Agnelli, il rischio arresto e l’addio imposto da John Elkann: “La compattezza è venuta meno”

Un buco di circa 700 milioni di euro in pochi anni, con cinque esercizi consecutivi chiusi in passivo (l’ultimo a -254 milioni). Impossibile non intervenire e commissariare Andrea Agnelli per l’infelice gestione degli ultimi anni. A maggior ragione quando sono in corso indagini della procura di Torino (che aveva chiesto addirittura gli arresti domiciliari, rigettati dal Gip, per il presidente della Juventus) per falso in bilancio. Inchiesta avviata a nell’estate del 2021 con i pm torinesi che, a fine ottobre, hanno chiuso le indagini nei confronti di 16 persone. Al centro dell’inchiesta lo scambio di giocatori (e le relative plusvalenze difficili tuttavia da provare perché non ci sono norme che definiscono l’esatto prezzo di un calciatore) e la cosiddetta manovra stipendi durante la pandemia.

A convincere Agnelli del passo indietro, il cugino John Elkann, numero uno di Exor, la holding degli Agnelli-Elkann che è l’azionista di maggioranza del club bianconero, di Stellantis e di Ferrari. A chiarire meglio i retroscena che hanno portato Elkann e la famiglia Agnelli a intervenire, il direttore di Sky Sport Federico Ferri, che ben conosce le dinamiche legate al mondo bianconero.

Ferri parla addirittura di un nuovo 2006 (lo scandalo Calciopoli) e del rischio di reiterazione del reato (quello di approvare il bilancio a fine dicembre) che potrebbe portare anche all’arresto di Agnelli. “La notizia è la fine dell’era Agnelli, possiamo dirlo con certezza. Non ci sono dubbi che la vicenda è totalmente collegata all’inchiesta in corso – sostiene Ferri -. In attesa di sapere se ci saranno rinvii a giudizio, il che è molto probabile, quel che è avvenuto è totalmente collegabile all’inchiesta Prisma, alle plusvalenze, al falso in bilancio che è il principale punto oggetto della situazione, e ai rilievi della Consob“.

Poi spiega lascia intendere il motivo della richiesta di arresto-bis che rischierebbe Agnelli, in qualità di presidente. “Il 27 dicembre è in programma l’assemblea azionisti della Juventus, c’era da approvare il bilancio, assemblea che è stata rinviata due volte, è evidente che a fronte dell’approvazione di un bilancio sotto esame per falso in bilancio, il punto della reiterazione del reato è del tutto evidente. E’ evidente che si va verso un rinvio a giudizio. C’è anche una posizione della società che per difendersi nel modo migliore, ha optato per le dimissioni. È una decisione presa dalla proprietà senza alcun dubbio”.

ELKANN RIPARTE DA FERRERO E SCANAVINO – Il nuovo presidente della Juve è Gianluca Ferrero, commercialista, revisore, sindaco e amministratore di varie società, l’uomo che Exor, la holding della famiglia Agnelli che controlla la Juventus, indicherà come presidente della società bianconera. Ferrero – spiega Exor – possiede una solida esperienza e le competenze tecniche necessarie, oltre a una genuina passione per il club bianconero, che lo rendono la persona più adeguata a ricoprire l’incarico. Exor comunicherà la lista completa dei candidati per il rinnovo del cda entro i termini di legge, cioè 25 giorni prima dell’assemblea del 18 gennaio.

Dalla scelta di Ferrero per la presidenza emerge l’intenzione di Exor di disegnare per la Juventus un consiglio forte, di profilo tecnico, in grado di affrontare tutti i temi legali e societari nei vari procedimenti aperti. Appare evidente l’intenzione di fare concentrare quindi il nuovo direttore generale Maurizio Scanavino sulle scelte operative e gestionali. Ferrero, nato a Torino nel 1963, laureato in Economia e Commercio nel 1988, è presidente del collegio sindacale di Fincantieri., Luigi Lavazza, Biotronik Italia, Praxi Intellectual Property., P. Fiduciaria, Emilio Lavazza Sapa, Gedi Gruppo Editoriale, Nuo e Lifenet. Ricopre la carica di sindaco effettivo in Fenera Holding..È vicepresidente del consiglio di amministrazione della Banca del Piemonte e componente del consiglio di amministrazione di Italia Independent Group, di Lol srl e di Pygar srl.

LA LETTERA DI ADDIO – Nella lettera di addio scritta dal presidente Andrea Agnelli ai tifosi, l’oramai ex presidente lascia intendere le divergenze sorte all’interno della società: “Stiamo affrontando un momento delicato societariamente e la compattezza è venuta meno. Meglio lasciare tutti insieme dando la possibilità ad una nuova formazione di ribaltare quella partita”.

Ecco il testo integrale della lettera:

Cari tutti,

Giocare per la Juventus, lavorare per la Juventus; un unico obiettivo: Vincere.
Chi ha il privilegio di indossare la maglia bianconera lo sa. Chi lavora in squadra sa che il lavoro duro batte il talento se il talento non lavora duro. La Juventus è una delle più grandi società al mondo e chi vi lavora o gioca sa che il risultato è figlio del lavoro di tutta la squadra.

Siamo abituati per storia e DNA a vincere. Dal 2010 abbiamo onorato la nostra storia raggiungendo risultati straordinari: lo Stadium, 9 scudetti maschili consecutivi, i primi in Italia ad aver una serie Netflix e Amazon Prime, il J|Medical, 5 scudetti femminili consecutivi a partire dal giorno zero. E ancora, il deal con Volkswagen (pochi lo sanno), le finali di Berlino e Cardiff (i nostri grandi rimpianti), l’accordo con adidas, la Coppa Italia Next Gen, la prima società a rappresentare i club in seno al Comitato Esecutivo UEFA, il J|Museum e tanto altro.

Ore, giorni, notti, mesi e stagioni con l’obiettivo di migliorare sempre in vista di alcuni istanti determinanti. Ognuno di noi sa richiamare alla mente l’attimo prima di scendere in campo: esci dallo spogliatoio e giri a destra, una ventina di scalini in discesa con una grata in mezzo, un’altra decina di scalini in salita e ci sei: “el miedo escénico” e in quell’attimo quando sai di avere tutta la squadra con te l’impossibile diventa fattibile. Bernabeu, Old Trafford, Allianz Arena, Westfallen Stadium, San Siro, Geōrgios Karaiskakīs, Celtic Park, Camp Nou: ovunque siamo stati quando la squadra era compatta non temevamo nessuno.

Quando la squadra non è compatta si presta il fianco agli avversari e questo può essere fatale. In quel momento bisogna avere la lucidità e contenere i danni: stiamo affrontando un momento delicato societariamente e la compattezza è venuta meno. Meglio lasciare tutti insieme dando la possibilità ad una nuova formazione di ribaltare quella partita.

La nostra consapevolezza sarà la loro sfida: essere all’altezza della storia della Juventus.

Io continuerò a immaginare e a lavorare per un calcio migliore, confortato da una frase di Friedrich Nietzsche: “And those who were seen dancing were thought to be insane by those who could not hear the music”.

Ricordate, ci riconosceremo ovunque con uno sguardo: Siamo la gente della Juve!

Fino alla fine…

Andrea