Uomini forti, destini forti
Il primo presidente del Consiglio dell’Italia repubblicana
Alcide De Gasperi, l’uomo a cavallo tra monarchia e repubblica: “Politica vuol dire realizzare”
La nuova rubrica “Uomini forti, destini forti” di Carmine Abate. Storie di uomini e di donne che con la loro vita hanno reso grande il nostro Paese
È sufficiente pronunciarne il nome per avvertirne il peso; un nome che racchiude in sé il passaggio dall’Italia monarchica a quella repubblicana, la genesi dell’Unione europea, la ricostruzione del Dopoguerra. Per conoscere e studiare la storia del nostro Paese, ma anche del nostro continente, non si può prescindere dalla sua figura. Il punto più alto dell’ascesa politica di Alcide De Gasperi coincide con l’inizio della Repubblica. È lui infatti il primo presidente del Consiglio dell’Italia repubblicana. Per una manciata di giorni nel 1946 fu anche Capo provvisorio dello Stato subito dopo il referendum del 2 giugno. Enrico De Nicola (primo presidente della Repubblica) poco più tardi gli conferirà l’incarico per la formazione del primo governo del Dopoguerra.
Ma il cammino personale e politico di De Gasperi inizia molti anni prima. Basti pensare che stiamo parlando di un classe 1881. Un uomo nato nel XIX secolo, in quel Trentino che all’epoca faceva ancora parte dell’Impero austro ungarico. Fu anche deputato al Parlamento austriaco. Terminata la Prima guerra mondiale De Gasperi si unì al Partito popolare italiano fondato da Don Sturzo e nel 1921 venne rieletto deputato, questa volta in Italia. Pochi anni dopo, con lui alla guida, il partito divenne sempre più ostile al fascismo. Ostilità che costò lo scioglimento forzato del PPI su ordine di Mussolini e l’arresto di De Gasperi. Trovò rifugio presso la Biblioteca apostolica vaticana con la quale iniziò a collaborare. Sul finire della Seconda guerra mondiale dagli incontri con Dossetti, Fanfani, Scelba, Gronchi tra gli altri, prenderà vita la nuova Democrazia Cristiana, il partito che sotto la guida di De Gasperi inaugurò la stagione del centrismo in Italia con le elezioni del 1948. In quell’occasione la DC ottenne il 48% dei consensi, un risultato che nessun partito riuscirà più a replicare.
Evitando però di addentrarci negli avvenimenti che contribuirono alla nascita del suo primo governo, mi soffermerei sugli eventi più significativi di cui lo statista trentino si rese protagonista e che cambiarono (per davvero) il corso della storia. Uno di questi è senza dubbio la Conferenza di Pace di Parigi. Era il 10 agosto del 1946 quando De Gasperi iniziava il suo intervento pronunciando queste parole indimenticabili, semplici ma potentissime: “Prendendo la parola in questo consesso mondiale sento che tutto, tranne la vostra personale cortesia, è contro di me…”. Giudicò dure le condizioni della pace inflitte al nostro Paese, ma più di ogni altra cosa aveva a cuore il riscatto morale dell’Italia; voleva riscattarla dal peccato originale del fascismo con il quale per lungo tempo il nostro Paese fu costretto a convivere.
Sarà lui, tornando indietro di un paio di mesi, a gestire il delicato passaggio dalla Monarchia alla Repubblica. Il risultato del referendum, come sappiamo, non venne subito accettato da Re Umberto. Il paziente operato di De Gasperi in quei giorni del giugno ’46 fu decisivo per una pacifica, e non scontata, transizione dei poteri. Una volta completato tale passaggio però, arrivava forse il compito più complesso: quello della ricostruzione. De Gasperi anche in questo frangente ricoprì un ruolo determinante. La sua tela di rapporti con gli Stati Uniti riuscì ad assicurare all’Italia i benefici del piano Marshall, un aiuto fondamentale che contribuì alla ripresa di un’economia e di una società come quella italiana terribilmente indebolita dagli effetti della guerra. La ripresa ci fu e portò addirittura qualche tempo dopo agli anni del cosiddetto miracolo economico.
Tra i tanti ambiti sui quali l’opera degasperiana ha lasciato un segno profondo, come non citare infine il progetto europeo. De Gasperi era fermamente convinto che soltanto una vera unità dei paesi europei avrebbe garantito la pace e scongiurato conflitti futuri. Contribuì con il suo impegno a creare la Comunità europea del carbone e dell’acciaio (CECA) secondo quel concetto riassunto nella famosa frase “Dove passano le merci, non passano gli eserciti”.
Non fece però in tempo a veder realizzato il sogno europeo. De Gasperi muore il 19 agosto del 1954, tra le montagne del suo Trentino. Dispiace non aver sottolineato, per ragioni di spazio, il suo fortissimo rapporto con la fede e con il Vaticano. Basti in questa sede ricordare la causa di beatificazione avviata nel 1993, a ulteriore testimonianza di una vita eccezionale. Qui abbiamo menzionato soltanto alcune delle ragioni per le quali De Gasperi merita di essere ricordato e studiato. Un lascito il suo senza paragoni, fatto di opere concrete (lui stesso diceva “politica vuol dire realizzare”) ma anche di ideali profondi, di valori. Quei valori che Alcide De Gasperi ha saputo incarnare meglio di altri, e che ancora oggi ne fanno un punto di riferimento indiscusso dell’Italia e dell’Europa intera.
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