La svolta nelle indagini
Alice Scagni uccisa dal fratello, indagati due poliziotti e una dottoressa: accusati di non essere intervenuti prima dell’omicidio

Ci sono i primi indagati nell’inchiesta nata a seguito dell’omicidio di Alice Scagni, la 34enne uccisa con 19 coltellate dal fratello Alberto la sera del primo maggio scorso a Quinto, quartiere residenziale del levante di Genova.
Due poliziotti e un medico della Salute mentale sono stati iscritti nel registro degli indagati nell’ambito dell’inchiesta sulle presunte omissioni legate alla morte della donna: le ipotesi di reato sono omissione d’atti d’ufficio e omessa denuncia. “La notizia che finalmente ci sono tre indagati sulle omissioni gravi che si sono manifestate in questa drammatica vicenda non può non farmi piacere. È un primo passo verso l’accertamento della verità. Auspico – ha detto all’Ansa l’avvocato Fabio Anselmo, il legale che assiste i genitori di Alice e Alberto – che venga iscritta la denuncia che abbiamo fatto per omicidio in conseguenza di altro reato e, cioè, di quelle omissioni“.
Nel registro degli indagati sono finiti, dopo le denunce dei genitori di Alice e Alberto, la dottoressa della Salute mentale che alla richiesta dei genitori di ricoverare il figlio aveva preso tempo e gli agenti che il primo maggio non si attivarono nonostante le richieste dei due genitori.
“Se tra cinque minuti non ho i soldi sul conto, lo sai stasera dove sono Gianluca e tua figlia? Sai dove ca**o sono?”, erano state le parole nell’ultima telefonata tra Alberto Scagni e il padre, poche ore prima che il 42enne che da mesi manifestava segni di disagio mentale uccidesse la sorella sotto la sua abitazione.
Per i genitori di Alice le forze dell’ordine non fecero nulla per evitare quella tragedia. Antonella Zarri, madre di Alice, ha accusato la polizia di aver sottovalutato il pericolo, riferendo che alla loro telefonata con richiesta di aiuto alla centrale operativa, la risposta sarebbe stata: “Signò, non facciamola tragica”. “Poi mi hanno detto che non c’erano volanti da mandare sotto casa nostra e quella di Alice”, l’accusa della donna. Sempre in quel fatidico primo maggio, tra Alice e la madre Antonella vi era stato un fitto scambio di messaggi su WhatsApp che, secondo l’avvocato Anselmo, evidenziano ancora una volta la pericolosità della situazione familiare dovuta alle minacce del fratello Alberto, di cui erano a conoscenza sia le forze dell’ordine che i servizi Asl.
Nei giorni scorsi, ricorda l’Ansa, il perito del gip aveva dichiarato Scagni semi-infermo di mente: per la procura invece sarebbe capace, stando a quanto stabilito da Giacomo Mongodi, psichiatra e consulente del pubblico ministero Paola Crispo, titolare sia dell’indagine sull’omicidio, sia di quella sulle presunte omissioni di polizia e del medico di Salute mentale per gli allarmi lanciati dai familiari nelle settimane precedenti il delitto. Genitori che invece da tempo ribadiscono come il figlio Alberto fosse totalmente incapace di intendere o di volere
“Credo sia giusto e fisiologicamente corretto che i genitori della famiglia Scagni vengano qualificate persone offese e possano aver accesso alle notizie fruibili non dai giornali ma dalla procura”, spiega Anselmo.
“Non siamo ancora persone offese per la legge ma vedere che la giustizia fa il suo corso verso la verità ce lo ricorda con dolore insopportabile, amplificato. Il danno per noi sono due figli persi“, dice invece Antonella Zarri, la mamma di Alice e Alberto Scagni. “La verità che si fa strada – continua la donna – e di cui noi siamo certi è che sono stati rubati. Ho il cuore che è una pietra pesante. Ci auguriamo ora trasparenza sugli atti, la possibilità che i nostri diritti di genitori possano essere tutelati grazie anche al nostro avvocato Fabio Anselmo“.
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