Simbolo della lotta per la libertà di Taiwan, il 47enne attivista politico ed ex membro del Partito democratico progressista, Lee Ming-che, ha da poco finito di scontare la pena di cinque anni in un carcere duro in Cina dove fu catturato nel 2017 e condannato per “incitamento alla sovversione del potere statale”.

Il suo caso aveva sollevato un polverone internazionale e la sua liberazione aveva inasprito ulteriormente le relazioni tra Taiwan e la Repubblica popolare. Ming-che oggi vive nella capitale di Taiwan, Taipei, e da uomo libero riporta la testimonianza diretta del funzionamento del sistema detentivo cinese riservato ai dissidenti politici.

Ming-che – incontrato dal Corriere della Sera – mostra sullo smartphone il video del discorso alla Camera di Giorgia Meloni, quello in cui la premier difende energicamente la scelta di fornire armi all’Ucraina. È sottotitolato in cinese. “Qui è diventato virale. Non condivido quello che la vostra premier pensa dei gay, ma le sue parole ci hanno entusiasmati. Noi ci sentiamo legati alle sorti dell’Ucraina: Russia e Cina hanno un accordo comune contro il mondo libero”.

Tornando con la memoria al periodo di prigionia per i detenuti politici, oltre ai lavori ricorda, è prevista “l’educazione all’ideologia e alla politica. All’inizio erano trenta minuti al giorno, poi sono diventate due ore. La maggior parte riguarda il pensiero e l’ideologia di Mao. Poi si parla di come l’Occidente stia sfruttando la Cina e lo si critica molto. Anche se c’è un’eccezione e riguarda proprio l’Italia”.

Il perché è presto detto: “Ai detenuti politici si dice espressamente che il vostro Paese è quello che deve essere criticato di meno, perché ha sottoscritto la Belt and Road Initiative, cioè gli accordi commerciali per la Nuova Via della Seta (sottoscritti dal governo gialloverde nel 2019 e fortemente criticati dagli americani, ndr ). Ne parlano come di un successo. Dicono che la Cina così aiuta i Paesi più deboli che a causa della democrazia devono affrontare caos e povertà”.

Non tutti i libri né gli autori sono permessi tra le letture in carcere, tra quelli colpiti dalla censura anche un italiano: “Quello che mi permettevano. Ho letto La fattoria degli animali e 1984, prima che li vietassero, nel 2022. I libri me li ispezionavano. Ho una lunga lista di testi censurati” come “Deridda, Camus, Améry e tutto Primo Levi. Ho qui l’elenco di quelli che non mi hanno fatto passare” in cui appaiono ben 9 libri dello scrittore superstite dell’Olocausto, tra cui La tregua e Sommersi e salvati.

Redazione

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