Barbieri e parrucchieri hanno rapidamente raggiunto i livelli di incassi registrati prima del lockdown, mentre per albergatori, ristoratori e molti commercianti gli introiti si sono praticamente azzerati. E continua ad aleggiare lo spettro di 180mila imprese che, a causa della mancanza di liquidità e della riduzione del giro d’affari, rischiano di chiudere per sempre lasciando senza lavoro circa 700mila persone. È un quadro a tinte fosche, quello disegnato da Confesercenti Campania nel suo report sulla situazione economica a dieci giorni dal riavvio delle attività nella regione. Tanto che il presidente Vincenzo Schiavo lancia l’ennesimo appello affinché il governo nazionale aiuti “le aziende campane che non hanno ricevuto i finanziamenti richiesti e quelle che, al momento, non hanno alcuna speranza”. Dossier alla mano, gli unici a sorridere sono barbieri e parrucchieri, ma anche titolari di supermercati, salumieri e macellai. Rispetto allo stesso periodo del 2019, i primi hanno incassato sino al 100 per cento in più con un orario di lavoro medio che in alcuni casi tocca le 14 ore.

Insomma, il settore dell’hair styling sembra aver già recuperato il calo di fatturato segnato a marzo e aprile a causa del lockdown. Positiva la risposta anche da parte di salumieri, macellai e titolari di supermercati che fanno segnare un trend positivo tra il 20 e il 32 per cento. Le buone performance di questi settori, però, non compensano la crisi devastante dei comparti che rappresentano il volano dell’economia campana. È il caso del turismo, penalizzato dal blocco della mobilità tra regioni italiane e Paesi del mondo. Per alberghi, bed and breakfast, case vacanza e pensioni, infatti, il fatturato è azzerato. In questi primi dieci giorni di riapertura, d’altro canto, la domanda per il settore turistico è stata praticamente nulla, anche perché quasi la metà delle imprese ha scelto di aspettare qualche altro giorno prima di riprendere l’attività. Penalizzato anche il settore del food, con la grande ristorazione che dice addio al 98 per cento del fatturato e i piccoli ristoranti, le trattorie e le pizzerie che limitano le perdite soltanto nei weekend e nelle zone turistiche: se durante la settimana gli incassi si riducono del 70 per cento, tra sabato e domenica il calo si limita al 50.

Numeri che confermano quanto sostenuto dagli addetti ai lavori: il turismo e l’indotto necessitano di un “tempo psicologico” per riprendersi. È indispensabile, in altri termini, che le persone riacquistino fiducia prima di riprendere a viaggiare. Nel frattempo, però, la situazione delle imprese campane appare drammatica. Su 383mila domande di finanziamento da 25mila euro presentate dai titolari di aziende, ben 176mila sono state respinte, 146mila sono in attesa di risposta dalle banche e solo 30mila hanno materialmente ricevuto liquidità. Ed è questo che suggerisce a molte imprese di non riaprire, almeno per il momento, e mette a rischio 700mila posti di lavoro. Ad aggravare il tutto ci pensa il reddito pro-capite dei campani, diminuito del 25 per cento. Come se ne esce? “Chiuderanno centinaia di attività, soprattutto nel settore ricettivo e della ristorazione, se dal governo regionale e da quello nazionale non dovessero arrivare aiuti – ammonisce Confesercenti – Serve un ulteriore intervento dello Stato per scongiurare una catastrofe che avrebbe ripercussioni drammatiche sull’occupazione”.

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Classe 1987, giornalista professionista, ha cominciato a collaborare con diverse testate giornalistiche quando ancora era iscritto alla facoltà di Giurisprudenza dell'università Federico II di Napoli dove si è successivamente laureato. Per undici anni corrispondente del Mattino dalla penisola sorrentina, ha lavorato anche come addetto stampa e social media manager prima di cominciare, nel 2019, la sua esperienza al Riformista.