Nonostante sia passato sotto silenzio della stampa europea nei giorni scorsi in Eritrea si è tenuto un importante vertice di politica internazionale. Ad Asmara ospiti del presidente Isaias Afewerki sono infatti arrivati il presidente della Somalia Hassan Sheikh Mohamud ed il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi. La motivazione di questo incontro sarebbe il rafforzamento della collaborazione internazionale e l’ampliamento delle relazioni fra i tre paesi, ma in realtà è subito apparso come un vertice che voleva mandare un chiaro messaggio all’Etiopia.

Addis Abeba è infatti ai ferri corti sia con la Somalia che con l’Egitto ed ha recentemente raffreddato anche le relazioni con l’Eritrea, dopo la firma di una pace che aveva fatto ottenere il Premio Nobel per la Pace al premier etiope Abiy Ahmed. Nella dichiarazione finale si è parlato della necessità di un rafforzamento dello stato somalo e di un supporto alla lotta al terrorismo nel martoriato paese del Corno d’Africa e l’Egitto lo sta già facendo da alcune settimane con l’invio di diversi contingenti militari. Un impegno sostanzioso quello del Cairo che potrebbe arrivare a schierare in Somalia circa 10mila soldati. Il ruolo egiziano va a sostituire lo storico appoggio che l’Etiopia ha sempre dato alla Somalia per la lotta al terrorismo degli al-Shabaab che restano padroni di intere province a sud e a nord della capitale e che riescono a colpire con facilità anche a Mogadiscio.

Il rapporto con l’Etiopia si è guastato quando il governo di Addis Abeba ha iniziato una trattativa con la repubblica auto-proclamata del Somaliland per ottenere uno sbocco sul mare. Mogadiscio ha reagito intimando di interrompere ogni tipo di apertura con l’ex Somalia britannica che considera ancora parte integrante del proprio stato, nonostante sia indipendente de facto da un trentennio. Nella condanna alla mossa etiope la Somalia ha trovato anche l’appoggio di Gibuti che fino ad oggi era stato il porto di riferimento per le esportazioni ed importazioni dell’Etiopia e che perderebbe una grande fonte di guadagno. Vista la situazione l’Egitto si è subito schierato dalla parte della Somalia per fare pressioni sull’Etiopia con la quale i rapporti sono pessimi dalla costruzione della Diga della Rinascita Etiope.

Questa enorme struttura, a cui hanno partecipato anche aziende italiane, consentirà all’Etiopia di utilizzare le acque del Nilo Azzurro per una grande produzione di energia, ma rischia di impoverire fortemente le risorse idriche egiziane la cui economia si basa ancora sulle acque del Nilo. Con l’Eritrea le rinate relazioni si sono raffreddate quando Abiy Ahmed ha firmato un accordo di pace con i ribelli del Tigray, dove combattevano anche i militari eritrei, senza tenere presente le richieste di Asmara che avrebbe voluto una fascia di territorio da amministrare. I tre leder quindi hanno lanciato un chiaro messaggio ad Addis Abeba riaffermando ancora una volta quando sia complicato il gioco africano, soprattutto nella delicata area del Corno d’Africa.

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Matteo Giusti, giornalista professionista, africanista e scrittore, collabora con Limes, Domino, Panorama, Il Manifesto, Il Corriere del Ticino e la Rai. Ha maturato una grande conoscenza del continente africano che ha visitato ed analizzato molte volte, anche grazie a contatti con la popolazione locale. Ha pubblicato nel 2021 il libro L’Omicidio Attanasio, morte di una ambasciatore e nel 2022 La Loro Africa, le nuove potenze contro la vecchia Europa entrambi editi da Castelvecchi