Frozan Safi è stata crivellata di colpi: le pallottole le hanno distrutto il volto. Aveva 29 anni ed era docente di economia. Attivista, è il primo difensore dei diritti delle donne ad essere uccisa da quando i talebani sono tornati al potere lo scorso agosto in Afghanistan. Era il 15 agosto: e le prime truppe degli “Studenti di dio” rientravano a Kabul a vent’anni dall’operazione a guida statunitense, provocata dagli attacchi dell’11 Settembre di Al Qaeda, che aveva spazzato via l’Emirato islamico.

Quella di Safi sembra una tragedia annunciata: la tragedia delle centinaia che si sono accalcate a partire da metà agosto e per giorni all’aeroporto della capitale per provare a fuggire dal Paese di nuovo in mano ai fondamentalisti islamici. Che stanno tra l’altro disattendendo la loro promessa di sicurezza: lo Stato Islamico del Khorasan, branca regionale del sedicente Stato Islamico, che continua a mettere in crisi tutto l’apparato degli “Studenti di dio” con attacchi e attentati sanguinosi. Una guerra tra estremismi.

E Frozan Safi era scomparsa da circa due settimane, il 20 ottobre scorso. Il corpo è stato identificato in un obitorio nella città di Mazar-i-Sharif nel nord del Paese. “L’abbiamo riconosciuta dai suoi vestiti. I proiettili le hanno distrutto la faccia”, ha detto la sorella di Safi, Rita, dottoressa. “C’erano ferite da proiettile dappertutto, troppe da contare, sulla testa, sul cuore, sul petto, sui reni e sulle gambe”. Spariti il suo anello di fidanzamento e la sua borsa, ha aggiunto Rita come riporta il Guardian.

Un portavoce dei Talebani, Qari Sayed Khosti ha comunicato che erano quattro le donne trovate morte in una casa alla periferia di Mazar-i-Sharif. E tra loro, con amiche e colleghe, c’era Frozan Safi che proprio in quella città era nota per il suo impegno. Due sospetti sono stati arrestati. Le donne sarebbero “state invitate in casa dai sospettati” secondo le prime indagini. Forse le donne, scrive la BBC, erano state attirate con la promessa di un volo per abbandonare il Paese.

Frozan Safi aveva fatto richiesta di asilo politico in Germania. Aveva ricevuto una telefonata anonima, nei giorni prima della scomparsa, che le diceva di prepararsi a partire. “Semplicemente non sappiamo chi l’ha uccisa”, ha detto la sorella. Il terrore tra le attiviste afghane, che hanno paura di essere minacciate e controllate, continua a crescere.

Da agosto, soprattutto a Kabul e nei grandi centri, le donne hanno continuato a manifestare. Dopo il ritorno dei talebani al potere sono state bandite dalla scuola secondaria e dal governo. Non possono più operare, come denunciato da Human Rights Watch, come operatori umanitari nel Paese.

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Giornalista professionista. Ha frequentato studiato e si è laureato in lingue. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Ha collaborato con l’agenzia di stampa AdnKronos. Ha scritto di sport, cultura, spettacoli.