La provocazione
Abolizione del Trentino Alto Adige, la mozione della destra separatista che imbarazza Meloni e Salvini
La notizia da queste parti è dirompente.
Certo, lo è perché riguarda il futuro della speciale autonomia del Trentino Alto Adige. Lo è per il Trentino che vedrebbe disegnato a sua discapito e da altri, un futuro da autonomia depotenziata e forse addirittura differenziata. Ma la notizia è politicamente dirompente perché vedrebbe l’SVP spingere l’abitudine agli accordi politici unilaterali con il Governo centrale, ad un punto tale da rompere l’asse con la politica trentina.
La notizia è questa. I partiti di destra separatista altoatesina Juergen Wirth Anderlan – JWA, Die Freiheitlichen – dF e Süd-Tiroler Freiheit – STF – questi ultimi in maggioranza – ormai consolidata – con SVP, FdI e Lega – hanno presentato una mozione per l’abolizione del Trentino Alto Adige.
Che i separatisti vogliano non solo spezzare l’asse istituzionale e politico col Trentino ma anche rompere con l’Italia, è cosa nota. Ed una Mozione in tal senso in passato non avrebbe stupito. Stupisce oggi eccome invece che l’SVP possa ritenere compatibile la propria azione di Governo e la propria strategia politica con chi la pensa così.
Su questo all’SVP vanno chiesti chiarimenti. Così come andrebbe chiesto ai nazionalisti di FdI se posizioni nettamente separatiste siano compatibili con la sbandierata unitarietà nazionale. Ma si sa che ultimamente la coerenza dei “Fratelli” è inebriata dal potere ed ha perso la bussola.
Tra pochi giorni verrà presentato il programma di governo in Alto Adige della antistorica maggioranza tra SVP e le destre, ed è arrivato il momento di chiedere alla SVP massima trasparenza su punti come il futuro della Regione e l’unitarietà dello Statuto d’autonomia.
Lo chiediamo da trentini prima di ogni altra cosa. E lo chiediamo da politici che credono nella storia e nel futuro dell’autonomia. Davvero le voci di un accordo della SVP con la Meloni per il superamento dello Statuto unico di autonomia sono fondate? Davvero potrebbero usare la presenza in maggioranza dei separatisti per giustificare un passaggio politico e istituzionale tanto dirompente e grave?
Certo i sospetti dei trentini avveduti non nascono da ieri, ma da una serie di accordi gestiti dall’Alto Adige in modo sempre più unilaterale con Roma. Sospetti si sono trasformati in dubbi concreti quando nell’ottobre 2022 durante il discorso sulla fiducia al suo Governo delle destre, la Meloni pronunciava queste parole: “Per la provincia di Bolzano tratteremo del ripristino degli standard di autonomia che nel ’92 hanno portato al rilascio della quietanza liberatoria Onu”. Tutti a dire che forse non sapeva che lo Statuto d’autonomia è unitario tra Trentino e Alto Adige e nasce da un accordo internazionale. Alcuni, pochi a dire invece, lo sa perfettamente ma il Suo disegno politico è un altro. Ed era un altro in accordo con l’SVP: avviare un percorso che superasse l’assetto unitario della Regione e dello Statuto.
Per questo è giunto il momento di chiedere all’SVP chiarezza.
Sarebbe pure arrivato il momento in cui i trentini chiedano conto a Fugatti del molto lavoro nell’interesse della Lega e dello scarso e inefficace lavoro a favore dell’autonomia del Trentino (tra i danni più gravi e “costosi” si ricordi la rinuncia della clausola di sterilizzazione dei minori gettiti fiscali derivanti dalla riforma tributaria o anche dallo stupefacente silenzio sulla proroga della concessione A22). Quando la Meloni, in sede di richiesta di fiducia, dimenticó il Trentino, i parlamentari trentini di destra votarono a favore dicendo che loro avevano fiducia piena e cieca che tutti lavorassero in modo trasparente.
Bene ora siamo alla prova del nove. Capire sino a che punto si spingerà l’autolesionismo delle classi dirigenti trentine e l’autoconvincimento che tutto sia normalizzabile, fa parte di una maturità e consapevolezza ancora non all’ordine del giorno. E nel frattempo altri stanno disegnando il loro futuro e purtroppo quello del Trentino.
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