Dopo aver negato per tre giorni, Teheran ha ammesso di aver abbattuto accidentalmente l’aereo passeggeri ucraino che si è schiantato a Teheran, uccidendo tutte le 176 persone a bordo. Una svolta improvvisa, dopo che il governo ha ripetutamente respinto al mittente le accuse dei leader occidentali.

L’aereo di Ukraine International Airlines è precipitato mercoledì mattina, poche ore dopo che l’Iran aveva lanciato l’attacco missilistico su due basi irachene ospitanti truppe Usa, in risposta all’uccisione del comandante Qassem Soleimani in un raid americano a Baghdad.

Nelle basi non ci sono state vittime. Il velivolo è stato scambiato per un oggetto “ostile” e c’è stato un problema di comunicazione nei sistemi della difesa, quindi un operatore ha preso la decisione sbagliata, hanno riassunto i Pasdaran. Attribuendo parte della colpa agli Usa, nel citare i “massimi livelli di allerta per rispondere a ogni possibile” risposta ai raid sull’Iraq. L’ammissione solleva molti interrogativi, in primis il motivo per cui Teheran non ha chiuso l’aeroporto o lo spazio aereo mentre temeva le ritorsioni. E mina la credibilità di Teheran, che per giorni ha ostinatamente insistito nel negare.

LE PROTESTE – Dopo l’annuncio, migliaia di studenti e cittadini sono scesi nelle strade di Teheran, non lontano dall’ex ambasciata Usa, protestando contro il governo. L’agenzia semiufficiale Fars ha riferito che gli studenti del politecnico si erano organizzati per una veglia per le vittime, ma il clima è stato ben altro: rabbia.

In piazza, hanno chiesto la rimozione dei leader responsabili della tragedia e il loro processo. Quando hanno invaso le strade, le forze dell’ordine li hanno dispersi, ma la protesta potrebbe diffondersi ad altri atenei. Il generale Amir Ali Hajizadeh, capo dell’aviazione dei Pasdaran, ha detto in tv che la sua unità si assume “la piena responsabilità” dell’abbattimento, aggiungendo: Quando l’ho saputo, “avrei voluto essere morto”. Ha anche detto di aver informato i suoi superiori già mercoledì, e di aver chiesto la chiusura dello spazio aereo, senza ottenerla.

La guida suprema, l’ayatollah Ali Khamenei, ha chiesto che le forze armate “individuino le mancanze e le colpe”. E il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha parlato con Rohani, annunciando che l’iraniano gli ha promesso che i responsabili “saranno portati davanti alla giustizia”.

Il ministro degli Esteri Mohammad Javad Zarif ha gettato parte della colpa sugli Usa, twittando che “un errore umano in un momento di crisi causato dall’avventurismo degli Usa ha portato al disastro”. Le indagini, nel frattempo, proseguono, tra gli appelli dei leader internazionali perché siano “indipendenti”, “credibili” e “trasparenti”. Teheran ha invitato a partecipare all’inchiesta Ucraina, Canada, Usa e Francia.

Gli investigatori ucraini sono già sul terreno al lavoro, mentre secondo i media il contenuto delle scatole nere sarà scaricato in Francia. Il premier canadese Justin Trudeu, dal cui Paese provenivano 57 vittime, ha chiesto che Teheran si assuma “la piena responsabilità” di questo “fatto gravissimo”, perché Ottawa “non avrà pace finché non otterrà giustizia, responsabilità e il punto finale che le famiglie meritano”.

 

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