La riconquista dei talebani è inevitabile? “No, non lo è. Perché oggi ci sono 300mila truppe afghane ben equipaggiate e un’aeronautica militare contro qualcosa come 75mila talebani, non è inevitabile”. Così parlava Joe Biden lo scorso 8 luglio.

Uno scenario che un mese fa sembrava in effetti lontanissimo e che invece è precipitato nel volgere di poche settimane, fino alla conquista della capitale Kabul avvenuta domenica, senza trovare resistenza. Così il Paese, dopo 20 anni di ‘protettorato’ americano a seguito del rovesciamento del regime che aveva fornito supporto e assistenza al leader di Al Qaeda Osama Bin Laden, è tornato nelle mani del gruppo islamico che lo aveva governato instaurando un regime di terrore oscurantista.

Eppure il presidente degli Stati Uniti poco più di un mese fa considerava questa ipotesi lontanissima. Il successore di Donald Trump aveva provato anche ad allontanare il parallelo tra l’abbandono americano del Paese, programmato già da tempo e che doveva realizzarsi entro l’11 settembre 2021, con quello del Vietnam nell’aprile del 1975 con la fuga del personale diplomatico dal tetto dell’ambasciata di Saigon con degli elicotteri.

“Non ci sono possibilità che vediate persone che vengono evacuate dal tetto dell’ambasciata statunitense in Afghanistan”, aveva chiarito Biden, anche in questo caso smentito dalle immagini dell’evacuazione frenetica dell’ambasciata USA nella capitale, con un continuo via vai di aerei dell’esercito che hanno fatto la spola tra la stessa ambasciata e l’aeroporto per mettere al sicuro il personale diplomatico.

Le responsabilità della disfatta a stelle e strisce, e in realtà dell’intero occidente che voleva esportare la democrazia in Afghanistan a suon di bombe, non è esclusivamente di Joe Biden. Ma negli Stati Uniti il presidente sta attraversando la prima vera crisi dall’inizio del suo mandato, con media anche ‘vicini’ o comunque non critici come la Cnn hanno definito la ritirata americana “un disastro politico per Joe Biden, la cui incapacità di gestire un’uscita urgente ma ordinata scuoterà una presidenza già afflitta da crisi e macchierà la sua eredità”.

L’occasione è stata ovviamente ghiotta per il fronte Repubblicano per attaccare Biden, con Donald Trump che ha invitato il suo successore a dimettersi e parlando di un ritiro “molto diverso e molto più efficace” con lui alla Casa Bianca. In realtà la miccia che ha fatto esplodere l’Afghanistan si deve proprio a Trump e all’accordo siglato a Doha tra la sua amministrazione e i talebani, escludendo il governo legittimo afghano, in cui si concordava tempi e modi del ritiro senza praticamente porre condizioni.

Un piano confermato dallo stesso Biden, fissando il ritorno a casa dei militari USA per settembre, spostandolo in avanti di quattro mesi rispetto al maggio disposto da Trump.

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia