Si chiama Italus è ha circa 1230 anni. L’albero più vecchio d’Europa si trova nel più grande (circa 192mila ettari) parco naturale d’Italia, il parco nazionale del Pollino, a cavallo tra le province di Matera, Potenza e Cosenza. È un pino loricato, in termini scientifici pinus leucodermis. A renderlo noto una ricerca coordinata dal professore Gianluca Piovesan dell’Università della Tuscia di Viterbo, esperto di ecologia boschiva, pianificazione paesaggista forestale e paleoecologia, in collaborazione con gli scienziati del Parco e l’Università del Salento.

Italus con i suoi 10 metri d’altezza, i suoi 160 centimetri di diametro e i suoi oltre 12 secoli di vita ha attraversato praticamente buona parte della storia dell’essere umano sul pianeta Terra. Il pino secolare c’era durante l’Impero Romano e il Sacro Romano Impero, negli anni di Dante Alighieri e di Leonardo Da Vinci, quando Cristoforo Colombo si imbarcò scoprendo l’America e quando la Rivoluzione Francese inaugurò una nuova era della storia dell’umanità, durante le rivoluzioni industriali e mentre si combattevano le due guerre mondiali, quando si fondò la Comunità Europea fino ad arrivare ai giorni nostri. Italus era sempre lì.

Il Pino loricato, si legge sul sito del Parco Nazionale del Pollino, “vive in Europa nella penisola Balcanica e in Italia in maniera naturale esclusivamente in quella parte dell’Appennino Calabro-Lucano rientrante nel perimetro del Parco Nazionale del Pollino, con popolamenti localizzati sui gruppi montuosi“. Il pino loricato è stato scelto per questo motivo come emblema dell’area del Pollino che potrebbe vantare, secondo il responsabile delle attività scientifiche dello stesso Parco Giuseppe Melfi, altri esemplari millenari.

L’albero più vecchio d’Europa ha preso il nome di Italo, eroe del popolo preromano degli Enotri (stanziali proprio sul territorio calabrese nell’antichità) che diede il nome anche alla stessa Italia. “Lo abbiamo chiamato Italus – ha detto Piovesan – in memoria del re di Enotria che governava questa regione a cavallo tra l’età del bronzo e quella del ferro, una delicata fase di passaggio dalla pastorizia nomade agli insediamenti agricoli“.

Il gruppo di ricercatori ha compiuto la sua indagine facendo affidamento sulla dendrocronologia, disciplina che studia gli anelli di crescita degli alberi, ma soprattutto sull’analisi al radio carbonio. “L’albero ha un tronco cavo – ha spiegato Piovesan – e non è stato possibile eseguire la classica ricerca dendrocronologica. In assenza del midollo, abbiamo prelevato otto campioni di legno dalle radici, del peso di qualche milligrammo, e seguendo la cronologia degli anelli presenti nell’apparato radicale dell’albero li abbiamo sottoposti alla datazione al radiocarbonio“.

L’età del gigante verde è stata stabilita con l’acceleratore di particelle Tandetron del Centro di fisica applicata datazione e diagnostica (Cedad) del dipartimento di Matematica e Fisica Ennio De Giorgi dell’Università del Salento. Il risultato è stato reso noto a Trondheim, in Norvegia, durante la conferenza internazionale Radiocarbon dall’equipe italo-americana e multidisciplinare guidata da Piovesan. Gli scienziati hanno misurato il contenuto di radiocarbonio, isotopo radioattivo del carbonio noto per il suo utilizzo nella datazione dei reperti archeologici, in ogni singolo anello del pino. La ricerca su Italus è stata pubblicata su Ecology, prestigiosa rivista della Ecological Society of America.

Lo studio ha appurato dunque che il pino loricato del Pollino è più antico degli ulivi dell’orto del Getsemani a Gerusalemme, risalenti a oltre 1.100 anni fa, e del sardo Luras, olivo sardo del sassarese che secondo studi poi smentiti era considerato vecchio di circa 4000 anni. Italus precede nella classifica degli alberi più antichi d’Europa un altro pino, Adone, che si trova nella regione del Pindo, al confine tra Grecia, Macedonia e Albania, vecchio di almeno 1076 anni.

Il luogo preciso di identificazione e geo-localizzazione del pino loricato è al momento tenuto segreto. Al corrente della sua posizione sono soltanto esperti, scienziati e guide escursionistiche autorizzate. Il motivo della segretezza risiede nell’intenzione di voler tutelare e conservare l’albero che rappresenta un patrimonio di inestimabile valore ambientale e culturale.

Redazione

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