L'evento
“Africa, le collezioni dimenticate”: 160 opere per riscoprire un continente
Alla mostra aperta nelle Sale Chiablese dei Musei Reali di Torino fino al 25 febbraio 2024 sculture, utensili, amuleti, gioielli, armi, scudi, tamburi e fotografie storiche per conoscere, non dimenticare e per combattere gli stereotipi che avvolgono un intero continente
Un nuovo modo di guardare al continente africano, più profondo e attento. Alla mostra “Africa. Le collezioni dimenticate”, aperta nelle Sale Chiablese dei Musei Reali di Torino fino al 25 febbraio 2024, non solo si possono ammirare oltre 160 opere in gran parte inedite, tra sculture, utensili, amuleti, raffinati gioielli, armi, scudi, tamburi e fotografie storiche, ma anche cercare di partecipare a un cambiamento di atteggiamento nei confronti del continente africano, da sempre sfruttato e sintetizzato in modo superficiale. Un’esposizione nata dal desiderio di valorizzare le collezioni africane conservate nei depositi museali, stavolta utilizzando uno sguardo collaborativo, grazie all’intervento dell’artista etiope Bekele Mekonnen, docente all’Università di Addis Abeba, che con la storica dell’arte Lucrezia Cippitelli ha approfondito i significati delle opere presenti nelle collezioni in ottica finalmente post-coloniale.
Il percorso espositivo
Suddiviso in cinque sezioni, il percorso espositivo è organizzato sulla base delle rotte di provenienza degli oggetti, ripercorrendo le relazioni – o meglio le mire «un tema su cui il nostro Paese si è interrogato ancora poco», ha dichiarato la direttrice della Direzione regionale musei Piemonte Elena De Filippis – del nostro paese e il Congo Belga, l’Eritrea, la Libia, la Somalia e l’Etiopia nell’età dello scramble for Africa. E proprio a questo tema è dedicato l’intervento site specific di Mekonnen dal titolo “The smoking table”, che prende spunto dalla conferenza di Berlino che nel 1884-1885 sancì la spartizione brutale del continente africano: un allestimento evocativo composto da un grande tavolo, valigie che ricordano gli esodi, una grande carta del continente, scarponi militari che parlano di guerra, e quel fumo incessante, a ricordare i sigari dei potenti intenti a spartirsi la terra (e la vita) altrui ma anche il fuoco della violenza e dello sfruttamento che ancora arde.
Combattere gli stereotipi
Le sezioni partono dalle raccolte ottocentesche, con le curiosità e i doni riportati dai primi avventurieri, passando allo sfruttamento dell’area con la presenza di ingegneri piemontesi in Congo, per arrivare alla spedizione di Luigi Amedeo di Savoia-Aosta sul Rwenzori, vetta sacra delle popolazioni locali assurdamente rinominata con toponimi europei, fino alla sezione sull’espansione del Regno d’Italia in Eritrea, con straordinari manufatti rubati o sottratti come trofei di guerra. Infine una sezione documentaria è dedicata alle orribili violenze perpetrate dagli europei in Africa, dalla tratta degli schiavi agli eccidi in Cirenaica e Tripolitania, alle spoliazioni. «Una mostra per conoscere, per non dimenticare e per combattere gli stereotipi che ancora avvolgono il continente africano nelle nostre rappresentazioni e nelle nostre coscienze», ha commentato Enrica Pagella, direttrice dei Musei Reali.
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