L’ultima l’ha combinata in Germania. A Berlino, dinanzi al Cancelliere Olaf Scholz, Mahmūd Abbās – noto come Abu Mazen – ha accusato Israele di aver commesso, «dal 1947 ad oggi, 50 olocausti in altrettanti località palestinesi». Si, ha utilizzato proprio quella parola “OLOCAUSTO”, pronunciata a casa di un popolo che con la shoah e il programmato sterminio degli ebrei ha un rapporto delicato e sofferto. Parole che non solo hanno offeso la storia e la memoria ma che hanno rappresentato una mistificazione e una narrazione fittizia del conflitto israelo palestinese. Purtroppo i napoletani sono concittadini di Abu Mazen.

A conferirgli la cittadinanza onoraria è stato il sindaco in bandana Luigi de Magistris. Ciò avvenne nell’aprile del 2013, quando l’ex primo cittadino raggiunse il suo acme di retorica e ideologia anti israeliana dinanzi al leader palestinese. Per l’occasione de Magistris annunciò che erano «state messe in campo una serie di iniziative tra la città di Napoli e le città di Nablus, Gerico, Betlemme e Gerusalemme». Progetti in settori quali la cultura, la ricerca, l’economia e l’imprenditoria. Che fine abbiano fatto tutte queste promesse nessuno lo sa. Il corteggiamento dell’estremismo arabo da parte di quella giunta non deve certo meravigliarci. Dema aveva il suo serbatoio elettorale nei centri sociali, ovvero quelle organizzazioni di estrema sinistra da sempre nemiche di Israele.

Ma ci sono stati altri episodi che hanno confermato la distanza dell’ex pm con lo stato ebraico. “Giggino” cercò di conferire la cittadinanza anche al terrorista Bilal Kayed; fece proiettare in Comune un film dal nome “Israele, il cancro”; ospitò nella sala consiliare un convegno con gli aderenti al Movimento per il boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (Bds) contro Israele; chiese in Consiglio, come se il suo fosse stato un governo autonomo e nazionale, di votare l’embargo militare ad Israele, benedicendo tutte le imbarcazioni che da Napoli si recavano provocatoriamente a Gaza; accolse a Palazzo San Giacomo i soli atleti palestinesi quando la città ospitò le Universiadi. Un curriculum, quello di de Magistris, del tutto sbilanciato verso una sola parte. Infine le ultime due gaffe. Prima, l’aver snobbato eventi e commemorazioni come l’inaugurazione di 9 pietre d’inciampo, installate in Piazza Bovio, per ricordare le vittime napoletane del genocidio voluto da Hitler: Amedeo Procaccia, Iole Benedetti, Aldo Procaccia, Milena Modigliani, Paolo Procaccia, Loris Pacifici, Elda Procaccia, Luciana Pacifici, Sergio Oreste Molco.

Poi, nel 2019, la nomina ad assessore alla Cultura di Eleonora De Majo (al posto di Nino Daniele, una decisione inspiegabile), la “regina” dei centri sociali. Quest’ultima aveva paragonato il sionismo al nazismo, definendo gli israeliani come dei «porci, accecati dall’odio, negazionisti e traditori finanche della loro stessa tragedia». L’ex primo cittadino, per smorzare gli animi, avrebbe potuto simbolicamente insignire della stessa onorificenza Shimon Peres, statista israeliano. Un passo indietro che avrebbe un minimo riequilibrato pesi e misure, anche rispetto ai rapporti con la comunità ebraica locale. Ma chi è Abu Mazen. Oltre ad essersi laureato con una tesi con forti denotazioni negazioniste, il leader palestinese non ha mai preso nette distanze dal terrorismo islamico. Dal 2005 è ininterrottamente Presidente dell’Autorità nazionale palestinese (Anp) e presidente dello Stato della Palestina. In pratica, è come se in Italia un leader di partito diventasse e restasse premier per quasi 20 anni, senza che ci fossero più state le elezioni.

E anche in caso di consultazioni ci saremmo trovati di fronte a esiti elettorali “bulgari”. Cosa è questa se non una dittatura? Un regime che ha spremuto i palestinesi e causato l’egemonia terroristica di Hamas nella striscia di Gaza. Per non parlare della presunta corruzione della quale Abu Mazen pare sia colpevole. Soprattutto in merito ai tanti miliardi che gli stati occidentali hanno versato nelle casse palestinesi. A cosa sono serviti tutti quei fondi? A trovare la pace, una soluzione ai due stati, a migliorare le condizioni di vita dei palestinesi o a riempire le tasche dei loro rappresentanti politici? Non lo sappiamo. Sarebbe un bel gesto se il sindaco Gaetano Manfredi revocasse la cittadinanza onoraria ad Abu Mazen. Un piccolo grande passo di discontinuità rispetto alla precedente amministrazione.

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Nato a Napoli il 26 maggio 1986, giornalista professionista dal 24 marzo 2022