Ciò che sta accadendo in Europa in questi giorni ci parla ancora di quanto sia indispensabile un campo, articolato, ma robusto e solidale di forze riformiste, laiche, cattoliche e liberaldemocratiche. La polarizzazione, la pura propaganda, alla fine fa sempre e solo il gioco di chi sta bene rinserrato su posizioni di comodo, tanto roboanti, quanto inefficaci. Questo giornale ha un nome che è di per sé una linea precisa, senza sconti. Questa pagina, Ambrogio, la concentra sulla più importante e vera esperienza civica e amministrativa che la rappresenti nel nostro Paese. A distanza di qualche settimana, torniamo a parlare di Milano e di un possibile progetto politico civico e liberaldemocratico, perché la sensazione è che tutti i soggetti che erano chiamati ad una riflessione veloce, stiano invece vivendo un pericoloso disorientamento, se non una vera e propria paralisi.

Una discussione sul terzo polo

Una discussione su autonomia dell’ex terzo polo o cammino verso una sorta di Margherita 2.0 è insensata e nominalistica. L’ area del terzo polo esiste e anche nel modo un pò sgangherato nel quale ha partecipato alle elezioni europee, ha preso il 13% dei voti. E sia ben chiaro, l’elettorato del terzo polo è perfettamente sovrapponibile e, con altrettanta chiarezza, sono molti, troppi, gli elettori che non hanno capito le ragioni di merito delle divisioni. Milano ha le carte in regola per definire proposte e mettersi in gioco. Se al terzo polo sommiamo la rete civica riformista, una parte grande importante della quale è rappresentata dalla Lista Sala, ebbene possiamo pensare a un’area di influenza e di visione e di equilibrio riformista decisiva per la città, l’area metropolitana e significativa per l’Italia.

Il Paese vive un confronto politico sull’autonomia, ancora una volta surreale, fatto di propaganda, invece che di valutazioni sulla progettualità. A Bruxelles va in scena la tragicommedia di un Paese sempre più piccolo che fa la voce grossa. Davvero basta così. A Milano possiamo e dobbiamo semplicemente avere il coraggio e il senso di responsabilità di essere quel che siamo, per storia e natura: metropolitani. Qui vivono anime popolari, liberali, progressiste abituate a confrontarsi con i grandi progetti, con i cambiamenti, con il senso civico. Qui, da sempre, chi cede alla tentazione della propaganda ideologica si ritrova perdente, fuori dalle realtà, coì come chi si guarda l’ombelico convinto di poter difendere piccole rendite da posizioni. Qui l’autonomia e l’Europa, sappiamo cosa sono davvero, perché ci siamo dentro. Da decenni. Allora cominciamo. Prepariamoci a lanciare un autunno riformista, che inizi dal governo della città, in modo coraggioso. Unire, federare, significa questo. Servono un po’ di coraggio, credere nelle proprie idee e un po’ di propensione al rischio. Tutto qui.

Sergio Scalpelli

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