“È quasi impossibile raggiungere la colonia penale IK-3 a Kharp, quasi impossibile persino inviare lettere. È il posto più isolato al mondo”. Si trova a quasi 2 mila km da Mosca, nella regione Artica di Yamalo-Nenetsk, Alexei Navalny, esponente dell’opposizione russa del quale la famiglia non aveva notizie da quasi tre settimane.

La scorsa estate, il 47enne attivista e blogger politico simbolo dell’opposizione al presidente russo Vladimir Putin, ed ex candidato sindaco di Mosca, era stato dichiarato colpevole per aver fondato una comunità estremista, per avervi partecipato e per averla finanziata coinvolgendovi minori. L’uomo si era scagliato contro Vladimir Putin durante il suo intervento dello scorso luglio spiegando che la Russia “si dibatte in una pozza di fango e sangue, con ossa rotte, e con una popolazione povera e derubata” e che “intorno ad essa giacciono decine di migliaia di persone uccise nella guerra più stupida e insensata del 21esimo secolo”. Da mesi le sue condizioni di reclusione sfioravano i limiti dei diritti umani. Aveva dovuto “lottare ferocemente” per ottenere i farmaci di base, impiegando giorni per avere dell’acqua calda”.

La volontà di isolarlo

Navalny sconterà ora la sua pena in una colonia a “regime speciale”, una categoria di strutture in cui le condizioni di detenzione sono le più dure e che di solito sono riservate agli ergastolani e ai prigionieri più pericolosi.

A darne notizia è la sua portavoce Kira Iarmych su X precisando che l’oppositore “sta bene” e che il suo avvocato gli ha fatto visita, mentre Ivan Jdanov – uno dei suoi stretti collaboratori ha aggiunto che “Fin dall’inizio è stato chiaro che le autorità volevano isolare Alexei, in particolare prima delle elezioni presidenziali”. Le parti vicine a Navalny continuano a sottolineare come la situazione sia un “esempio vivido di come il sistema tratti i prigionieri politici, cercando di isolarli e sopprimerli”, ringraziando “coloro che continuano a scrivere e a diffondere informazioni su di lui e sugli altri”.

La regione di Yamalo-Nenetsk, a quasi 2 mila km da Mosca, è nota per gli inverni lunghi e rigidi. La città è vicino a Vorkuta, le cui miniere di carbone erano tra le più dure nel sistema di gulag sovietici. È una delle colonie più settentrionali e remote in generale, con condizioni dure e un regime speciale nella zona del permafrost. Lì Navalny, tra le condizioni di detenzione più dure e  riservate soltanto agli ergastolani e ai prigionieri più pericolosi, sconterà altri 19 anni di carcere.

Redazione

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