Medici e infermieri in trincea
Al pronto soccorso del Cardarelli solo se in fin di vita: i motivi del congestionamento del più grande ospedale del sud

Pronto soccorso congestionato e accessibile solo a chi arriva in gravi condizioni, in codice rosso. All’ospedale Cardarelli di Napoli, il più grande del mezzogiorno, continuano a sussistere problemi di sovraffollamento, con circa 140 pazienti presenti tra il pronto soccorso e l’OBI, l’osservazione breve intensiva che sulla carta ha 34 posti disponibili e dove, da prassi, si resta sotto il controllo di medici e infermieri per 48-72 ore prima di essere dimessi o trasferiti in un altro reparto. Ma non sempre va così.
Nella mattinata di venerdì 24 giugno il bed manager Ciro Coppola ha disposto così la chiusura del presidio d’emergenza, avvisando anche il 118 di dirottare le ambulanze negli altri pronto soccorso presenti a Napoli. Ecco, è questo il problema principale della sempre più continua saturazione dei posti disponibili al pronto soccorso del Cardarelli. Perché se da una parte continua a rappresentare nella cultura di Napoli e provincia l’ospedale di riferimento di tutti i cittadini che, anche se distanti, preferiscono recarsi lì autonomamente, consapevoli di ricevere un’assistenza completa.
Dall’altra c’è da dire che gli altri pronto soccorso non sempre riescono a fare altrettanto così come bisogna aggiungere che i proclami dei due Policlinici di Napoli, relativi alla creazione (dopo decenni) di un presidio di emergenza-urgenza, sono rimasti tali. Oltre al Cardarelli, ad accogliere, seppur con numeri più bassi, la maggior parte dei pazienti di Napoli e provincia c’è l’Ospedale del Mare di Ponticelli che garantisce assistenza alla zona est della città e ai comuni dell’area vesuviana. Discorso diverso per i pronto soccorso Cto ai Colli Aminei, San Paolo a Fuorigrotta e Pellegrini a Montesanto che non sempre riescono a fornire ai pazienti tutti gli accertamenti necessari, circostanza che spesso spinge i cittadini a recarsi direttamente nei due principali presidi d’emergenza della città, con i sanitari in prima linea costretti a un vero e proprio tour de force.
A questa situazione già assai precaria, si aggiunge la chiusura dei pronto soccorso del San Giovanni Bosco alla Doganella e del Loreto Mare nella zona porto, sacrificati in questi anni per l’emergenza Covid e ad oggi non ancora riconvertiti.
Ci sono infine altri due gli aspetti da non sottovalutare e che si legano tra loro. Riguardano da una parte il personale sanitario addetto al triage, dall’altra i cittadini. A legarli il codice bianco e il suo costo: 25 euro. Accade davvero raramente che nella valutazione di un paziente, che spesso si reca in ospedale anche per un banale mal di testa, venga poi assegnato un codice bianco. Da qui, e dagli altri disservizi elencati prima, il congestionamento che porta sempre più spesso l’ospedale più grande del sud Italia a chiudere temporaneamente l’accesso al pronto soccorso, riservandolo solo per chi è in fin di vita.
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