La loro è una difesa corporativa
Alessandro Barbero firma l’appello dei prof no Green Pass: una difesa corporativa di bambocci che frignano
Quelli del “sono vaccinato però” sono un po’ come quelli del “sono garantista però”. E in quel “però” c’è tutta l’ipocrisia che nasconde, come nel caso dell’appello contro il green-pass firmato a rotta di collo ormai da trecento docenti e ricercatori universitari, l’inconfessata paura e il sostanziale egoismo. Il professor Alessandro Barbero, storico e divulgatore televisivo che insegna all’università di Vercelli, l’aveva preannunciato tre giorni fa al convegno della Fiom-Cgil, rassicurando i presenti sulla propria avvenuta vaccinazione, ma sparando ad alzo zero la propria contrarietà al controllo del passaporto verde sull’attività delle università, a partire dal primo settembre.
Qual è l’argomento più ipocrita di tutti? Quello di fingersi d’accordo su una eventualità di vaccino obbligatorio per poi poter dire: abbiate il coraggio di farlo e noi obbediremo. Il professor Barbero non si è sottratto neanche a questa banalità, e non venga a raccontarci che le sua parole trasudino buona fede. Se si arrivasse a trattare il vaccino anti-covid alla stregua di tutti gli altri, quelli tradizionali cui vengono sottoposti i bambini, lui e i trecento giovani e forti delle università griderebbero come minimo a un golpe di stampo fascista. Toni che già emergono dal testo dell’appello, quando si dice che, «quella del green pass è una misura straordinaria, peraltro dai contorni applicativi tutt’altro che chiari, che come tale comporta rischi evidenti, soprattutto se dovesse essere prorogata oltre il 31 dicembre, facendo affiorare alla mente altri precedenti storici che mai avremmo voluto ripercorrere».
Spiace dirlo anche a uno storico conosciuto come il professor Barbero e ai suoi illustri colleghi, ma questi rigurgiti di antifascismo militante molto in voga in questo periodo nel mondo politico, e ora anche accademico, denotano semplicemente un grande vuoto culturale. Dire che si sta lottando in difesa delle minoranze contro un regime totalitario (chi ne sarebbero i condottieri, Mario Draghi e Sergio Mattarella?) non c’entra niente con la lotta per le libertà, ma al contrario pare una difesa corporativa di antichi privilegi di chi non tollera di sottoporsi alle regole.
A quelle che governano le società liberali, che nulla hanno a che fare con il disordine sociale degli egoisti. Professori illustri, per favore vaccinatevi e scaricate il green-pass come facciamo tutti noi cittadini normali, se non volete essere considerati, oltre che dei grandi egoisti, anche dei bambocci che frignano solo perché hanno paura.
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