Il ricordo dell'intellettuale
“Alberto Asor Rosa era un pensatore che si sporcava le mani”, il ricordo di Mario Tronti
“Ricordare Alberto come un critico letterario, seppur grande, o un esperto sublime di letteratura italiana, è sminuirne l’importanza e la grandezza. Alberto Asor Rosa è stato molto di più. È stato un intellettuale politico tra i più acuti e penetranti che l’Italia e la sinistra hanno avuto nella storia repubblicana. Io piango l’amico di una vita. E con lui se ne va una parte di me”. Mario Tronti fa fatica a trattenere la commozione quando al telefono gli diamo la notizia della scomparsa di Alberto Asor Rosa. La sua è la testimonianza di un’avventura politica e intellettuale, iniziata negli anni ’60 con l’ “operaismo” di cui Tronti e Asor Rosa furono compagni di ideazione, e che è continuata, appunto, per una vita.
Professor Tronti, è appena giunta la notizia della morte di Alberto Asor Rosa…
Ne sono affranto. Io perdo un amico carissimo con cui ho passato quasi per intero la mia vita, dagli anni 60 ad oggi. È come se cadesse un pezzo di me stesso. Per me Alberto Asor Rosa era un compagno di strada nell’esistenza quotidiana. Adesso bisognerà riflettere su tutta la sua personalità, la sua opera. Non era soltanto un intellettuale. Era un politico, nel senso più alto e nobile di questo termine. Era uno storico della cultura italiana. Ha dato un contributo fondamentale a tante cose. La sua era una visione completa di un intellettuale politico che non si è mai ritirato su una torre d’avorio, ma che ha inteso fare i conti e interagire con i bisogni, le aspirazioni delle masse. Alberto era un pensatore che sapeva e voleva “sporcarsi le mani”. La notizia è improvvisa e grave, occorrerà pensarci su per poi tentare un discorso più di fondo. Oggi è il tempo, per me, di piangere l’amico di una vita.
Una vita. A suo tempo, per una stagione importante nella storia del dopoguerra, per l’Italia e per la sinistra, gli anni 60, il suo nome, professor Tronti, e quello di Alberto Asor Rosa sono stati accomunati in quella che fu definita l’avventura, politico-intellettuale, dell’operaismo, di cui siete stati considerati un po’ i “padri”.
Ma certo. E sono orgoglioso di questo, come lo era Alberto. Io l’ho conosciuto all’università ancor prima che scegliessimo insieme di fare l’esperienza operaista. Poi quella cosa lì ci ha segnato definitivamente, per tutta la vita seguente. E da lì è nata un’amicizia. Un’amicizia che è stata anche profondamente politica che è stata, contemporaneamente, una grande amicizia umana.
Dal punto di vista umano, qual è la cosa che più le rimane impressa di Asor Rosa?
Dal punto di vista umano, intanto era una persona gradevole, nel suo porgere i discorsi, nella sua capacità di fare amicizie. Soprattutto era una persona che ha contribuito alla formazione di tanti intellettuali ancora presenti e che saranno a lungo protagonisti della vita culturale italiana.
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