È venuta a mancare, dopo una terribile malattia, la scrittrice Michela Murgia. C’è chi sostiene che elogiare qualcuno di cui non si condividevano le idee sia ipocrita: noi riteniamo invece che di fronte al dolore della malattia, alla perdita, alla morte, l’umanità e il tributo siano la forma più bella e adeguata di commemorazione. E il valore e la forza delle sue idee Michela Murgia lo ha dimostrato in vita, con le sue battaglie. Ma anche il giorno della sua scomparsa: tanto che tutti, anche i suoi più feroci detrattori, la hanno ricordata. C’è stato anche chi non ha risparmiato odio, è vero. Ma la ferocia, appartiene purtroppo a questi tempi.

Vedere tanti suoi avversari tributarle questo rispetto, fa venire in mente il celebre aneddoto dei funerali di Berlinguer e Almirante. Il leader missino si mise in fila per dare all’avversario l’ultimo saluto. Nilde Iotti e Giancarlo Pajetta fecero lo stesso per lui. Nessuna ipocrisia quindi nel ricordare la vita di una donna che grazie alla sua tenacia è riuscita ad emergere: da Oristano e dal lavoro nei call center, raccontato nel suo libro denuncia sul precariato “Il mondo deve sapere”, alla fama nazionale. Di formazione cattolica, aveva nel tempo costruito una sua spiritualità anche se vogliamo controversa, dall’impegno in Azione Cattolica al libro “God save the queer”.
Nella sua ultima intervista ad Aldo Cazzullo, aveva raccontato la sua malattia: anche quella aveva fatto molto discutere. Sia per la sua visione personale del cancro, sia per l’attacco che aveva riservato a Giorgia Meloni: e non sarebbe stata lei, se avesse detto qualcosa di banale o già sentito.

Michela Murgia viveva così le sue battaglie: senza freni e filtri, con un radicalismo totale. Un radicalismo che è opposto al nostro modo di vedere la società ma che allo stesso tempo è prova di un impegno ormai raro da trovare.
Il sindaco del suo paese natale, Cabras, la ha ricordata con le parole più semplici e più belle: “Michela non c’è più. Sentiremo subito la sua assenza, una grande perdita per tutti- ha scritto il primo cittadino, Andrea Abras- Michela era mia coetanea, stessa scuola, stessi ambienti, figli dello stesso tempo storico. Michela era una mente fervida, una intelligenza spiccata, colta, di forte personalità, schietta, coraggiosa, sempre schierata in modo chiaro, avvolgente, anticonformista. Non poteva che essere anche divisiva, di contrasto, ma è proprio grazie a queste figure chela società si mette in discussione, cambia, si evolve, migliora. Cabras ha dato i natali e cresciuto una grande donna che lascerà un segno nella società del nostro tempo”.
Una preghiera per lei e un pensiero commosso alla sua famiglia, a chi la amava, a tutti quelli che da lei erano amati.