PQM - L'editoriale
Aglio, bavaglio, corna e bicorna: il grido di dolore dei megafoni delle Procure
La maledizione della censura sta per colpire la gloriosa stampa italiana. Urge una formula magica che scongiuri la imminente tragedia, perciò suggeriamo una efficace parafrasi della storica formula che Peppino de Filippo, nelle vesti di Pappagone, usava per scongiurare tragedie e maledizioni, ricordate? «Aglio, fravaglio, fattura ca’ nun quaglio, corna e bicorna». Proviamo un autentico sentimento di solidarietà per i cronisti giudiziari italiani, ai quali il Parlamento intenderebbe scippare il passatempo preferito: la pubblicazione pedissequa di intercettazioni telefoniche, possibilmente quelle più sputtananti, più imbarazzanti, insomma più compromettenti, da sparare nei titoli e da utilizzare con compiacimento e goduria nel raccontare l’arresto dell’ennesimo farabutto.
Roba fina, roba da vero giornalismo di inchiesta, quello tosto, quello che si impolvera le scarpe per salire fino al piano giusto della locale Procura; insomma quello che non guarda in faccia a nessuno, eccezion fatta naturalmente per chi ti fornisce sottobanco il materiale. Che, come diceva il grande Corso Bovio, avvocato storico del Corriere della Sera e dei suoi giornalisti, nel meraviglioso, durissimo intervento che facciamo rivivere in queste pagine di PQM, 9 volte su 10 è la Polizia Giudiziaria o il Pubblico Ministero. Quelli poi, giocoforza, devi lasciarli perdere, altrimenti come si fa? E d’altronde, l’ingratitudine è un sentimento meschino, stai a vedere che ti metti a fare pure le pulci all’indagine, suvvia! Dunque, ricerca spasmodica del peggio possibile (per l’indagato, s’intende), ravanando nel materiale già in origine accuratamente selezionato dalla Polizia Giudiziaria, che sceglie il fior da fiore per l’accusa, e qualifica tutto il resto come “irrilevante”.
Poi l’indagato che potrà permettersi avvocati che passino, settimane o mesi o anni dopo, intere giornate ad ascoltare quel materiale irrilevante, magari tira fuori l’intercettazione invece rilevantissima, per la difesa naturalmente. Nel frattempo, oh! urge informare i cittadini su che razza di farabutti corrotti o mafiosi o pedofili sono stati appena assicurati alla giustizia. Si d’accordo, poi accade (molto spesso, segnalo sommessamente) che le trascrizioni effettuate dal maresciallo non siano proprio sempre fedelissime, ma cosa volete, è un lavoraccio anche noioso, si può sbagliare.
Mai in favore dell’indagato, a onor del vero. Non capita, è una eventualità prossima allo zero statistico. Cosa volete, sarà lo zelo accusatorio del servitore dello Stato, non è cattiveria. Ma intanto, il materiale va pubblicato, ci mancherebbe altro. Poi si vedrà, certo, e poi vedi che bravo che sono, ho scritto “presunto” mafioso, la presunzione di innocenza è fatta salva. E per quel 50% di assoluzioni che poi, come sappiamo, certamente arriveranno già solo in primo grado? State tranquilli, un trafiletto in cronaca non si nega a nessuno. Intanto, viva la libertà di stampa, e vade retro bavaglio! Aglio, bavaglio, fattura ca’ nun quaglio, cap’ d’alice e cap’ d’aglio, corna e bicorna!
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