Aiutare gli invisibili
Aiuti agli invisibili, servono altre tende e cucine da campo

“State a casa” è l’imperativo che risuona oramai da settimane. E per chi una casa non ce l’ha? “Attualmente sono circa 2mila i senza tetto della nostra città” spiega Marcello Ciucci, uno dei responsabili dell’associazione benefica “Angeli di strada Villanova” che da sette anni si occupa dei clochard che vivono nei dintorni delle varie stazioni ferroviarie napoletane, distribuendo loro pasti caldi e acqua ma anche affetto. Il Covid-19 ha aggravato le condizioni dei senza fissa dimora rendendo ancor più difficile il lavoro delle centinaia di associazioni di volontari che pensano a chi è ai margini della società e della città.
“Dal 9 marzo, anche in seguito ai decreti ministeriali, abbiamo deciso, guidati dal senso di responsabilità e con immenso dolore, di non recarci più in strada a consegnare il cibo – Spiega Marcello – in sette anni non abbiamo mai saltato un lunedì, giorno in cui consegniamo la cena ai clochard. Ci sono angeli che continuano a girare per le vie della città. Prepariamo cestini d’asporto che consegniamo all’ingresso della parrocchia in Via Morelli”. Così chi una casa non ce l’ha ha perso anche l’aiuto prezioso dei volontari che da soli non riescono a fronteggiare l’emergenza.
“La protezione civile potrebbe installare delle cucine da campo o delle tensostrutture in cui noi volontari possiamo recarci in sicurezza e continuare a svolgere il nostro lavoro – spiega Marcello – noi ci siamo, ma lo Stato deve affiancarci”. Prima che tutta la Regione diventasse zona rossa, i volontari di Angeli di strada con il supporto dell’onlus milanese l’Arca hanno distribuito 500 flaconi di gel disinfettanti, mascherine e guanti per aiutare i bisognosi a difendersi dal virus. Adesso che l’emergenza impone a tutti di stare barricati in casa diventa complicato poterli aiutare anche perché l’associazione non ha una rete per poter donare, hanno sempre preferito far portare direttamente sul luogo i beni di prima necessità. Ma a mancare non sono solo i beni materiali.
“Il cibo, ma anche le docce che avevamo messo a disposizione e che ora sono chiuse, sono fondamentali, ma lo sono anche i rapporti umani che abbiamo instaurato negli anni con i clochard – conclude Marcello – hanno il mio numero e da giorni mi chiamano per chiedere aiuto”.
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