Ambrogio
A Milano non piace l’energia pulita: il caso degli impianti di riscaldamento alimentati a biomasse
Milano ha elaborato un regolamento per la qualità dell’aria, recentemente presentato al vaglio dell’Europa, dopo essere stato bocciato dal Consiglio di Stato per un vizio di forma. Nella sua prima versione, infatti, non era stato inviato a Bruxelles, cosa invece obbligatoria, contenendo una riduzione del principio di libero mercato. Ponendo restrizioni rigidissime di fatto vieta l’installazione di impianti di riscaldamento alimentati a biomasse. Sulle biomasse grava un vero e proprio stigma: la loro combustione sarebbe più inquinante di quella da qualsiasi combustibile fossile, soprattutto in termini di particolato.
“C’è un errore di visione – afferma Paolo Giarda, responsabile sviluppo energie rinnovabili di Carbotermo, società che ha sviluppato una importante filiera nell’area delle biomasse – Ci si concentra sul combustibile, invece che sulla tecnologia di combustione. Per capirci: benzina e gasolio sono sempre gli stessi da decenni, ma ciò che ha reso e continua a rendere sempre meno inquinante la combustione è la tecnologia dei motori.” Le varie categorie Euro, alle quali negli anni i possessori di autoveicoli devono adeguarsi, classificano infatti i mezzi, non i carburanti.
“Oggi – prosegue Giarda – le moderne caldaie a biomassa sono in grado di produrre emissione di particolato vicino allo zero, con effetti climalteranti inferiori a quelli del gas, fra le altre cose. Riguardo il presunto danno ambientale, qualora ci fosse, dipenderebbe da quello che si brucia. Al contempo è vero anche che le biomasse producono un impatto sostanzialmente uguale a zero, poiché la CO2 che rilasciano a seguito della combustione è esattamente quella che viene assorbita dai vegetali nella loro crescita”.
C’è però chi sostiene che il danno ambientale venga fatto a monte, nella misura in cui per soddisfare la richiesta di biomasse si potrebbe finire per disboscare. “Anche su questo tema il racconto è da smentire con i numeri – continua Paolo Giarda – La superficie boschiva italiana è aumentata del 300% negli ultimi 50 anni, da 4 milioni a 12 milioni di ettari. Complessivamente è di 30,2 milioni di ettari. Il patrimonio boschivo europeo è aumentato del 220%. Il bosco cresce in Italia di 900 m² al minuto. Ma il fatto principale è che le biomasse destinate alla combustione sono costituite in gran parte da scarti agricoli: dai noccioli di frutta, in pratica. Sono disponibili materiali di scarto sufficienti a sostituire 20 miliardi di metri cubi di gas. Tutto prodotto potenzialmente internamente al massimo europeo”. Considerando che a Milano una famiglia media di 4 persone consuma 940 metri cubi di gas all’anno, ci sarebbe combustibile sufficiente per soddisfare le esigenze di 20 milioni di famiglie simili.
Gli ultimi anni hanno reso chiaro che una politica di città green deve tenere conto di un concetto di sostenibilità ampio, che comprenda anche quella economica e la disponibilità di risorse: avere a disposizione un combustibile per il quale non si dipenda da qualche paese egemone e dai conseguenti rischi di oscillazioni dei prezzi è l’altro obiettivo della decarbonizzazione. Ma allora perché l’amministrazione metropolitana sembra continuare a considerare le biomasse come qualcosa di contrario ad un cammino verso una città green? “Lo ripeto – chiosa Giarda – per un vizio di visione. Ci si concentra sul combustibile, senza pensare alle tecnologie con le quali lo si utilizza. Del resto in senso opposto va la Regione Lombardia con la DGR 5360 che, in sostanza, disciplina l’installazione degli apparecchi alimentati a biomassa in funzione delle prestazioni di questi: nelle zone sotto i 300 metri sul livello del mare, quindi ad esempio a Milano, devono essere installate caldaie di efficienza addirittura superiore a quelle classificate a ‘5 stelle’, cioè la massima tecnologia oggi applicata”.
È attesa entro dicembre Ecodesign, la normativa europea che regola i fattori emissivi degli apparecchi di combustione a biomassa, un regolamento immediatamente valido per tutti i paesi dell’Unione. Ci sono notizie di una revisione del decreto 186/2017: si parla di adozione di nuove tecnologie con emissioni climalteranti addirittura del 94% inferiori rispetto al gas. C’è l’esempio delle capitali europee più virtuose. Vienna ha sviluppato uno dei più grandi impianti di teleriscaldamento a biomassa in Europa, che serve oltre 250.000 abitazioni. Stoccolma ha convertito il 90% dei suoi sistemi di riscaldamento pubblico a biomasse e altre energie rinnovabili. Copenaghen si distingue con il suo piano “Carbon Neutral 2025”, dove gli impianti a biomassa giocano un ruolo fondamentale, con oltre il 35% del riscaldamento urbano già alimentato da questa fonte.
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