l’iter burocratico alla stazione unica appaltante regionale ligure e l’appalto è stato aggiudicato all’impresa Percassi del gruppo Webuild. Proprio nei giorni scorsi Toti aveva annunciato la posa della prima pietra subito dopo le elezioni europee. Sempre nel Parco scientifico e tecnologico di Erzelli c’è il progetto del nuovo ospedale, identificato come progetto bandiera della Liguria, che avrà anche funzioni di ricerca sanitaria e tecnologica con l’annesso centro nazionale di ricerca in medicina computazionale. Webuild dovrebbe presentare il progetto alla Regione Liguria entro settembre.

E poi c’è il tunnel subportuale di Genova, il primo in Italia, verrà realizzato da Aspi e di cui è commissario governativo il sindaco Marco Bucci. Sarà lungo 3,4 km e raggiungerà una profondità massima di 45 metri sotto il mare. L’ avvio dei lavori è stato inaugurato il 4 marzo e la conclusione è prevista entro agosto 2029. L’investimento è di circa 1 miliardo. Ma per ora non sembra che sarà permeato dallo tsunami giudiziario che ha investito il governatore ligure.

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.