Il raid al Roxy Bar
Agguato di Camorra ad Arzano, è morto il 29enne Salvatore Petrillo: era nipote del boss della 167
È morto nel corso della scorsa notte Salvatore Petrillo: aveva 29 anni e per gli inquirenti era il principale obiettivo dell’agguato di mercoledì scorso ad Arzano. A dare la notizia i carabinieri che proseguono sul caso. L’agguato, clamoroso per orario e modalità, si era consumato nei pressi di un bar. Almeno cinque i feriti. Petrillo era nipote del boss Pietro Cristiano, considerato a capo della “167” di Arzano, costola del clan Amato-Pagano, gli scissionisti della fai da di Scampia.
Petrillo era stato trasportato in ospedale dopo l’agguato a colpi di arma da fuoco. Era ricoverato presso l’ospedale San Giuliano di Giugliano in Campania. Cinque le persone ferite perché raggiunte dai colpi di pistola esplosi nei pressi del Roxy Bar di via Silone ad Arzano. Il raid intorno alle 20:00. Il gruppo della 167 prende il nome dell’agglomerato urbano che si trova tra Arzano e Scampia. Sarebbero vicine a questo gruppo le persone obiettivo dal raid. All’interno del locale si trovavano anche altre due persone, estranee a dinamiche criminali, tra cui un idraulico. Due i sicari del commando che ha fatto fuoco.
Pasquale Cristiano, alias Picstick, cugino di Petrillo, era stato arrestato lo scorso giugno dopo che aveva sfilato in Ferrari per le strade di Arzano per la comunione del figlio, nonostante fosse ai domiciliari. Sul caso indagano i Carabinieri della Compagnia di Casoria e del Nucleo investigativo di Castello di Cisterna. “Quando ho sentito gli spari ho afferrato mia moglie che era con me dietro al bancone e l’ho tirata giù”, ha testimoniato Armando, titolare del Roxy Bar, all’Ansa. Mario Abate, 61enne incensurato raggiunto da una pallottola al piede, è lo zio del barista ferito per errore. Come Roberto Lastra, 36enne incensurato che è stato ricoverato all’ospedale di Frattaminore in condizioni non gravi.
“Sul pavimento c’era tanto sangue e i feriti che si lamentavano. Sono scene che non dimenticherò mai. Mia figlia di 23 anni mi ha detto ‘Papà andiamocene da qua e trasferiamoci a Londra’. Certe volte ci penso a mollare tutto, e non perché qui succedano spesso queste cose; anzi va detto che episodi del genere non ne sono mai accaduti da quando ho rilevato il bar sette anni fa, eppure la presenza di certi criminali si sente e si vede. Purtroppo comandano loro e dallo Stato ci sentiamo abbandonati“.
Petrillo era tra i due ricoverati in condizioni più critiche. Era sorvegliato speciale. L’altro ricoverato in condizioni gravi è Vincenzo Pio Merolla, 18enne incensurato residente a Castel Volturno, in provincia di Caserta. Quest’ultimo secondo gli investigatori sarebbe legato alle piazze di spaccio presenti nella 167 di Arzano e gestite dal clan di cui avrebbe fatto parte Petrillo. L’altro ferito ritenuto contiguo alla malavita è Luigi Casola, 39enne pregiudicato, ricoverato all’ospedale di Acerra in condizioni non gravi.
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