Il relatore del disegno di legge si racconta
Alessandro Zan, dall’outing al Ddl: “Mio padre non la prese bene, la militanza nata in Erasmus”

Alessandro Zan era un deputato del Partito Democratico pressoché sconosciuto. Almeno prima del Ddl che ha preso il suo nome, perché relatore del disegno di legge alla Camera. Ddl per “la prevenzione e il contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità”. È uno dei temi del momento. Si discute e si dibatte e si litiga tutti i giorni sul Ddl. Zan, padovano, già nell’amministrazione comunale della giunta del sindaco Flavio Zanonato, laureato in ingegneria delle telecomunicazioni, in Parlamento dal 2013 prima con Sinistra e Libertà e quindi con il Pd, si è raccontato in una lunga intervista al Corriere del Veneto.
“Prima di fare coming out, ero agitato e impaurito, perché ovviamente il giudizio dei genitori è importante per ogni figlio. Appena mi sono dichiarato, mia madre è stata molto tenera e comprensiva, mentre mio padre non l’ha presa bene. Poi però ha fatto un suo percorso personale, perché anche i genitori devono fare un percorso di accettazione dei propri figli, e alla fine è diventato un mio grande sostenitore”, ha raccontato. Si è formato all’Arcigay di Padova, ha organizzato il Gay Pride del 2002 nella sua città. I Democratici di Sinistra (Ds) il primo partito cui è stato iscritto.
Nessuna violenza nell’infanzia e nell’adolescenza per il suo orientamento sessuale. Battute, offese, epiteti quelli sì. “Lo scherno verbale contro la comunità Lgbt+ era ed è ancora frequentissimo. Anche se, con le nuove generazioni, questo atteggiamento sta cambiando radicalmente”.
A portarlo all’impegno politico l’esperienza dell’Erasmus in Inghilterra. “Quei mesi mi hanno fatto capire che la società italiana era, ed è, ancora fortemente machista e patriarcale, mentre l’esperienza vissuta in Gran Bretagna mi ha fatto capire che un’alternativa è possibile. Una volta tornato, ho iniziato la mia militanza”.
Barricate intanto in Parlamento di Pd, Movimento 5 Stelle e Liberi e Uguali che accusano la Lega di ostruzionismo. Si sono detti pronti a portare il testo in aula senza relatore. “Questa legge non sta dividendo l’Italia, piuttosto sta portando allo scoperto coloro che vogliono un Paese proiettato verso l’Europa sovranista di Orban e Duda, anziché l’Europa della democrazia e dei diritti”. A Padova, alle prossime comunali, potrebbe candidarsi Andrea Ostellari, l’onorevole della Lega che ha frenato il ddl e che ha presentato ieri 170 audizioni. Il Carroccio vuole modificare il disegno in maniera sostanziale. Non solo la destra, anche parte del movimento femminista è contrario al Ddl.
CHE COS’E’ IL DDL – Il Ddl Zan è un disegno di legge per “la prevenzione e il contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità”. È stato approvato alla Camera il 4 novembre e ora è all’esame della commissione Giustizia al Senato. Accorpa più progetti di legge e integra la Legge Mancino del 1993 contro le discriminazioni e le violenze per motivi razziali, etnici, religiosi o nazionali. Non introduce pene nuove ma amplia quelle già esistenti. Gli articoli sono 10.
Il primo articolo definisce i termini per descrivere le categorie oggetto del disegno. La novità sta nell’identità di genere, che indica “l’identificazione percepita e manifestata di sé in relazione al genere, anche se non corrispondente al sesso, indipendentemente dall’aver concluso un percorso di transizione”. La nozione non modifica la legge sul cambio di genere del 1982 che prevede la modifica del sesso all’anagrafe solo dopo un lungo processo.
Il secondo articolo aggiorna l’articolo 604-bis del codice pensale e punisce con reclusione da un anno a sei mesi e multa da seimila euro “chi propaganda idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico, ovvero istiga a commettere o commette atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi” e con la reclusione da sei mesi a quattro anni chi “istiga a commettere o commette violenza o atti di provocazione alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi”. Lo stesso articolo vieta l’organizzazione di movimenti volti alla discriminazione e alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi. Il Ddl Zan integra l’articolo con motivi “fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere o sulla disabilità”.
Il Ddl punisce l’istigazione e non la propaganda. L’istigazione è considerata un “reato di pericolo concreto”. L’articolo 4 riguarda la libertà di espressione ed è definito la “clausola salva-idee”: “Ai fini della presente legge, sono fatte salve la libera espressione di convincimenti od opinioni nonché le condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee o alla libertà delle scelte, purché non idonee a determinare il concreto pericolo del compimento di atti discriminatori o violenti”. L’articolo 5 si coordina con la legge Mancino. Il 5 applica le norme previste per le “vittime particolarmente vulnerabili”. L’articolo 7 istituisce la Giornata nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia.
L’articolo 8 del Ddl Zan stabilisce altri compiti all’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali. L’articolo 9 chiarisce chi può usufruire delle case accoglienza o dei centri contro le discriminazioni motivate da orientamento sessuale e identità di genere; centri già istituiti dal decreto legge 34 del 2020, poi convertito in legge, finalizzati a proteggere e sostenere le vittime lgbt+ di violenza, anche domestica. E quindi gli adolescenti malmenati perché gay, lesbiche, bisessuali o transgender oppure coloro che per gli stessi motivi vengono allontanati o minacciati dalla famiglia. L’articolo 10 affida all’Istituto nazionale di statistica e all’Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori di raccogliere dati sulle discriminazioni per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi, oppure fondati sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere.
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