Arriva il primo stop al sogno del Ponte sullo stretto di Messina. A sbarrare la strada alla promessa di Salvini è proprio il partito alleato di governo, Fratelli d’Italia, attraverso le parole del capogruppo alla Camera Tommaso Foti: “Il ponte di Messina in manovra è una spesa di investimento e quindi penso possa essere una posta di bilancio che riguarda un programma pluriennale. Nel 2024 bisogna vedere, io dubito che saremo già agli appalti. Allo stato mi pare che non abbiamo un progetto esecutivo – ha detto Foti – poi io non mi occupo della progettazione. Prudenzialmente posso pensare che nel 2024 ci possa essere il progetto esecutivo”. A dire che i lavori sarebbero partiti nel 2024 è stato proprio il vicepremier Salvini, ed è scritto anche nel decreto che il progetto esecutivo deve essere approvato entro il 31 luglio 2024 e subito dopo, secondo il ministro dei trasporti, dovrebbero partire i lavori.

Ma per non essere da meno sul tema ieri è intervenuto anche il terzo capo della coalizione di governo, Antonio Tajani, frenando a sua volta: “La prima pietra nel 2024? Sono pragmatico – ha spiegato il ministro degli Esteri – Bisogna essere sempre seri. Ai cittadini bisogna sempre dire la verità, non prenderli in giro, non fare né promesse apocalittiche né analisi distruttive. Stiamo lavorando per realizzare il Ponte, vedremo quali saranno i tempi e gli investimenti che si possono fare in questa manovra”. L’opera, aggiunge però il titolare della Farnesina, “si deve fare e si farà perché è un impegno di FI, era una scelta fatta da Silvio Berlusconi e intendiamo realizzarla”.

Sì ma quando? Sono più di 50 anni che si deve fare, e non si fa. Con la manovra dell’anno scorso è stata riattivata la società Stretto di Messina spa, che era in liquidazione. Entro sabato Webuild consegnerà la documentazione di aggiornamento del progetto, come ha spiegato l’ad Pietro Salini. E nella prossima, “ci sarà un primo stanziamento connesso all’effettivo allestimento dei cantieri”, come ha assicurato il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, presentando la Nadef. E infatti dopo la frenata di Fratelli d’Italia, subito il ministro dell’economia – che pure chiede ai suoi colleghi di non esagerare con le richieste per la manovra – interviene a sostegno del suo leader di partito. “Nel 2024 ci sarà un primo stanziamento connesso all’effettivo allestimento del cantiere”, ha detto Giancarlo Giorgetti, presentando la Nadef. “Il fondo opere infrastrutturali finanzierà come altre infrastrutture anche il Ponte sullo Stretto. Il profilo temporale e l’impegno economico dipendono da quello del progetto e i relativi stati di avanzamento. Il ministero delle Infrastrutture ha trasmesso la scadenza temporale dell’impegno”.

Per Matteo Salvini servirà una copertura “non superiore ai 12 miliardi spalmata nei prossimi 15 anni”. “Quando fai la legge di bilancio cadono tanti uccelli del malaugurio. O un finanziamento per il Ponte c’è o non c’è, terzium non datur – ha risposto Salvini – E visto che siccome ci sarà…”. Ricordando che la norma che dà vita al ponte sullo Stretto compie 52 anni a dicembre, “l’obiettivo è che il cinquantaduesimo compleanno coincida con la copertura economica dell’intero costo che non dovrà superare i 12 miliardi nei prossimi 10 anni con una ricaduta positiva per il Pil ampiamente superiore all’investimento fatto”. Salvini ha anche annunciato di aver invitato il commissario europeo per i trasporti Adina Valean, “sempre stata attenta alle proposte e alle necessità italiane, all’apertura dei cantieri per il ponte nell’estate 2024″.

Intanto i Verdi presenteranno oggi la loro proposta di legge per “istituire un Parco nazionale dello Stretto di Messina e della Costa Viola”, così da bloccare la costruzione del ponte. “Mi ricordo nottate di battaglie sulla Tav quando eravamo al governo coi 5 stelle – ha risposto Salvini – Ricordo che c’erano i no autolaghi un secolo fa ma anche i no autosole. Ma c’erano anche i no cupola quando Brunelleschi partì con l’ardito progetto della cupola a Firenze perché dicevano ‘non serve, non sta su, costa troppo, cade’. Se nel weekend passate per Firenze la cupola è lì, a Dio piacendo, ed è un unicum al mondo. Quindi ci sono i ‘no ponte’ che dicono che non serve… Gli uccellini, i maremoti, venti, terremoti. Il ponte lo fanno gli ingegneri”. Ma dubbi sul fatto che parta l’anno prossimo sono arrivati anche dal Ministro del Mare Nello Musumeci: “Che il cantiere apra il prossimo anno o quello successivo è un tema che non mi appassiona. Certo è che questo governo vuole fare il ponte, non per capriccio, ma perché è un’infrastruttura strategica per collegare l’Europa”.

Al momento le stime del governo, messe nero su bianco nell’ultimo Allegato Infrastrutture, valutano in 13,5 miliardi il costo del Ponte, cui devono essere aggiunti altri 1,1 miliardi per i collegamenti ferroviari e un’altra cifra (non ancora stimata ma minore) per quelli stradali. Sarà un ponte sospeso con un’unica campata lunga 3,3 chilometri e larga 60 metri. La lunghezza totale, compresa la parte che toccherà terrà, sarà di 3,6 chilometri. La struttura dovrebbe essere sostenuta da due piloni alti circa 400 metri. Il ponte sarà in grado di ospitare due carreggiate stradali, ognuna con tre corsie (due per la circolazione e una di emergenza), oltre a una linea ferroviaria a doppio binario. Questo consentirà un flusso di 6.000 veicoli all’ora e fino a 200 treni al giorno, rivoluzionando la mobilità nell’area e nell’intero Sud Italia. “Il Ponte costerà 11-12 miliardi, una cifra che è meno della metà di quello che è costato finora il Reddito di cittadinanza – ha detto Salvini – Solo che il Reddito si esaurisce subito, il Ponte sarà l’opera più importante dell’inizio del secolo ventunesimo, un biglietto da visita straordinario di questo Governo e dell’Italia”.
Su questo siamo d’accordo, Salvini non deve convincerci che il Ponte sullo Stretto serve. Deve realizzarlo. Se è come racconta, che il progetto è pronto e il cantiere fattibile, ciò che manca è solo la politica. E i soldi. Mes?