Il meccanismo per incentivare i pagamenti elttronici
Addio al cashback, e la maggioranza si spacca: è rissa sullo stop del governo Draghi
Archiviata – per il momento – la stagione delle trincee tra aperturisti e rigoristi, o per la mascherina, che il governo si divide sulla questione del cashback: dal primo luglio il meccanismo per incentivare le spese tramite bancomat e carta di credito attraverso rimborsi e approvato dal secondo governo guidato dall’allora Presidente del Consiglio Giuseppe Conte va in soffitta. Poteva essere rinnovata fino a 2022 inoltrato e invece niente. Adios. Il tema ha spaccato per l’ennesima volta la maggioranza, con favorevoli e contrari.
Che il programma dovrà fermarsi al 30 giugno, senza un secondo semestre, è stato deciso durante la riunione della Cabina di Regia di Palazzo Chigi. Il meccanismo era stato introdotto dal governo cosiddetto Giallo-Rosso, il governo Conte bis, per incentivare l’uso di bancomat e carta di credito. Prevedeva il rimborso sul conto corrente fino a 150 euro ogni sei mesi per chi, nell’arco di tempo, aveva effettuato almeno 50 pagamenti elettronici. E quindi un rimborso dello Stato del 10% di tutte le spese con pagamento elettronico, tranne quelle online, fino a un massimo di 150 euro con 50 operazioni minime – la misura era stata criticata anche perché non favorendo pagamenti online portava i clienti ad andare nei negozi anche nelle fasi dell’emergenza più delicate, con conseguente indignazione anche della stessa politica per le strade piene di gente.
Nessun cambiamento per chi ha maturato il diritto al cashback nei primi sei mesi del 2021. A luglio saranno quindi accreditate le somme di rimborso e il Super-Cashback ai 100mila cittadini con il più alto numero di transazioni. I cittadini con transazioni valide sono 7,86 milioni per un totale di 726 milioni di transazioni elaborate e 5,9 milioni le persone che hanno raggiunto i requisiti per il rimborso totale. Il meccanismo, non è mai stato un mistero, non è per niente apprezzato da Mario Draghi e anche la Banca Centrale Europea aveva criticato la misura.
La linea rossa
Contrari allo stop i ministri del M5s, che difendono il provvedimento del Conte 2 del quale erano maggiori azionisti. “È un errore la sospensione del cashback che, come strumento di incentivo all’utilizzo di pagamenti elettronici e lotta all’evasione, è stato perfetto. Chiederemo in Consiglio dei Ministri i motivi di questa decisione”, ha lamentato la ministra per le Politiche Giovanili Fabiana Dadone. “La sospensione del cashback è un errore, l’ho detto e ripetuto ieri in cabina di regia. Mi auguro si possa tornare indietro su questa decisione”, ha commentato il ministro alle Politiche Agricole Stefano Patuanelli.
Stessi toni da parte dei portavoce del M5s in Commissione Finanze alla Camera che riportano i dati con 8,9 milioni di cittadini “che hanno aderito con un totale di 784,4 milioni di transazioni e 16,4 milioni di strumenti di pagamento attivati”. Per il Partito Democratico, come i grillini principali azionisti del passato governo, ma sostenitori anche di quello attuale, il commento di Marco Furfaro: “Il cashback ha costretto esercizi che si facevano pagare a nero a installare il Pos, contribuendo alla lotta all’evasione. Ha stimolato i consumi: entro il 2025 avrebbe prodotto un gettito fiscale di 9 mld (dati Mef). Sospenderlo è un regalo a chi lo detestava per queste ragioni”.
I favorevoli
E sembra essere proprio la soglia tra il governo Giallo-Rosso e la maggioranza di Draghi il confine tra i favorevoli e i contrari allo stop al cashback. Forza Italia si dice soddisfatta. “Con lo stop del cashback si manda in soffitta una misura inutile e molto dispendiosa il cui effetto più immediato è stato quello di favorire i tanti che, nella corsa al rimborso, per mesi hanno suddiviso in più tranche il pagamento dei propri acquisti per effettuare quante più operazioni possibile. È una cosa inconcepibile e ancora di più lo è il fatto che quando la misura è stata approvata dal precedente governo nessuno si è posto questo problema che era del tutto evidente e che ha generato una gara tra furbetti”, ha dichiarato la vicepresidente del gruppo Forza Italia al Senato, Licia Ronzulli. “Decisione di buonsenso” per la capogruppo al Senato Anna Maria Bernini. Dal partito di Silvio Berlusconi stimano che il blocco alla misura libererà circa 800 milioni di euro nel 2021 e tre miliardi nel 2022.
Fuori da Palazzo Chigi
Due voci su tutte marcano la differenza fuori dal perimetro del governo. Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, in salita nei sondaggi, e all’opposizione, in una nota non solo critica il cashback ma lamenta anche il ritardo dell’esecutivo nel tagliarlo: “Fratelli d’Italia è stata l’unica forza politica a dire chiaramente da subito che cashback e lotteria degli scontrini sono un’idiozia che ci costa 4 miliardi. Un tentativo di controllare gli italiani in cambio di una elemosina. Ora ci è arrivato anche il governo Draghi. I quasi 2 miliardi risparmiati siano ora destinati ad attività e lavoratori colpiti dalla crisi e dalle chiusure, come avevo chiesto di fare al premier in una lettera inviata il 3 marzo scorso. Come sarebbe dovuto essere in una Nazione normale”.
Di tutt’altro avviso invece Alessandro Di Battista, pasionario e frontman del Movimento 5 Stelle per anni, che ha abbandonato i grillini proprio dopo l’adesione al governo Draghi, e che invece plaude alla “buona misura” e all’iniziativa del secondo governo Conte: “Il Movimento continua a non toccar palla, cosa ampiamente prevedibile e prevista da chi non aveva altri interessi – ha scritto Dibba su Facebook – gongola la Lega, partito che non ha mai fatto della lotta all’evasione la sua ragion di vita e gongolano tutti quelli che mesi fa hanno attaccato questa semplice misura di buon senso a sostegno, soprattutto, della classe media”.
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