Era sfuggito alla pena capitale, Kenneth Eugene Smith, dopo le quattro ore di tentativi incessanti degli operatori di iniettare le sostanze letali nelle sue vene. Il suo ultimo pasto doveva essere il 17 novembre 2022, ma l’esecuzione era stata rinviata dopo il fallimento di bucare braccia, piedi e gambe.

Era stato persino capovolto nella speranza di trovare una vena sul collo; impossibile. Il corpo del detenuto, condannato dopo essere stato assoldato per uccidere Elizabeth Senneth nel 1988 a fronte di un compenso di mille dollari, si oppose all’esecuzione. A mezzanotte, alla scadenza del mandato tornò in cella – dove ha trascorso 35 dei suoi 58 anni di vita – sotto shock.

Oggi, a un anno di distanza, si prepara a diventare una sorta di cavia umana, costretto a respirare azoto puro, un metodo mai utilizzato prima d’ora nella lunga storia della pena di morte americana. Le autorità federali affermano che sarà “una morte rapida e indolore”, mentre le associazioni umanitarie la definiscono “un esperimento crudele e sconsiderato”, e gli avvocati del detenuto la considerano “incostituzionale”. L’azoto allo stato puro induce una saturazione totale dell’ossigeno, portando alla perdita di coscienza anche dopo molti minuti. Senza un sedativo, il condannato andrebbe incontro a iperventilazione e soffocamento, una morte orribile. Persino l’Associazione veterinaria statunitense ha escluso l’uso dell’azoto per sopprimere gli animali da oltre 10 anni. Terrorizzato, ha gridato al mondo: “Mi state uccidendo due volte”. La questione sarà portata davanti alla Corte suprema a cui è stata richiesta l’esecuzione: l’azoto rappresenta o meno “una punizione inumana e degradante” ai sensi dell’ottavo emendamento della Costituzione statunitense? È davvero indolore e dunque utilizzabile? Anche stavolta non si escludono colpi di scena.

Redazione

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