Le accuse di Kiev e la replica di Mosca
“400mila ucraini deportati in Russia”, le accuse a Mosca di trattare i civili come ostaggi
Secondo le autorità ucraine circa 402mila persone sarebbero state deportate in Russia. E potrebbero essere usate come ostaggi da parte di Mosca per fare pressioni sulla resa di Kiev. Le accuse sono state lanciate da funzionari ucraini. “I russi stanno facendo con gli ucraini lo stesso che fecero con i tartari di Crimea nel 1944”, denunciano da Mariupol ricordando le sostituzioni etniche di Stalin di intere popolazioni verso la Siberia o le steppe Khazake. Si tratterebbe tra l’altro di 84mila bambini. Mosca replica: le persone stanno evacuando di loro spontanea volontà.
Il ministero degli Esteri ucraino aveva parlato già qualche giorno fa di almeno 2.389 bambini trasportati in territorio russo. “Secondo le informazioni ricevute, il 19 marzo le forze di occupazione russe hanno deportato illegalmente 2.389 bambini che si trovavano nei distretti occupati delle regioni di Donetsk e Lugansk nel territorio della Federazione Russa”. Le sedicenti repubbliche del Donbass sono quelle occupate dai separatisti filo-russi nel 2014, stesso anno dell’annessione della Crimea dopo le rivolte di Euromaidan, con il sostegno di Mosca che però ha sempre negato ogni coinvolgimento. Due giorni prima dell’invasione il Presidente russo Putin aveva riconosciuto le due Repubbliche indipendenti.
“Distruggendo le case e uccidendo i genitori, la Federazione Russa priva i bambini ucraini delle cure parentali e mette ulteriormente a rischio la loro vita in Russia“, proseguiva il ministero. “Chiediamo alla comunità internazionale di rispondere all’allontanamento illegale di bambini e di aumentare la pressione sulla Russia affinché fermi la guerra barbara contro il popolo ucraino”. Stando a quanto ricostruito da Il Corriere della Sera i civili vengono rifocillati, caricati negli autobus e registrati, in cambio del passaporto viene loro rilasciato uno speciale permesso di soggiorno. Per Mosca si tratterebbe a questo punto di aiuti umanitari.
Secondo il sindaco di Mariupol Vadim Boychenko solo dalla sua città sarebbero stati deportati in Russia circa 15mila ucraini. “Gli invasori costringono le persone già stremate dalla guerra a salire sugli autobus, li privano di passaporti e altri documenti di identità ucraini e dei cellulari. Li portano in campi di smistamento e poi in diverse città remote della Russia”, ha dichiarato il sindaco. Stando a quanto dice Boychenko i russi bloccano i convogli per l’evacuazione dei cittadini “solo per impedire alle persone di tornare nel territorio controllato dall’Ucraina, contro la loro volontà”.
Boychenko ha paragonato le deportazioni a quelle dei “nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale”. La situazione nella città sul mare d’Azov resta drammatica. Secondo le autorità locali sarebbero tremila le vittime – i dati di qualsiasi tipo, e da una parte e dell’altra, sono strumento di propaganda e difficilmente verificabili in questa fase del conflitto, soprattutto nelle aree di maggiori crisi dove osservatori indipendenti e giornalisti sono sempre meno se non proprio assenti -, spesso abbandonate per strada e tra le macerie, senza sepoltura. Circa il 90% degli edifici invece sarebbero andati distrutti. La gente comincia a morire anche di fame, denunciano le istituzioni. L’assedio era stato definito “medievale” già nelle scorse settimane con persone a bere la neve e a bruciare legna. Oltre tre milioni e mezzo i profughi usciti dall’Ucraina dall’inizio dell’invasione, circa 67mila in Italia secondo il ministero dell’Interno.
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