Eravamo abituati fino all’altro secolo a guardare il mondo diviso per nazioni: l’America e la Russia, la Francia e l’Inghilterra, la Cina e il Giappone e via via tutti gli Stati in ordine decrescente. Adesso tutto è cambiato e si è costretti a interpretare i caratteri umani. Volodymyr Zelensky ha invaso un pezzo di Russia facendo una sorpresa a tutti e poi, sempre a sorpresa, Elon Musk padrone miliardario di Tesla e di “X,” passa nel campo di Donald Trump, che gli concede un’intervista di due ore proprio sul social che un tempo si chiamava Twitter.

Che cosa si sono detti? Molte cose: sembra che Trump abbia addirittura intenzione di portarsi Elon Musk nel suo governo se vincesse le elezioni per la Casa Bianca. Ma i due si sono trovati d’accordo anche nell’elogio del venezuelano golpista Nicolàs Maduro, l’hombre fuerte dell’estrema sinistra; nel considerare positivamente Vladimir Putin e anche Xi Jinping, l’imperatore della Cina di fede confuciano-comunista. Non sappiamo come e quando finirà la guerra tra Russia e Ucraina: anche se tutti dicono che le trattative sono imminenti, i protagonisti lo negano fermamente. E tuttavia qualcosa di nuovo e di umanamente personale sta accadendo e il destino del mondo dipenderà in buona parte dagli umori di questi uomini e donne, oltre alle decisioni del cosiddetto “Deep State” che esercita il comando effettivo sui governi delle grandi potenze.

Da chi è formato il Deep State

Questo organismo è formato da gente molto concreta e invisibile, e va dalla diplomazia segreta alle polizie segrete, fino ai produttori di armi sempre più assurde. Come il cane robot, visto prima in Cina e poi in Ucraina, che cammina e salta a quattro zampe armato di mitragliatrici, missili e granate, ma che si muove come un bulldog. Sul fronte del fattore umano, la novità è che Trump fa un’intemerata a Putin (“Tu sei la luce dei miei occhi, ma poiché ti avevo vietato di invadere l’Ucraina, adesso vedrai quanto ti costerà caro avermi disobbedito”). Putin non si infuria, anzi gli risponde che è il benvenuto, se è in grado di suggerire una soluzione.

Il rapporto tra Trump e Putin

Che rapporto c’è fra quei due? È teatro o realtà? Udite le parole di Trump, Volodymyr Zelensky fa invadere una provincia russa, le cui guarnigioni cecene fuggono a gambe levate, mentre lui dopo una settimana mantiene ancora le sue truppe in posizione di attacco, comandate da un certo tenente colonnello Artem (“nom de guerre”). Gli osservatori militari dicono che questo exploit serve soltanto per far valere chilometri di terra contro chilometri di terra nel caso di una trattativa – che ancora non c’è. E anche per umiliare Putin, il quale si presenta ogni giorno davanti alle telecamere parlando in tono sussurrato e con un linguaggio minimalista: “Chiedo al governatore della regione interessata (quella di Kursk invasa dagli ucraini) di fare quanto è necessario per affrontare una situazione che richiede attenzione e competenza…”. Putin definisce terroristi i soldati ucraini, attenti a provocare poche vittime fra i soldati russi, che del resto si arrendono in massa e vengono poi esposti alle telecamere (secondo le convenzioni internazionali), con il volto coperto e le mani legate.

Trump e Musk e le giravolte

C’è una connessione fra le azioni di Zelensky e le parole di Trump e di Elon Musk? Noi possiamo soltanto notare la successione del prima e del dopo, senza azzardarci a definire il rapporto fra cause ed effetti. Dal 1910 al 1944 ebbe uno straordinario successo un fumetto del tedesco-americano George Harriman in cui la protagonista Krazy Kat era una gatta follemente innamorata del topo Ignatz Mouse, che però non la ricambiava, ma la prendeva a mattonate. Sicché Ignatz era inseguito dal cane poliziotto Bull Pupp, a sua volta innamorato della gatta, che però lo respingeva. Così lui si sfogava sbattendo in prigione il suo rivale topo. Il fascino della trama stava sia nel paesaggio lunare che nella imprevedibile assurdità dei caratteri. Oggi sappiamo che Elon Musk è rimasto traumatizzato dal passaggio di genere di uno dei suoi figli maschi, da cui è derivata una crisi mistica che lo spinge a guidare l’umanità su Marte. E poi un giorno fornisce all’Ucraina una formidabile rete Internet indipendente, per poi chiuderla e darla ai russi. Elon Musk è così, e così piace a Trump, il quale prima promette sculacciate a Putin per aver invaso l’Ucraina contro il suo parere, poi si dice d’accordo con Elon Musk nel considerare Putin un leader positivo. E tutti insieme sono d’accordo nel gradire il presidente cinese Xi Jinping.

Dall’altra parte dello scenario c’è Kamala Harris, bersagliata dai comici perché si smarrisce nei ragionamenti e li conclude scoppiando a ridere. Sul piano sostanziale è più difficile valutare il rapporto che ha con il suo candidato vicepresidente, Tim Walz, per aver passato molti (forse troppi) anni in Cina. Nessuno di questi si esprime in modo univoco sulle minacce di rappresaglia iraniane su Israele, e se dovessimo basarci soltanto sul fattore umano la nostra capacità di prevedere sarebbe come tutti i pronostici geopolitici. Resta la speranza che almeno il Deep State invisibile delle diplomazie taciturne e dell’intelligence (non artificiale) sappia fornire alla politica le scelte realistiche che non somiglino al mondo di Krazy Kat e Ignatz Mouse.

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Giornalista e politico è stato vicedirettore de Il Giornale. Membro della Fondazione Italia Usa è stato senatore nella XIV e XV legislatura per Forza Italia e deputato nella XVI per Il Popolo della Libertà.