Chi ne paga le spese? Gli avvocati e i poveri disgraziati...
A Napoli la giustizia si arrende: riprendono le udienze ma resta il solito caos
Le scene di caos alle quali abbiamo assistito nelle scorse ore all’ingresso degli uffici del giudice di pace di Napoli, dove un addetto al controllo degli accessi è risultato positivo al Covid-19 e la disponibilità di un solo termoscanner ha provocato enormi disagi, fanno parte di un film horror iniziato con l’ampia discrezionalità concessa dal legislatore ai diversi capi degli uffici giudiziari per l’adozione dei provvedimenti volti a organizzare e a regolamentare la ripresa dell’attività giudiziaria. Questa scelta ha creato una disomogeneità sull’intero territorio nazionale. Le decisioni prese dai magistrati, infatti, sono state diverse nelle varie zone del Paese e scontano le ataviche problematiche dell’edilizia giudiziaria e della mancanza di personale amministrativo e di giudici o, comunque, risentono dei rapporti di forza con le associazioni di categoria e con i Consigli degli Ordini territoriali.
Anche dopo la fine dell’emergenza decretata il primo luglio, è rimasto il dovere dei capi degli uffici giudiziari di assicurare criteri organizzativi in conformità alle prescrizioni sanitarie attualmente in vigore e necessarie a scongiurare un riaccendersi di focolai di epidemia. Non solo resta fermo l’obbligo di rispettare la distanza di almeno un metro tra le persone, il divieto di assembramento, la pulizia e la sanificazione dei locali, l’uso della mascherina, il lavaggio delle mani e l’utilizzo di soluzioni idroalcoliche, ma i criteri organizzativi dell’attività giudiziaria devono rendere concretamente possibili e attuabili le predette prescrizioni sanitarie.
Ed ecco che si presenta la scena apocalittica vista nelle scorse ore davanti all’ufficio del giudice di pace di Napoli: è una scena contra legem e già annunciata da tempo. All’ingresso un’unica fila interminabile di avvocati, parti e testimoni dovuta alla disponibilità di un solo termoscanner. E, a un certo punto, vista la lunghissima fila creatasi all’ingresso che ha causato anche la paralisi del traffico in via Foria, è stato deciso di far entrare tutti (avvocati, parti, consulenti e testimoni) senza sottoporli a controllo mediante termoscanner. E ciò è ancora più grave atteso che parti e testimoni sono entrati all’interno dell’ufficio giudiziario senza esibire alcun documento e senza registrarsi al presidio posto all’ingresso della caserma Garibaldi.
È inaccettabile! Sono state violate tutte le norme sanitarie disposte per legge! Dobbiamo purtroppo riscontrare, oltre alla mancanza di risorse per la giustizia, anche l’incapacità di ridurre i disagi. Chi ne risponderà di tutto questo? Noi avvocati non possiamo lavorare in queste condizioni. E i cittadini meno abbienti che dovrebbero vedersi tutelati i diritti davanti al giudice di pace ne subiscono le conseguenze più gravi.
Occorre un’immediata ripresa dell’interlocuzione con i capi degli uffici giudiziari napoletani e trovare soluzioni condivise e immediate o, in subordine, denunciare pubblicamente i motivi dei grandissimi disagi arrecati ai cittadini, con assunzione da parte di ognuno delle proprie responsabilità, oltre a quelle già acclarate del Ministero della Giustizia. Non c’è più tempo!
© Riproduzione riservata