Il capo dei pm milanesi in pensione a novembre
“Accoltellato alla schiena da Storari, la Procura di Milano è sotto attacco”, Greco grida all’accerchiamento
Il Procuratore Capo di Milano Francesco Greco grida all’accerchiamento. “Questa Procura ha sempre rappresentato l’indipendenza e la libertà dei magistrati. È questo simbolo che deve essere abbattuto. Io non ho mai visto una campagna mediatica quotidiana così compatta e violenta come quella che è in corso in questi mesi, utilizzando la vicenda Storari e l’assoluzione in primo grado dell’Eni”. È quanto ha dichiarato il procuratore che a Milano ha cominciato alla fine degli anni ’70 e che a Milano finirà da Procuratore Capo a novembre in una lunga intervista a Milena Gabanelli su Il Corriere della Sera. Un’intervista da fine ciclo.
Lunga e piena di spunti: dal ruolo di Milano e la minaccia che su questa sarebbe incombente, dal caso della Loggia Ungheria a Processo Eni, dalle inchieste che hanno segnato la storia della Repubblica alla lettera di solidarietà a Storari firmata dai magistrati milanesi. “Certo quella lettera dei colleghi mi lascerà un segno” ammette infine Greco. Ed è proprio nelle parti legate alla Loggia Ungheria – questa lista di una 70ina di nomi tra magistrati, giudici, politici, imprenditori e giornalisti svelata dall’avvocato Piero Amara – che l’intervista è più succulenta. Una “slavina”, come scrive la giornalista, sulla Procura di Milano: “Greco finisce sulla graticola e Storari al consiglio di disciplina”.
Greco era considerato la “mente finanziaria” del pool di Mani Pulite e delfino di Edmondo Bruti Liberati, storico esponente di Magistratura Democratica, la corrente nata negli anni ’60. Andrà in pensione il prossimo 14 novembre, e non c’è alcuna conferma sulle voci che lo vedevano dimissionario prima della scadenza. Greco è stato indagato nell’ambito del caso della “Loggia Ungheria”, atto dovuto, per omissione di atti d’ufficio. Avrebbe ritardato l’apertura di un fascicolo (avvenuta a maggio 2020) sulle dichiarazioni messe a verbale dall’avvocato Amara nel dicembre 2019 al Procuratore Aggiunto Laura Pedio e al Sostituto Procuratore Paolo Storari, titolari delle indagini su quello che è stato ribattezzato “falso complotto Eni”.
Greco definisce il gesto di Storari – che per l’atteggiamento con il quale la Procura di Milano non stava a suo parere dando la giusta attenzione alle dichiarazioni di Amara, consegnò i verbali all’allora membro del Consiglio Superiore della Magistratura Piercamillo Davigo – “una coltellata alla schiena” che mai si sarebbe aspettato. “A dimostrazione del clima di fiducia reciproca, lui stesso in una email (successiva alla consegna dei verbali) si oppone alla mia proposta di potenziare il pool investigativo asserendo di trovarsi molto bene a lavorare con la collega Pedio e con me”. Per Greco Storari ha reagito irresponsabilmente – “aver fatto uscire dal perimetro del segreto investigativo dei verbali secretati è un atto irresponsabile, tanto più per un magistrato inquirente, e ha pregiudicato le indagini” – e non ha rispettato alcuna regola. Spera che il Procuratore di Brescia (competente su Milano) archivi subito in quanto “nessun sollecito, nessun contrasto, nessuna inerzia è emersa perché non c’è mai stata. Anzi faccio notare che è stato il sottoscritto a sbrogliare la questione delle iscrizioni imponendo quella di Amara e dei suoi sodali per Ungheria, mentre Storari le aveva volontariamente omesse. Infine, quando ha proposto un cronoprogramma investigativo, lo ha potuto eseguire con la collega Pedio senza alcun limite”.
Il Procuratore Capo si dice anche certo che “l’uscita era nell’interesse di Davigo che non si è preoccupato assolutamente della sorte del procedimento e quando ha lasciato il Csm quei verbali li ha abbandonati. Fatto imbarazzante“. Tutto un tradimento questa faccenda sull’asse Brescia-Milano-Roma. Quando il Procuratore Generale della Cassazione Giovanni Salvi ha chiesto al Csm il trasferimento cautelare d’urgenza e il cambio di funzioni (bocciati) di Storari, la lettera di solidarietà per l’aggiunto è stata firmata da 56 magistrati su 64, per “mancanza di chiarezza”. E Greco spiega che quella “presunta mancanza di chiarezza era ed è dovuta al fatto che io non ho voluto diffondere direttamente la mia versione dei fatti, che peraltro è l’unica che si fonda su documenti e circostanze storiche. Ho preferito seguire i canali istituzionali”. E comunque, prima di ammettere l’amarezza per le adesioni, dice di non aver mai visto “quel documento firmato” e che “addirittura il Csm ne parla senza che sia stato prodotto”.
Greco sottolinea con enfasi “il tentativo di decapitare la Procura di Milano”, “un simbolo che deve essere abbattuto”, e Gabanelli le chiede se c’è un disegno più ampio dietro tutto ciò: “Veda lei. Se stiamo ai fatti la Procura di Milano rappresenta da decenni un’anomalia, per la capacità di svolgere un ruolo cruciale e sempre innovativo sia sul fronte della legalità politica ed economica nazionale e internazionale, che nei fenomeni criminali che accompagnano il costume sociale”. E comunque, chiosa Greco, “sono certo che questa Procura non cambierà pelle … almeno me lo auguro”.
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