Abbiamo un vincitore tra gli odiatori: il primo premio va a Montanari. È lui quello che la spara più grossa

In qualità di Rettore dell’Università per stranieri di Siena, Montanari ha deciso autonomamente di non mettere le bandiere a mezz’asta per la morte dell’ex presidente del consiglio, con una spiegazione che riassume in pillole decenni di idiosincrasia della sinistra intellettuale verso il fondatore della Tv commerciale. «È vero che Berlusconi ha segnato la storia, ma lo ha fatto lasciando il mondo e l’Italia assai peggiori di come li aveva trovati», ha scritto il rettore ai docenti, come fosse titolato anche ad assegnare pagelle morali e giudizi definitivi.

Come minimo, lo storico dell’arte deve avere una grandissima considerazione di sé e del suo ruolo. Gli insidia il primato Giuseppe Conte, che probabilmente domani sarà l’unico leader a non partecipare al funerale di Silvio Berlusconi. Ben piazzata la redazione del Fatto Quotidiano: imputato seriale, pregiudicato, con lui la Repubblica delle Banane, per anni ha finanziato Cosa Nostra, i titoli che oggi ci regala il quotidiano di Marco Travaglio. Una riedizione dello stesso livore che il giornalista riservò a Bettino Craxi.

In questa macabra galleria, non poteva mancare Vauro, «Entri l’imputato», «Veramente avrei l’uveite», risponde Silvio davanti al giudizio divino. Oggi nella categoria new entry, rientra una vecchia conoscenza, quella Rosy Bindi che tante volte si è esercitata con polemiche violentissime contro Berlusconi, costruendoci di fatto la sua carriera di indomita guerriera. Ha detto la Bindi ad Un giorno da pecora: «Il lutto nazionale per una persona divisiva com’è stato Berlusconi secondo me non è una scelta opportuna». Polemiche che evidentemente non si fermano neanche dopo la morte del ‘nemico’. Si dirà sfottò prevedibili, ed è anche vero, ma come al solito sono i social a far esplodere la cloaca delle offese gratuite, dei dileggi, dei giudizi sommari, comunque inappropriati a poche ore dalla morte del leader politico.

E se da una parte si può giudicare come intensa la testimonianza di Romano Prodi sull’avversario di sempre, non altrettanto si può dire di alcune reazioni politiche nettamente più scomposte. A Genova, ad esempio, durante il minuto di silenzio del Consiglio Municipale congiunto tra il Municipio Centro Ovest e Polcevera, i consiglieri Pd e del M5S vedono bene di abbandonare l’aula per protesta. Poco più a sud, a Sesto Fiorentino, alle porte di Firenze, il sindaco Lorenzo Falchi (sinistra di Fratoianni) annunciando misure ridotte del suo Comune nel giorno del funerale di Stato, si improvvisa storico e giudice: «La decisione della Presidenza del Consiglio dei Ministri in merito all’indizione del lutto nazionale è del tutto inusuale e inappropriata, frutto di valutazioni squisitamente politiche».

Eccessi che riguardano una parte e l’altra, gli ultraberlusconiani come gli eterni detrattori, che continuano a rendere impossibile una valutazione oggettiva della lunga stagione del Cavaliere e dei cambiamenti positivi e negativi che ha introdotto. Inutile, Silvio deve essere a tutti costi Santo o Satana.