Sbattuto in carcere per mesi, sei anni di calvario giudiziario, l’accusa che ne chiedeva otto di condanna per violenza sessuale e maltrattamenti. Si è chiuso con assoluzione completa il procedimento ai danni di un uomo accusato dalla figlia, che però si era inventata tutto. Capricci di una ragazza, per una storia d’amore osteggiata, che però sono costati carissimo a una famiglia di Pavia. “Quando ho visto che mio padre che veniva portato in carcere, ho capito di aver commesso un errore gravissimo ad inventarmi quelle accuse”, ha raccontato la ragazza. Troppo tardi: per il pubblico ministero era stato il padre a costringere a ritrattarla. Ci sono voluti sei anni in tutto per la completa assoluzione.
A inizio 2017 l’uomo, un 48enne di etnia Rom, che vive in un rione popolare di Pavia, era stato accusato di violenza sessuale nei confronti della figlia e di maltrattamenti alla moglie. Ad accusarla proprio la figlia. Aveva raccontato agli inquirenti che il padre la vessava, che le aveva impedito di vestire in un certo modo, di frequentare amiche italiane. Intimidazioni e maltrattamenti che erano diventati anche fisici, botte e cinghiate, abusi sessuali. Ed era scattato subito l’arresto.
Quando aveva soltanto quindici anni era scappata di casa, aveva trovato ospitalità presso una lontana parente. Voleva frequentare il suo fidanzato senza problemi. Problemi che le metteva il padre, la famiglia, timorosa che la ragazza potesse finire in un brutto giro. Dopo aver raccontato quelle storie agli inquirenti il padre è stato arrestato e soltanto allora la ragazza si è resa conto di aver sbagliato. Per il pubblico ministero però era stato il padre a convincerla a ritrattare. Per l’uomo hanno chiesto otto anni di carcere.
Il collegio dei giudici presieduto da Elena Stoppini ha assolto l’uomo perché il fatto non sussiste. “I messaggi che per la Procura erano persecutori, in realtà avevano un contenuto protettivo nei confronti della figlia da parte del mio assistito – ha commentato l’avvocato Fabrizio Aronica al Il Corriere della Sera Milano – In merito alle violenze subite, poi, non ci sono stati riscontri di nessun tipo: referti medici o testimonianze. Anche la moglie che, stando a quanto denunciato dalla figlia subiva maltrattamenti dal marito, ha sempre difeso il coniuge, così come i sei familiari che condividono lo stesso bilocale. Per questo chiederemo il ristoro per ingiusta detenzione per il primo periodo trascorso in carcere”.
La ragazza, dopo l’arresto del padre, era tornata in famiglia. “Per fortuna è finita così, mi sono tolta un enorme peso. Sono sollevata, e contenta per aver riscattato l’immagine di papà”, ha confessato. “La mia forza è il sapere di essere innocente, di non aver fatto nulla a mia figlia, la cosa più preziosa che ho. Nei mesi di carcere ero sconvolto, ma non ho mai provato rancore nei suoi confronti. Ho sempre cercato di proteggerla”, le parole dell’uomo.