Il blitz alla presentazione del libro
Agguato di Report allo 007 Mancini, l’inviato di Ranucci scatena parapiglia: “Poi con te ce la vediamo noi due”
Il prossimo 17 ottobre il Gip del tribunale di Roma dovrà decidere sul rinvio a giudizio della Rai e del vicedirettore Sigfrido Ranucci a seguito della denuncia presentata dall’ex dirigente dei servizi segreti, Marco Mancini. L’approssimarsi di questa data rende plastica la tensione che si respira in qualche ufficio di Saxa Rubra e spiega perché sia stato deciso di inviare una troupe di Report all’evento di presentazione del libro di Mancini. Lo 007 – messo in quiescenza anticipata dopo la puntata di Report sull’incontro avuto con Matteo Renzi all’Autogrill di Fiano Romano, nella primavera 2021 – sta girando l’Italia con il volume Le Regole del gioco, edito da Rizzoli. E giovedì sera la presentazione era in programma presso la sede del Comune di Frascati, alle porte di Roma. In sala, un centinaio di persone.
Il blitz alla presentazione del libro di Mancini
All’arrivo di Marco Mancini, la sorpresa: senza aver mandato alcuna richiesta di accredito, una troupe Report si fa trovare con la telecamera montata sul cavalletto, puntata su Mancini. Il dibattito prende piede. L’ex dirigente Dis passa in rassegna, rispondendo alle domande del moderatore, la sua carriera. La gavetta da brigadiere dei Carabinieri assegnato all’antiterrorismo del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa. Gli anni nel Sismi, poi all’Aise, impegnato in missioni internazionali in cui non mancano gli episodi rocamboleschi, come quella volta che a Beirut l’unità dell’intelligence guidata da Mancini sgominò chi stava preparando l’attentato all’ambasciata italiana: sarebbe stato un 11 settembre.
Il segreto di Stato
Si arriva a parlare del caso Autogrill e Mancini dettaglia quel che sa: «Il mio caposcorta concordò l’appuntamento con il caposcorta di Matteo Renzi». Uomini dell’intelligence. Lì, in quel punto preciso, si trovava appostata la famigerata docente dal videofonino puntato. Riprenderà 14 minuti a mano ferma, l’obiettivo su Renzi e Mancini, che poi un ex dirigente dell’Aise – intervistato da Giorgio Mottola, di Report – si incaricherà di ‘bruciare’, riconoscendolo con precisione. Su quel Report dei misteri è stato opposto il segreto di Stato. «Sulla professoressa ci sono una serie di incognite aperte», dice Mancini. «Peccato che a me di lei nessuno abbia chiesto niente e che nessuno abbia mai appurato se nella cerchia famigliare e affettiva della professoressa c’è una persona che ha rapporti professionali con i servizi segreti». Il segreto di Stato su una trasmissione del servizio pubblico? Strano ma vero.
“Basta con il metodo Report”
Come strana è apparsa da subito la presenza insistente della telecamera Report al Comune di Frascati. Appena termina l’incontro, il giornalista e il suo operatore si avventano su Mancini. «Ci dica, c’è stato un complotto?». L’interessato è schivo, sa che proprio la settimana prossima si deciderà sul processo che riguarda quella trasmissione. Allora l’inviato di Report, Danilo Procaccianti, si fa più aggressivo. Alza la voce, bracca Mancini e a un certo punto inizia a spingerlo. La scena avviene davanti a decine di testimoni, tra cui alcuni delle forze dell’ordine. Mancini è fermo: «Non mi spinga, non mi metta le mani addosso». Inizia la giostra fin troppo nota: «Risponda!», grida il giornalista che intanto riprende in volto i presenti – privati cittadini al di fuori dell’incontro, ormai terminato – con una sua seconda piccola telecamera. C’è un parapiglia, il moderatore viene spintonato. Cercano la rissa. Si rompe e cade a terra il bracciale di uno dei presenti. «Basta con il metodo Report», grida qualcuno.
“Poi con te ce la vediamo noi due”
Toni molto accesi. Gli assessori del Comune si mettono le mani tra i capelli. Il copione è fin troppo noto, un teatrino visto infinite volte. Quando un addetto del Comune socchiude una porta per impedire che si facciano male altre persone, Procaccianti di Report, grida: «Mi state sequestrando! Questo è sequestro di persona!». Qualcuno ride. E ci sarebbe da sorridere davvero se non si trattasse di servizio pubblico, di personale pagato dal contribuente. L’intento, più che di informare, sembra quello di disturbare. O di mandare messaggi. Qualcuno, mentre Mancini si allontana, ormai in strada, con il moderatore, sibila a quest’ultimo: «Poi con te ce la vediamo noi due». I testimoni riferiscono che si sarebbe trattato di una minaccia fisica. Non vogliamo credere che avevano ragione quelli che gridavano «Squadristi con la telecamera». Non è possibile che Report sia ridotto a questo.
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