L’albo d’oro, tra gli Elite del pedale, è relativamente recente. Dal 2016 a oggi, però, i Campionati Europei di ciclismo di strada che si aprono oggi a Drenthe, nei Paesi Bassi, hanno visto in ben quattro occasioni primeggiare atleti azzurri, con i successi di Matteo Trentin (2018), Elia Viviani (2019), Giacomo Nizzolo (2020) e Sonny Colbrelli (2021) a raccontare un passato sicuramente benaugurante per gli atleti in gara fino a domenica lungo le strade olandesi.

Ben 850 i partecipanti tra le varie categorie ammesse, con un parterre composto da 40 differenti nazioni e 14 titoli in palio tra cronometro, Mixed time relay e prove in linea per Juniores, Under 23 ed Elite al maschile e al femminile.

Ai vari Filippo Ganna, Edoardo Affini, Matteo Trentin, Elia Viviani, Luca Mozzato, Andrea Pasqualon, Matteo Sobrero e Mattia Cattaneo il compito di provarci nella prova regina; tra le donne, nazionale maggiore composta da Elisa Balsamo, Silvia Zanardi, Ilaria Sanguineti, Elena Cecchini, Barbara Guarischi, Soraya Paladin, Sofia Bertizzolo e Silvia Persico.

L’appena citato Ganna e Alberto Dainese sono i due italiani che, nell’ultima Vuelta di Spagna che s’è chiusa domenica a Madrid, hanno vinto una tappa a testa delle 21 vissute a partire dal via di fine agosto da Barcellona. Lorenzo Milesi, al termine della cronosquadre d’apertura, ha addirittura vestito la prima maglia rossa, passata poi il giorno successivo sulle spalle di un altro atleta italiano, Andrea Piccolo, per arrivare a una classifica conclusiva nella quale la bandiera tricolore s’è vista davvero ben poco.

Un solo italiano nella Top 10 della classifica a punti (Ganna, classificatosi al sesto posto), uno nella classifica dei gran premi della montagna, Damiano Caruso in settima piazza, uno, Antonio Tiberi, tra i Giovani e anch’egli al settimo posto. Nella generale, per arrivare alla prima bandiera verde-bianco-rossa bisogna scendere fino a Tiberi, 18°, subito seguito da Caruso, 19°.

A vincere è stato Sepp Kuss; alle sue spalle non due corridori qualsiasi, bensì i compagni di squadra Jonas Vingegaard e Primoz Roglic, due nomi che da soli fanno tremare i polsi quanto a potenza e determinazione. Tre atleti della Jumbo-Visma a monopolizzare i tre gradini del podio della gara a tappe spagnola, tre corridori della medesima formazione a vincere tutti e tre i più importanti giri del pedale mondiale, con Kuss in Spagna anticipato in Francia da Vingegaard e ancor prima in Italia da Roglic.

Nelle battute finali di un 2023 con pochi lampi in chiave azzurra, ieri mattina a Milano è stato presentato il Lombardia. A tenerlo a battesimo sono stati due grandissimi del recente passato, Damiano Cunego e Vincenzo Nibali, che la Classica delle foglie morte l’hanno vinta in tre occasioni il primo (2004, 2007 e 2008) e in due il secondo (2015 e 2017). Partenza da Como e arrivo a Bergamo, con avvio e conclusione invertiti rispetto all’anno passato e due vincitori designati, Tadej Pogacar per Cunego e Remco Evenepoel per lo Squalo dello Stretto, a portare l’attenzione sull’ultima delle Classiche Monumento prima della conclusione della stagione ciclistica su strada. Al termine dei 238 chilometri previsti, però, tutto è possibile, con 4400 di dislivello totale a fare la differenza e un arrivo cittadino non senza qualche insidia per via di un finale meno tranquillo di quello che apparentemente si potrebbe pensare.

Prima di pensare al Lombardia, però, ci sono i Campionati Europei da onorare, con il primo posto nel medagliere complessivo da difendere (108 medaglie, di cui 41 ori, 32 argenti e 35 bronzi) e le ultime vittorie raccolte nel 2021 da affiancare a nuovi successi da mettere in bacheca. Niente pronostici della vigilia, né attese. Agli azzurri il compito di portare quante più medaglie possibile in Italia.

Alberto Gaffuri

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