Sono sempre di meno le donne che ricorrono all’interruzione di gravidanza, sono sempre di più gli aborti farmacologici. Il tasso di aborto ogni 1000 donne di età compresa tra i 15 e i 49 anni, è a livello nazionale del 5,4%. Un diminuzione, rispetto al 2019, del 9,3%. Le statistiche cambiano per le donne straniere. In questo caso il valore è del 28,5%. Secondo i dati comunicati lo scorso giugno dal Sistema di Sorveglianza Epidemiologica (SSE), nel 2020 sono state 66.413 le donne italiane che hanno abortito. Di queste circa 6mila sono in Campania.

Ad aver contribuito alla diminuzione dell’interruzione di gravidanza sono stati diversi fattori. In primis l’utilizzo della contraccezione. Poi le tante campagne informative ma anche la prassi dell’obiezione di coscienza. In Italia il 64,6% dei ginecologi che praticano l’interruzione di gravidanza sono obiettori di coscienza. Un numero calato rispetto al passato ma sempre molto elevato. In Campania sono 202 i ginecologi che praticano interruzioni di gravidanza ma il 73,5% di essi è obiettore di coscienza. Non solo, a causa di quest’alta incidenza, il lavoro dei ginecologi non obiettori è maggiorato dell’1,9%. Questo, oltre che in Campania, si verifica solo in Puglia e in Molise. In pratica, una parte di medici esponenti della stessa disciplina specialistica, sono condannati a lavorare di più solo perché applicano la legge 194.

Una sorta di discriminazione di Stato. Di seguito lo specifico scenario della Campania descritto dal SSE. Sono state 3.909 le donne che hanno interrotto la gravidanza prima dell’ottava settimana, 1.261 hanno dovuto ricorrere ad un’operazione urgente. Sono state 117 le donne minorenni che hanno abortito. Delle 5.826 donne con età superiore ai 18 anni che hanno voluto interrompere la propria gravidanza, 1.278 hanno un’età compresa tra i 15 e i 49 anni. Un dato che si posiziona in linea con quello nazionale che vede il maggior numero di aborti praticato su donne di età compresa tra i 25 e i 34 anni. Anche in Campania il tasso di aborto è calato rispetto al 2019 ma del 10,2%.

La parte più consistente di donne che hanno abortito sono nubili (49,7%), sposate (44,4%), con licenza superiore (45,8%) e media (38,4%). Sono casalinghe (37,3%), occupate (31,7%) e disoccupate (19,5%). In Campania vi sono 150 consultori pubblici per un rapporto di 1,2 ogni 1000 donne, di 0,5 ogni 2mila abitanti. Il 74% degli interventi è eseguito entro 14 giorni dalla presentazione della certificazione necessaria. La maggioranza delle donne straniere che hanno abortito sono dell’Europa dell’Est (321). La Campania, come la stragrande maggioranza delle altre regioni, non garantisce ancora l’aborto farmacologico per una gestazione di 63 settimane (l’Italia si è adeguata all’Europa da un punto di vista legislativo solo nel 2020).

Un dato interessante è stato pubblicato dalla Fondazione Veronesi: l’ultima rilevazione degli aborti clandestini risale al 2012. Ne erano stati calcolati dai 12mila ai 15mila. Tra i 3mila e i 5mila per le donne straniere. Insomma, come tutti i fenomeni sociali, anche l’aborto – di fatto un diritto per legge – è garantito in base al luogo di nascita, al titolo di studio, al ruolo professionale. Pratica spesso messa in discussione, l’interruzione di gravidanza ha subito un grave ritorno al passato a causa della decisione della Corte Suprema degli Stati Uniti che l’ha resa illegale. Un episodio che ha rimesso al centro del dibattito pubblico il tema dell’aborto. Argomento entrato anche nell’attuale campagna elettorale italiana. Un chiacchiericcio che però ha tralasciato l’aspetto più importante: la libertà di scelta delle donne. Quest’ultima non può più dipendere dagli obiettori di coscienza.

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Nato a Napoli il 26 maggio 1986, giornalista professionista dal 24 marzo 2022