Da oggi il Palazzo di Giustizia ha un nome che fa onore alla memoria di un grande giurista napoletano e ci si augura ispiri ai più nobili valori della magistratura chi varca ogni giorno la soglia della cittadella giudiziaria. Obiettivo alto, di cui mai come in questo periodo si ha tanto bisogno. «Decidere di intitolare il Palazzo di Giustizia al presidente emerito della Corte Costituzionale, Alessandro Criscuolo, a chi è stato tutela e garante della Carta fondante della nostra Repubblica, significa continuare a trasferire questo spirito della Costituzione nell’incontro tra le generazioni», ha affermato la ministra Marta Cartabia, ieri mattina a Napoli per la cerimonia che ha ufficializzato l’intitolazione del Tribunale al grande giurista scomparso due anni fa.
«Sandro Criscuolo è stato davvero un protagonista dell’intera esperienza giudiziaria italiana, la sua è stata un’esperienza ricchissima e rara. È stato eletto alla Corte Costituzionale dalla Corte di Cassazione ed è uno di quei rarissimi casi, non so se l’unico, in cui fu eletto al primo turno. Su di lui ci fu un consenso unanime. Dietro una carriera così fulgida c’è stato sicuramente l’insigne giurista della grande scuola napoletana, ma non meno decisive sono state le virtù dell’uomo, capace di diventare un modello e un maestro – ha aggiunto la ministra, ricordando la sua nomina a vicepresidente della Corte Costituzionale voluta proprio da Criscuolo – Ebbe nei miei confronti un gesto molto generoso, fu una scelta quasi eversiva. Non era nella tradizione della Corte, anche perché io ero arrivata da poco e appartenevo a una generazione diversa, avevo anche una formazione diversa. Ma per me fu un vero privilegio e mai mi fece sentire la distanza in alcun modo. Il rapporto con lui era facile e naturale. La sua era un’autorità che si faceva ascoltare senza mai imporsi».
Colto, moderno, attento ai giovani, Alessandro Criscuolo «era un uomo profondamente radicato nella tradizione giuridica napoletana, ma anche capace di gesti e decisioni del tutto moderni e inaspettati, capace di affezionarsi ai più giovani, a chi collaborava con lui, e di credere nelle persone che aveva affianco». In un’epoca di narcisismo sfrenato tra i magistrati, l’esempio di Criscuolo invita a un’inversione di tendenza, a una diversa presa di coscienza. «Ci sono pochi magistrati ai quali venga riconosciuto il ruolo di grande giuristi, forse perchè si addice meno alla visibilità. In questo periodo di narcisismi, è bene che venga premiata la riservatezza di un magistrato che deve parlare solo attraverso le sentenze», ha sottolineato il presidente della Corte d’Appello Giuseppe De Carolis di Prossedi. Per il procuratore generale Luigi Riello, Criscuolo «era il magistrato per eccellenza, il giudice che sapeva ascoltare, e infatti lo ricordo in una posa particolare, pollice e indice sul volto nell’ascoltare in religioso silenzio e rispetto il suo interlocutore». «In questo momento così delicato e lacerante – ha aggiunto – fa pensare a un momento di ricostruzione, a una voglia di andare avanti».
«Era una persona di grandissimo spessore e di grandissima umanità», ha aggiunto Elisabetta Garzo, presidente del Tribunale di Napoli. La figlia Ilaria Criscuolo, avvocato penalista, non ha nascosto la grande emozione. L’avvocato Alfredo Sorge ha commentato: «Da oggi non leggeremo più la invero triste e anonima dicitura Npg, perché, assieme alla storia eterna di Castel Capuano, la grandezza della scuola napoletana del diritto prosegue a vivere nel Palazzo di Giustizia Alessandro Criscuolo».